BANKITALIA: "PAROLA D'ORDINE, TORNARE A CRESCERE"

BANKITALIA: "PAROLA D'ORDINE, TORNARE A CRESCERE"

Il governatore Draghi: "necessaria una correzione di due punti del Pil per ridurre il deficit nel 2007 al 2,8%". Il Pil potrebbe avvicinarsi, quest'anno, all'1,5%. "Il cuneo fiscale alto frena lo sviluppo, ma i margini per ridurlo sono stretti".

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31 maggio 2006
Banca Italia: "parola d'ordine, tornare a crescere"

Banca Italia: "parola d'ordine, tornare a crescere"

 

Tornare alla crescita è  "la priorità assoluta della politica economica italiana come fu  l'entrata nell'Euro. Lo afferma il governatore di Bankitalia Mario Draghi nelle sue prime "Considerazioni finali" lette questa mattina davanti all'Assemblea annuale. "Per ricondurre i saldi della finanza pubblica su livelli che consentano una flessione prevedibile, continuativa e permanente del debito vanno realizzati interventi strutturali che interessino le principali voci di spesa a tutti i livelli di governo". Secondo Draghi "per favorire il rilancio dello sviluppo economico, oltre a ritrovare l'equilibrio di bilancio, è necessario agire sulla sua composizione. Risparmi in altre voci libererebbero risorse per migliorare le infrastrutture, rafforzare la sicurezza sociale agevolando il funzionamento del mercato del lavoro, alleggerire il carico fiscale in funzione pro-competitiva. Incidere in modo duraturo sul bilancio pubblico richiede un cambiamento deciso delle norme, delle regole di spesa. Altrimenti, come dimostra l'esperienza, correzioni anche pesanti producono risultati effimeri". Secondo Draghi per centrare un rapporto deficit/Pil al 2,8% nel 2007 occorre una manovra sui conti pubblici pari a due punti di Pil. "Alla luce delle attuali tendenze - scrive Draghi - per conseguire l'obiettivo di indebitamento netto indicato nei programmi governativi per il 2007, pari al 2,8% del Pil, e riavviare il processo di riduzione dell'incidenza del debito sul Pil è necessaria una correzione dell'ordine di due punti percentuali del prodotto". "Eventuali interventi di abbassamento della pressione fiscale o di rilancio degli investimenti - avverte il Governatore - richiederebbero il reperimento di risorse aggiuntive". "Quest'anno il tasso di crescita del Pil potrebbe avvicinarsi all',5%, grazie a un recupero delle esportazioni e degli investimenti". In un passaggio successivo, Draghi sottolinea che nel 2006 l'indebitamento netto "rischia di superare di nuovo il 4% del prodotto; l'incidenza del debito aumenterebbe ulteriormente". "In prospettiva, insieme con lo sviluppo della previdenza complementare, solo un innalzamento significativo dell'età media di pensionamento può conciliare l'erogazione di pensioni di importo adeguato con la sostenibilità finanziaria del sistema contributivo". Secondo Draghi "l'allungamento della vita lavorativa aiuterà anche ad aumentare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro". Il processo di crescita delle principali banche italiane "deve continuare perché il divario che le separa dalle altre grandi banche europee non è scomparso". L'invito del Governatore di Bankitalia ai big del sistema è chiaro anche se non è utilizzata in modo esplicito la parola aggregazioni. Le acquisizioni delle due banche italiane da parte di gruppi esteri ha "fortemente innalzato il grado di internazionalizzazione del nostro sistema bancario" che si è allineato a quello dei maggiori Paesi dell'area dell'euro. Il sistema bancario, afferma poi Draghi, è solido e la qualità dei crediti è rimasta elevata. Bankitalia abolirà l'obbligo di informativa preventiva a via Nazionale per l'acquisto di partecipazioni di controllo nelle banche". L'annuncio di Mario Draghi nelle Considerazioni Finali rimuove una norma inserita dall'Autorità di vigilanza, sotto il governatorato di Antonio Fazio dopo i tentativi di opa, alla fine degli anni Novanta, di due grandi banche italiane nei confronti di due concorrenti. Viene eliminato, quindi, "l'obbligo di comunicare il progetto all'organo di vigilanza prima che esso venga proposto al consiglio di amministrazione della banca". Le imprese italiane devono intraprendere con più coraggio la strada della quotazione in Borsa e superare le remore che frenano lo sbarco in Borsa come "il timore di perdere il controllo dell'impresa e gli oneri connessi con gli obblighi di trasparenza delle società quotate". La quotazione, afferma Draghi, segna nella vita di una impresa l'avvio di un percorso verso una struttura finanziaria piu' salda, ma deve essere agevolata da una regolamentazione che garantisca un equilibrio tra la tutela dell'investitore e la minimizzazione dei costi per le imprese".  "Un ridimensionamento dei trasferimenti alle imprese libererebbe risorse per altre priorita' di spesa e per il contenimento della pressione fiscale". Draghi, nelle considerazioni finali all'Assemblea annuale ha sottolineato come il rilancio dello sviluppo dell'economia nazionale e la riduzione dei divari territoriali siano obiettivi complementari, che si gioverebbero di interventi per la crescita dimensionale delle imprese e per il loro riorientamento produttivo. "Politiche specifiche di incentivazione delle imprese possono essere l'aiuto, ma la loro utilità – ha rilevato Draghi - non va sopravvalutata. Esse comportano costi di gestione, possibili distorsioni allocative, rischi di usi impropri, soprattutto se basate su meccanismi non automatici. Lo stesso beneficio di stimolo degli investimenti, pur maggiore per le imprese meridionali, e' modesto in rapporto alle risorse impiegate". "Secondo le indagini di Bankitalia – ha segnalato il Governatore - un quinto delle imprese industriali nel Mezzogiorno ha ricevuto nel 2005 incentivi pubblici: quasi un quarto nel resto d'Italia; per le imprese meridionali i maggiori investimenti attivati non raggiungono il 30% dei fondi distribuiti; sono circa il 10% per quelle del Centro-Nord". "Lo sviluppo della previdenza integrativa richiede che sia promossa la piena concorrenza fra tutte le istituzioni finanziarie e sia garantita la libertà di scelta da parte dei lavoratori. Dimensioni idonee dei fondi e maggiore trasparenza delle condizioni devono contribuire al contenimento dei costi". Queste alcune delle linee guida sui fondi pensione tracciate dal Governatore nelle Considerazioni finali. Alle contribuzioni dei lavoratori - rilevato Draghi - si dovrà aggiungere l'utilizzo del flusso di risorse finora accantonate per il Tfr, che per il settore privato ammonta a 1,5 punti di Pil all'anno". "Allo stesso tempo – ha sottolineato – è necessario fornire ai lavoratori chiare informazioni circa la pensione pubblica di cui disporranno in futuro". Un terzo degli occupati, rileva Draghi, non ha un'idea precisa sull'adeguatezza o meno della sua futura pensione. Ricordato il ruolo svolto finora dal Tfr per i lavoratori, il Governatore osserva che "vanno ricercate le modalità con cui assicurare ai lavoratori adeguati margini di flessibilità nell'utilizzo delle risorse accantonate e un appropriato contenimento del rischio".

 

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