Banche e burocrazia "stoppano" il rilancio delle pmi del Sud

Banche e burocrazia "stoppano" il rilancio delle pmi del Sud

Indagine della fondazione Rete Imprese Italia. La condizione dei piccoli imprenditori del Sud e delle Isole appare ancora critica e tendenzialmente più problematica rispetto alle altre aree del Paese.

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20 novembre 2012

Nonostante permanga la voglia di resistere e di lottare in difesa della propria azienda, la condizione dei piccoli imprenditori del Sud e delle Isole appare ancora critica e tendenzialmente piu' problematica rispetto alle altre aree del Paese. E quanto emerge dall'Indagine della Fondazione Rete Imprese Italia, realizzata su un campione di 2.500 imprese italiane fino a 49 addetti e presentata alla Camera di Commercio di Palermo. Le risposte degli intervistati definiscono appieno la dimensione delle conseguenze provocate dalla crisi: il 54,6% delle piccole imprese del Sud sottolineano la presenza di un fatturato in diminuzione rispetto all'anno precedente. Una percentuale superiore alla media italiana e a quella delle aree settentrionali. Il 42,2% (contro il 33,5% nazionale), invece, evidenziano la carenza di risorse esterne e di risparmi a cui attingere per superare la congiuntura negativa. Ad acuire gli effetti della crisi contribuisce la presenza di una serie di ostacoli che, sebbene presenti su tutto il territorio nazionale, nelle regioni meridionali si frappongono come vere e proprie barriere al fare impresa. Ad esempio la burocrazia: piu' di un piccolo imprenditore su due nel Sud (56%, a fronte di una media italiana che si ferma al 32,7%) lamenta la presenza di vincoli burocratici che impediscono l'attuazione di riforme in grado di favorire lo sviluppo del tessuto imprenditoriale. La lentezza della macchina burocratica e' ancor piu'
frustrante in virtu' del prezzo esorbitante pagato dalle imprese allo Stato, in particolare a causa di un sistema fiscale che per la maggioranza dei piccoli imprenditori del Sud e delle Isole (81,6%, dato piu' alto della media italiana 77,2%) rappresenta un vero e proprio freno alla vitalita' delle
imprese. "E' comprensibile dunque - evidenzia la ricerca - che i piccoli imprenditori del Sud e delle Isole, posti di fronte a questo mix di fattori di natura congiunturale e strutturale, evidenzino una minore sicurezza nel difendere la loro mission imprenditoriale". Problemi in grado di instillare
negli stessi imprenditori anche una sensazione piu' marcata di solitudine (21%), nonche' di scalfire, per alcuni di loro, la sicurezza nei propri mezzi (13%). Sebbene, infatti, sia ancora maggioritario (62,8%) il numero dei piccoli imprenditori del Mezzogiorno che manifesta di voler difendere strenuamente cio' che ha costruito finora, la voglia di continuare a lottare e' tuttavia meno forte rispetto a quanto misurato nelle regioni del Nord (Nord Ovest 74,5%, Nord Est 68,8%) e del Centro (74,5%). Pur nelle difficolta', le imprese del Mezzogiorno denotano una significativa capacita' di accettare le sfide quotidiane: il 64,4% degli imprenditori conservano l'orgoglio del proprio ruolo e rimarca come l'impresa diffusa sia determinante nello sviluppo del Paese, cosi' come rimane alta (80,4%) la soddisfazione circa il proprio percorso professionale. Un atteggiamento "proattivo" che riecheggia anche nelle strategie messe in campo per il superamento della crisi. Allargare il proprio raggio d'azione (42,1%) e aumentare i ritmi di lavoro e della produzione (33,7%) per intercettare un'eventuale ripresa della domanda - specie sui mercati di prossimita' - rappresentano i percorsi strategici lungo i quali i piccoli imprenditori del Sud e delle Isole ritengono di dover investire in futuro.

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