Misery index Confcommercio: disoccupazione stabile a luglio, diminuisce il ricorso alla CIG

Misery index Confcommercio: disoccupazione stabile a luglio, diminuisce il ricorso alla CIG

 

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Roma, 30.8.2013

 

 

Misery Index Confcommercio:

DISOCCUPAZIONE STABILE A LUGLIO, DIMINUISCE IL RICORSO ALLA CIG

 

Nel mese di luglio 2013 il tasso di disoccupazione ufficiale è leggermente diminuito dal 12,1% di giugno al 12,0%. Il numero di occupati è rimasto pressoché invariato rispetto al mese precedente (mille lavoratori in più) e quello dei disoccupati è diminuito di circa 10mila unità. La lieve flessione del tasso di disoccupazione ufficiale è, dunque, da imputare più alla riduzione delle forze di lavoro (9mila persone) che non alla creazione di nuovi impieghi.

I giovani (15-24 anni) in cerca di occupazione sono 635mila, in diminuzione rispetto ai 642mila di giugno, mentre il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato di 0,4 punti, dal 39,1% di giugno al 39,5%.

Nel mese di luglio sono state autorizzate 80,6 milioni di ore di CIG, in diminuzione rispetto ai 90,7 milioni di giugno. La percentuale di tiraggio, ovvero le ore effettivamente utilizzate, è rimasta quella del mese di aprile sia per la CIG ordinaria che per quella straordinaria ed in deroga (entrambe 49%), dal momento che non sono ancora stati diffusi i dati relativi a maggio.

La diminuzione del numero di ore di CIG autorizzate ha determinato, secondo i nostri calcoli provvisori – che riportano le ore autorizzate ad ore utilizzate, ricondotte poi a ULA – una diminuzione del numero di persone in CIG, passato dalle 270mila stimate per giugno alle 240mila previste per luglio.

Il numero di scoraggiati è previsto in lieve aumento da 700mila persone di giugno a 709mila.

Aggiungendo ai disoccupati ufficiali la stima delle persone in CIG e degli scoraggiati otteniamo per luglio un tasso di disoccupazione esteso del 15,3%, in diminuzione di 0,1 punti rispetto a giugno.

L'inflazione dei beni e dei servizi ad alta frequenza di acquisto ha continuato a crescere dall'1,7% di giugno al 2,0%. Il dato di luglio, dunque, conferma l'inversione di tendenza avviata nel mese di maggio, quando tale variazione aveva registrato il minimo di 1,5% dopo nove mesi di costanti ribassi.

La diminuzione del tasso di disoccupazione estesa (0,1 punti) viene compensata dall'incremento dell'inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto (circa 0,3 punti), sicché il MIC di luglio si attesta ad un valore stimato di 20,8 come nei quattro mesi precedenti (tabella 1).

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l'Italia su dati ISTAT ed INPS.
Legenda: per le definizioni si veda la nota tecnica. * I dati degli ultimi quattro mesi sono frutto di stime (cfr. la nota tecnica a pag. 3).

 

Nel medio periodo (figura 1) il MIC è passato dagli 11 punti di inizio 2007 ad oltre 20 del 2013 – con un picco di quasi 22 punti nel settembre 2012 – disegnando un percorso di rapida crescita del disagio sociale.

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l'Italia su dati ISTAT ed INPS.
Legenda: per le definizioni si veda la nota tecnica. I dati degli ultimi quattro mesi sono frutto di stime (cfr. la nota tecnica a pag. 3).

 

Considerando il Misery Index tradizionale, dato dalla semplice somma (non ponderata) dei tassi ufficiali di inflazione e disoccupazione, disaggregato per regione con dati relativi al periodo gennaio-marzo 2013 (figura 2), emergono con chiarezza forti squilibri territoriali. Le regioni del nord-est presentano i valori più bassi, seguite da quelle del nord-ovest e del centro, ed infine da quelle del meridione. Data la bassa crescita dei prezzi al consumo e la perdurante crisi economica che ha causato un'emorragia di posti di lavoro, all'interno del Misery Index la componente legata alla disoccupazione (parte rossa del diagramma a barre) domina largamente quella inflazionistica (parte blu).

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l'Italia su dati ISTAT.
Legenda: per le definizioni si veda la nota tecnica. I dati si riferiscono al periodo gennaio-marzo 2013.

 

Analizzando il Misery Index semplice con dati relativi sempre al primo trimestre del 2013 l'Italia si è collocata ai primi posti nelle classifiche europee dopo Portogallo, Grecia e Spagna, subito prima dell'Irlanda (figura 3). Quest'ultimo Paese un anno fa si trovava dopo l'Italia, mentre ora la precede.

Le differenze nella composizione del Misery Index sono ovviamente più marcate a livello europeo che non a livello regionale, ma permane il ruolo preponderante della disoccupazione in tutti i Paesi, soprattutto in quelli che hanno accusato maggiormente il colpo della crisi economica dell'ultimo quinquennio.

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l'Italia su dati EUROSTAT.
Legenda: per le definizioni si veda la nota tecnica. I dati si riferiscono al periodo gennaio-marzo 2013. Il tasso di disoccupazione della Francia è del quarto trimestre del 2012.

 

Nota tecnica sul calcolo del Misery Index Confcommercio (MIC)

 

Il Misery Index (MI) tradizionale è dato dalla semplice somma di tasso di disoccupazione e tasso d'inflazione. I pesi assegnati ai due "mali" sono dunque identici e pari a 1.

