I benzinai propongono di chiudere 10mila impianti in tre anni
I benzinai propongono di chiudere 10mila impianti in tre anni
Secondo i gestori "liberalizzazioni e 'aperture' del mercato hanno fallito". Razionalizzare la rete permetterebbe di restituire alla collettività almeno 8 miliardi di euro di gettito erariale evaso.
Chiudere 10mila impianti di distribuzione di carburanti in tre anni per arrivare a una razionalizzazione della rete. E' la proposta dei gestori - si legge in una nota congiunta di Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio - secondo cui "liberalizzazioni e 'aperture' del mercato hanno fallito", e gli impianti continuano ad aumentare. "Secondo i dati del Mise sono 1.345 i punti vendita in più, solo negli ultimi 12 mesi" , viene spiegato, e secondo il Procuratore di Trento, audito in Parlamento il 5 novembre 2019, “nella distribuzione carburanti c'è un ingresso incontrollato di soggetti. Il traffico illecito di prodotti petroliferi ha assunto una rilevanza estremamente pesante e pericolosa anche per il controllo da parte della criminalità organizzata. Il 30% del venduto sfugge all'imposizione fiscale per un valore di circa 10-12 miliardi di euro".
Il "modello di riforma" prevede appunto "la chiusura di 10mila impianti inefficienti (sotto i 600mila litri dichiarati, senza attività integrative, abbandonati dal gestore) tra il 2021 ed il 2023, per ottenere una rete più snella, favorire i controlli degli organi ispettivi ed aumentare l'indice di produttività per impianto". Di conseguenza, conclude la nota, "restituire alla collettività almeno 8 miliardi di euro di gettito erariale evaso e almeno 1,4 miliardi al mercato ad agli operatori onesti; ricostruire un sistema regolatorio certo, favorire il rientro delle multinazionali e investimenti da dedicare alla modernizzazione della rete.