Assosementi: "più razionalità e meno allarmismo"
Assosementi: "più razionalità e meno allarmismo"
“Sugli ogm possono esserci i pareri anche i più divergenti, ma per il rispetto dei
cittadini la comunicazione deve restare corretta. E’ infatti assolutamente
superficiale parlare di piante o sementi che non producono altri semi vitali o di
dipendenza dalle multinazionali, senza entrare nel merito del contesto operativo e
delle decisioni adottate”. Interviene cosi Luciano Tabarroni, presidente di
Assosementi, l’Associazione delle aziende sementiere, a proposito delle prese di
posizione seguite all’autorizzazione della Commissione UE per la coltivazione in
Europa della patata modificata geneticamente Amflora, destinata alla trasformazione
industriale in carta.
“Dimostra di non volere riconoscere la realtà produttiva agricola - continua
Tabarroni - chi non tiene conto che oggi colture importanti anche per il nostro Paese, come mais, girasole, barbabietola da zucchero, pomodoro e moltissime altre orticole per il mercato professionale, sono competitive grazie all’impiego di varietà ibride, le quali
ovviamente necessitano del riacquisto ogni anno del seme da impiegare. Se poi non si lascia spazio e si favorisce l’attività di ricerca e sperimentazione, che richiede rilevanti mezzi economici e risorse umane, è giocoforza che ad affermarsi sul mercato siano aziende non italiane. D’altra parte, i risultati della ricerca non conoscono confini e si affermano laddove trovano le condizioni, non solo ambientali, favorevoli”.
“La aziende sementiere, il cui compito è fare ricerca varietale e diffondere
innovazione attraverso le sementi, non possono non essere favorevoli alla sviluppo
della ricerca anche grazie alle biotecnologie ed alla loro sperimentazione –
aggiunge il presidente di Assosementi – e tutto questo deve avvenire nel rispetto
di regole precise e ragionevoli. Analogamente deve esserci la possibilità per gli
agricoltori che lo vogliono, anche qui nel rispetto delle regole sulla coesistenza,
di coltivare varietà ogm”.
“Il nostro auspicio - conclude Tabarroni – è che il dibattito sulle biotecnologie
in agricoltura abbandoni i toni che poco hanno a che fare con la realtà e le
esigenze di un settore chiave dell’economia italiana come quello agricolo, che sta
vivendo una profonda crisi di redditività, e riporti al centro dell’attenzione un
serio approccio all’esigenza di innovazione che proviene dagli agricoltori”.