Il Misery Index Confcommercio (MIC) è calcolato in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale, misurato in una metrica macroeconomica. Le due componenti del MIC sono il tasso di disoccupazione esteso, definito più sotto, e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza (fonte ISTAT): le dinamiche di prezzo di questo paniere dovrebbero influenzare in modo più diretto la percezione dell'inflazione da parte delle famiglie, correlandosi direttamente con le preoccupazioni (disagio) in merito al proprio potere d'acquisto.

Si assegnano pesi diversi alle due componenti, disoccupazione ed inflazione, rispettivamente 1,2647 e 0,7353. Ciò sulla base degli studi scientifici internazionali che, utilizzando dati Eurobarometro sul benessere dei cittadini europei (si veda Di Tella, MacCulloch ed Oswald, 2001), hanno dimostrato come il costo della disoccupazione in termini di soddisfazione di vita sia molto superiore a quello dell'inflazione.

D'altra parte, tutte le recenti ricerche sociali evidenziano come prima preoccupazione dei cittadini sia la questione del lavoro, e quindi la paura della disoccupazione. Il Misery Index tradizionale, che assegna pesi uguali ai due mali, tende, dunque, a sottostimare i costi economici, psicologici e sociali - diretti ed indiretti - della disoccupazione. La quantificazione dei due pesi adottata nel MIC si basa sulla regressione 1 della Tabella 2 contenuta in Becchetti, Castriota e Giuntella (2010), in cui si stima che, per lasciare indifferente un cittadino medio europeo, l'aumento di un punto di disoccupazione deve essere compensato da una diminuzione di 1,72 punti di inflazione. Di conseguenza, i pesi della disoccupazione e dell'inflazione valgono, rispettivamente, (1,72/2,72)x2=1,2647 e (1/2,72)x2=0,7353. I pesi sono moltiplicati per due in modo da lasciare la loro somma uguale a due per consentire una lettura non ambigua dei risultati (anche nel calcolo del Misery Index tradizionale la somma dei pesi è pari a due).
 

Il tasso di disoccupazione esteso è il termine in parentesi quadra a destra nella seguente formula:

MIC=0,7353 × (infl. AF) + 1,2647 × [(disocc.+FL pot.+ CIG)/(occ.+disocc.+FL pot.) × 100]
 

Al numeratore del tasso di disoccupazione esteso compaiono sia le forze di lavoro potenziali, come definite più sotto, sia i cassaintegrati equivalenti a zero ore. Questo concetto si esemplifica facilmente: se le ore di cassa integrazione sono otto in un giorno, quattro per una persona e quattro per un'altra persona, i cassaintegrati equivalenti sono pari a uno dal momento che un dipendente a tempo pieno lavora otto ore. Le forze di lavoro potenziali correggono opportunamente anche il denominatore, estendendo il concetto tradizionale di forze di lavoro a coloro che hanno svolto l'ultima azione di ricerca da due a tre mesi fa e che, quindi, sono più facilmente assimilabili ai disoccupati che agli inattivi; i cassaintegrati equivalenti, invece, non compaiono al denominatore perché già conteggiati (nella rilevazione dell'ISTAT figurano tra gli occupati).

Di seguito la descrizione delle singole variabili e le fonti:

  • Tasso di inflazione dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto: dati mensili di fonte ISTAT, variazione tendenziale;
  • Tasso di disoccupazione, occupati e disoccupati: dati mensili destagionalizzati di fonte ISTAT;
  • Ore CIG: dati mensili INPS sulle ore di CIG effettivamente utilizzate (tiraggio, confronti omogenei); tale stima costituisce un'approssimazione dal momento che le comunicazioni delle aziende all'INPS non sono sempre contestuali al periodo di fruizione del sussidio da parte del lavoratore;
  • CIG: numero di CIG-teste, calcolate dividendo le Ore CIG totali per 2000 ore annue (166,6 al mese);
  • Forze di lavoro potenziali: sottoinsieme delle persone che (1) si dichiarano in cerca di lavoro, (2) sono disponibili a lavorare nelle prossime due settimane e (3) anche se non lo hanno fatto nelle ultime quattro settimane, affermano di aver compiuto una o più azioni di ricerca da 2 a 3 mesi prima dell'intervista. I dati sulle forze lavoro potenziali, forniti dall'ISTAT su base trimestrale, sono stati mensilizzati.

 

Per il presente numero

  • I dati sulle ore di CIG effettivamente utilizzate negli ultimi tre mesi sono stimati moltiplicando le ore di CIG autorizzate per il coefficiente di tiraggio dell'ultimo mese disponibile (aprile 2013);
  • I dati sulle forze di lavoro potenziali per gli ultimi quattro mesi del 2013 sono stimati applicando ai dati trimestrali un modello autoregressivo alle differenze prime che tenga conto delle ciclicità stagionali; la previsione è stata poi opportunamente mensilizzata.

 

Riferimenti

 

  1. Becchetti L., Castriota S., Giuntella O. (2010), "The Effects of Age and Job Protection on the Welfare Costs of Inflation and Unemployment", European Journal of Political Economy, Vol. 26, pp. 137-146.
  2. Di Tella R., MacCulloch R., Oswald A. (2001), "Preferences over Inflation and Unemployment: Evidence from Surveys of Happiness", American Economic Review, Vol. 91, pp. 335-341. 

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