Confcommercio su decreto aiuti: “Rischio riduzione bonus per lavoratori autonomi: scelta errata e da correggere tempestivamente” 

Confcommercio su decreto aiuti: “Rischio riduzione bonus per lavoratori autonomi: scelta errata e da correggere tempestivamente” 

Nella conferenza stampa tenuta dal Governo, lo scorso 2 maggio, era stato comunicato che il bonus da 200 euro, previsto nel contesto del decreto aiuti, sarebbe stato erogato a lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati con redditi fino a 35.000 euro. Dopo il successivo allargamento della platea dei beneficiari del bonus ai titolari di reddito di cittadinanza ed a lavoratori domestici e stagionali, emerge ora che per i lavoratori autonomi il tetto di reddito per accedere ai bonus non sarà di 35.000 euro ma verrà fissato con successivo decreto interministeriale. Emerge, inoltre, che i fondi per l’intervento sono pari a 2,76 miliardi di euro per il lavoro dipendente, a 2,74 miliardi per i pensionati, a 604 milioni per titolari di reddito di cittadinanza, lavoratori domestici, stagionali e percettori di NASpI e DIS-COLL. Per il lavoro autonomo indipendente, i fondi si fermano invece a 400 milioni. Dunque o il bonus da 200 euro verrà riconosciuto ad una platea di lavoratori indipendenti estremamente ristretta rispetto ai cinque milioni totali o, in alternativa, occorrerà ridurne l’importo.

L’ampliamento della platea originaria dei beneficiari rischia così di essere realizzato penalizzando il lavoro autonomo ed è, questa, un’impostazione che non può essere accettata: sia per il carattere sociale di una misura volta ad attutire l’impatto generale del caro-energia e dell’inflazione, sia perché – come è noto – proprio il mondo del lavoro indipendente e’ stato particolarmente colpito dall’impatto economico e sociale della pandemia, con oltre 280.000 lavoratori in meno rispetto alla media del 2019, e dalle nuove emergenze che gravano oggi sull’intero sistema economico.

Chiediamo quindi al Governo e al Parlamento di intervenire tempestivamente per correggere un errore grave, senza penalizzare una intera categoria di lavoratori e creare iniquità fondate sulla tipologia di reddito percepita.

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