… di mettere in piedi. “ Ci sembra che le ipotesi di soluzione a cui stiamo lavorando siano tutte di difficile soluzione”, sosteneva un dirigente della Compagnia mentre il titolo in Borsa scivolava di un altro 5,43%. Scartata per ora l’ipotesi di fallimento, tre restano i problemi da risolvere: 1- dove trovare capitali freschi che possano arginare la pesante crisi di liquidità dell’azienda. 2- come realizzare uno smembramento delle strutture che consenta una maggiore spalmatura e razionalizzazione dei costi.3-come ridurre i livelli occupazionali senza arrivare ad una rottura degli accordi fatti col sindacato. E siccome si tratta di tre problemi assai intrecciati tra loro il nuovo ad, Cimoli non ha per ora altra possibilità che quella di prendere tempo. Il caso Swissair, del resto, bruscamente risolto con il fallimento della società, giustifica questa cautela. Il governo elvetico, infatti, credette di risolvere il problema prima erogando 400 milioni di franchi per liquidare le pendenze della vecchia società e poi investendo più di un miliardo di euro, il 20% del capitale, in una società (la Swiss integrata con la regionale Crossair) i cui principali azionisti erano il Catone di Zurigo, le maggiore banche svizzere, Ubs e Credit Suisse, in primo luogo, e molte aziende. Ma questo piano che, sulla carta, appariva vincente è parzialmente fallito perché, dopo soli due anni di attività, la Swiss – secondo quanto risulta da un rendiconto fatto dal Corriere della sera- Economia- ha accumulato perdite per più di un miliardo di euro nonostante che abbia ridotto la flotta da 135 a 79 aerei e i dipendenti da 10.500 a 6.500. Il che significa che anche Swiss vola in salita. Un motivo in più per Cimoli per fare e rifare cento volte il suo piano di ristrutturazione convinto com’è che oggi un altro errore di strategia potrebbe essere per la nostra Compagnia di bandiera davvero fatale.