Assosementi: il settore orticolo non può fare a meno della ricerca vegetale

Assosementi: il settore orticolo non può fare a meno della ricerca vegetale

Il presente e il futuro del settore orticolo non possono prescindere dall'innovazione varietale, per rispondere alla crescente domanda dei consumatori sempre più orientati verso prodotti più sani. Prima i geni: Assosementi aderisce al Manifesto dei ricercatori italiani per l'innovazione in agricoltura.

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21 giugno 2017

Il presente e il futuro del settore orticolo non possono prescindere dall'innovazione varietale, per rispondere alla crescente domanda dei consumatori sempre più orientati verso prodotti più sani. È il commento di Assosementi ai risultati dell'indagine "Monitor Ortofrutta 2017" condotta da Agroter Group e presentata oggi nell'ambito di Think Fresh, l'evento dedicato al futuro dell'ortofrutta in programma a Firenze. Dall'indagine di Agroter Group emerge che il 33% dei consumatori italiani chiede all'innovazione varietale di garantire prodotti che necessitino di meno trattamenti e quindi siano più sostenibili, mentre il 22% si aspetta prodotti dal gusto migliore e con valori nutrizionali più elevati. "Sono obiettivi che la ricerca in ambito orticolo persegue da tempo, ha commentato Alberto Lipparini, Segretario di Assosementi, l'Associazione che rappresenta a livello nazionale le ditte sementiere. Il settore delle sementi orticole è infatti tra quelli con il più elevato tasso di investimenti in ricerca e sviluppo, con percentuali che possono arrivare fino al 20-25% dei ricavi netti". "L'attività di costituzione varietale è di fondamentale importanza per garantire prodotti qualitativamente all'avanguardia, ha proseguito Lipparini. L'attività di ricerca ha consentito di raggiungere traguardi importanti in termini di sostenibilità, grazie all'inserimento di resistenze ai patogeni che consentono di ridurre gli input chimici in fase di produzione, di economicita', con livelli produttivi più elevati, e di qualità, con una attenzione particolare ai contenuti nutrizionali e salutistici delle nuove varietà". "L'analisi realizzata da Agroter Group, ha chiaramente evidenziato come i consumatori, contrariamente a quello che alcuni o molti possono essere portati a credere, sono molto attenti ai risultati della ricerca e sono pronti ad acquistare prodotti con un elevato contenuto di innovazione. È fondamentale pertanto che vengano messe in atto tutte le misure necessarie a sostenere la ricerca, a rafforzare il rapporto fra il settore pubblico e quello privato, a garantire l'accesso alla ricerca a tutti gli operatori" ha concluso Lipparini.

 

Prima i geni: Assosementi aderisce al Manifesto dei ricercatori italiani per l'innovazione in agricoltura

Assosementi ha annunciato la sua adesione a "Prima i geni: liberiamo il futuro dell'agricoltura", l'appello per l'accesso alle nuove metodologie di editing genomico sottoscritto da cinque società scientifiche italiane che riuniscono circa 7.900 ricercatori del nostro Paese. L'appello è stato presentato a Roma in occasione di una conferenza aperta dagli interventi di Paolo De Castro (Vicepresidente Commissione agricoltura del parlamento europeo), Riccardo Illy (Presidente Gruppo Illy), Michele Morgante (Presidente della Società Italiana di genetica agraria) e Bartolomeo Amidei (membro della Commissione agricoltura del Senato). Giuseppe Carli, presidente di Assosementi, intervenuto alla tavola rotonda dedicata al tema della sostenibilità in agricoltura e alle opportunità per l'Italia, ha dichiarato: "Il seme è il primo fondamentale anello della filiera agroalimentare. Il settore sementiero italiano è composto per la maggior parte da piccole e medie imprese che esprimono un forte legame con il territorio. Ci distinguiamo in Europa e nel mondo per la qualità dei prodotti, per l'eccellenza della nostra ricerca. L'adesione di Assosementi a ‘Prima i geni' ha l'obiettivo di rafforzare questa leadership ed è l'occasione per all'agricoltura italiana di competere in modo ancora più incisivo sui mercati globali". "La ricerca vegetale è il punto di partenza per garantire lo sviluppo competitivo e sostenibile della filiera agroalimentare italiana, ha proseguito Carli. Le nuove metodologie che si affacciano all'orizzonte rappresentano la naturale evoluzione di quelle che hanno assicurato fino ad oggi lo sviluppo dell'agricoltura e sarebbe quindi pericoloso se le valutazioni su di esse si basassero su elementi emozionali anziché scientifici. Auspichiamo quindi che l'Europa possa favorire l'introduzione di un quadro normativo chiaro, che faciliti l'applicazione dei nuovi metodi di breeding, anche e soprattutto alle piccole e medie imprese".

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