Ascom Treviso: Osservatorio Consumi, "crisi globale e fiducia deteriorata"

Ascom Treviso: Osservatorio Consumi, "crisi globale e fiducia deteriorata"

Monitoraggio trimestrale dell'Osservatorio sui Consumi di Unascom–Confcommercio. Il presidente Pomini: "Tutti i dati e le proiezioni indicano che siamo tornati indietro di 15 anni".

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1 agosto 2012

"Nessuna previsione di miglioramento (oltre il 72% non vede segnali positivi), anzi un buon 25% pensa di ricorrere agli ammortizzatori sociali, e, pur nel generale clima di sfiducia e pessimismo, tiene il grande zoccolo duro di imprenditori- sono ben l'82,26% degli intervistati- che ritengono che non abbia senso uscire dall'euro, mentre peggiora, in tutti i settori merceologici, la situazione di liquidità per le imprese". E' questo "l'incipit", del monitoraggio trimestrale dell'Osservatorio sui Consumi di Unascom - Confcommercio, che, con le proprie rilevazioni tiene aggiornato, trimestre dopo trimestre, il diario della crisi, giunta al secondo trimestre del quinto anno. Molti i segnali di "forte preoccupazione", che risultano in linea con le rilevazioni del secondo trimestre dei 3 anni precedenti, anni nei quali ha cominciato a farsi largo l'incapacità di guardare al futuro con speranza ed ottimismo. Oltre il 42% degli imprenditori del sistema moda segnala cali variabili tra il 6 ed il 15%, con fatturati in calo per oltre il 50% del campione, senza alcun segnale di miglioramento. Ben il 71& degli imprenditori del comparto alimentare registra peggioramenti compresi tra il 6 ed il 15%, mentre i pubblici esercizi rivelano una, sia pure minima, stabilità, anche se, per oltre il 57%, devono fare i conti con l'emergenza liquidità. Calano, in maniera evidente e decisa, i fatturati della ristorazione (oltre il 60%), settore che più di altri risente dei nuovi stili di vita e delle nuove abitudini dei consumatori, improntate ad una maggior sobrietà. Appaiono non solo preoccupanti, ma quasi da "emergenza sociale" i comportamenti dei consumatori, che se nei tre anni precedenti avevano imboccato la strada della sobrietà, ora diventano "recessivi", perché danno fondo ai risparmi accumulati negli anni (per oltre il 60% del campione), risparmi che sembrano sparire dal vocabolario dei trevigiani, quasi come una buona abitudine dei tempi andati.
"Insomma- afferma il presidente Guido Pomini- tutti i dati e le proiezioni ci hanno fatto tornare indietro di almeno 15 anni. Tutto questo ha due spiegazioni fondamentali: la prima è di ordine psicologico, ed attiene allo stato d'animo generale, un mix di paura del presente, preoccupazione per il futuro, e disillusione per la capacità della classe dirigente e politica di risolvere i problemi. Sentimenti, questi, che ovviamente mal si conciliano con i consumi, che, soprattutto se impegnativi (tipo auto), vengono rinviati o comunque ponderati attentamente. La seconda è di ordine economico e sociale, e riguarda fasce importanti di popolazioni e consumatori che mai prima d'ora avevano fatto i conti con una contrazione della disponibilità economica pro-capite e che ora ammettono una mancata o ridotta capacità di risparmio, che costringe ad utilizzare patrimoni accumulati negli anni o liquidazioni per compensare la penuria di reddito. Il mix tra queste due ragioni, ovvero poca propensione psicologica al consumo e difficoltà oggettive, diventa- secondo Pomini- una vera scure per i consumi e per le imprese commerciali". "E se è vero che i consumi hanno prodotto- fino ad ora- l'80% del Pil - ha concluiso Pomini - sarà bene che questo Governo provveda a mette in campo serie misure di crescita, una concreta accelerazione della spendingreview e la derubricazione definitiva degli aumenti dell'IVA, indispensabili per far ripartire il ciclo economico".

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