Misery Index Confcommercio

Misery Index Confcommercio

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Roma, 10.5.2014

 

MISERY INDEX CONFCOMMERCIO

 

  • In marzo l'indice di disagio sociale diminuisce da 21,5 a 21,4 (-0,1)
  • La disoccupazione estesa aumenta dello 0,1% al 16,7%
  • L'inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto scende dallo 0,6% allo 0,4%

 

Il MIC[1] di marzo si attesta su un valore stimato di 21,4 punti, in diminuzione di 0,1 punti rispetto al mese di febbraio. Ciò è imputabile alla diminuzione di 0,2 punti dell'inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza di acquisto, mentre la disoccupazione estesa è aumentata dello 0,1% al 16,7%.

In marzo il tasso di disoccupazione ufficiale è rimasto invariato al 12,7%, in aumento di 0,7 punti su base annua. I disoccupati sono 3 milioni 248mila, cifra in diminuzione di 5mila unità sul mese precedente ma in aumento di 194mila rispetto allo stesso periodo del 2013. Il numero di occupati è aumentato di 74mila unità rispetto a febbraio ma in diminuzione di 124mila rispetto ai 12 mesi precedenti.

Nel mese di marzo sono state autorizzate 100 milioni di ore di CIG, in aumento rispetto agli 83 milioni di febbraio e ai 98 milioni dello stesso periodo del 2013. Le ore di CIG utilizzate – destagionalizzate e ricondotte poi a ULA – sono stimate in aumento di circa 13mila unità, il che porta il numero di persone in CIG dalle 303mila stimate per febbraio alle 316mila stimate per marzo.

Il numero di scoraggiati[2] è stimato in aumento da 832mila persone di febbraio a 841mila (+9.000).

Aggiungendo ai disoccupati ufficiali la stima delle persone in CIG e degli scoraggiati si ottiene per marzo un tasso di disoccupazione esteso del 16,7%, in aumento dello 0,1% rispetto al valore di febbraio (tabella 1).

L'inflazione dei beni e dei servizi ad alta frequenza di acquisto è calata dallo 0,6% allo 0,4%.

La diminuzione dello 0,2% dell'inflazione più che compensa l'aumento dello 0,1% della disoccupazione estesa, il che porta il MIC a diminuire di 0,1 punti a 21,4.

La figura 1 mostra l'andamento del MIC scomposto nei contributi dati dalle due componenti (in rosso l'inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto ed in blu la disoccupazione estesa), mentre l'ingrandimento riporta l'andamento complessivo del disagio sociale negli ultimi otto mesi. Nel medio periodo il MIC è passato dagli 11 punti di inizio 2007 al record storico di 21,8 punti di gennaio 2014, disegnando un percorso di rapida crescita del disagio sociale che nel corso del 2013-2014 si è temporaneamente attenuato solo grazie al crollo dell'inflazione, mentre la disoccupazione estesa appare in costante aumento.

 


 

Nota tecnica sul calcolo del Misery Index Confcommercio (MIC)

 

Il Misery Index (MI) tradizionale è dato dalla semplice somma di tasso di disoccupazione e tasso d'inflazione. I pesi assegnati ai due "mali" sono dunque identici e pari a 1.

Il Misery Index Confcommercio (MIC) è calcolato in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale, misurato in una metrica macroeconomica. Le due componenti del MIC sono il tasso di disoccupazione esteso, definito più sotto, e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza (fonte ISTAT): le dinamiche di prezzo di questo paniere dovrebbero influenzare in modo più diretto la percezione dell'inflazione da parte delle famiglie, correlandosi direttamente con le preoccupazioni (disagio) in merito al proprio potere d'acquisto.

Si assegnano pesi diversi alle due componenti, disoccupazione ed inflazione, rispettivamente 1,2647 e 0,7353. Ciò sulla base degli studi scientifici internazionali che, utilizzando dati Eurobarometro sul benessere dei cittadini europei (si veda Di Tella, MacCulloch ed Oswald, 2001), hanno dimostrato come il costo della disoccupazione in termini di soddisfazione di vita sia molto superiore a quello dell'inflazione.

D'altra parte, tutte le recenti ricerche sociali evidenziano come prima preoccupazione dei cittadini sia la questione del lavoro, e quindi la paura della disoccupazione. Il Misery Index tradizionale, che assegna pesi uguali ai due mali, tende, dunque, a sottostimare i costi economici, psicologici e sociali - diretti ed indiretti - della disoccupazione. La quantificazione dei due pesi adottata nel MIC si basa sulla regressione 1 della Tabella 2 contenuta in Becchetti, Castriota e Giuntella (2010), in cui si stima che, per lasciare indifferente un cittadino medio europeo, l'aumento di un punto di disoccupazione deve essere compensato da una diminuzione di 1,72 punti di inflazione. Di conseguenza, i pesi della disoccupazione e dell'inflazione valgono, rispettivamente, (1,72/2,72)x2=1,2647 e (1/2,72)x2=0,7353. I pesi sono moltiplicati per due in modo da lasciare la loro somma uguale a due per consentire una lettura non ambigua dei risultati (anche nel calcolo del Misery Index tradizionale la somma dei pesi è pari a due).

Il tasso di disoccupazione esteso è il termine in parentesi quadra a destra nella seguente formula:

MIC=0,7353 × (infl. AF) + 1,2647 × [(disocc.+FL pot.+ CIG)/(occ.+disocc.+FL pot.) × 100]

Al numeratore del tasso di disoccupazione esteso compaiono sia le forze di lavoro potenziali, come definite più sotto, sia i cassaintegrati equivalenti a zero ore. Questo concetto si esemplifica facilmente: se le ore di cassa integrazione sono otto in un giorno, quattro per una persona e quattro per un'altra persona, i cassaintegrati equivalenti sono pari a uno dal momento che un dipendente a tempo pieno lavora otto ore. Le forze di lavoro potenziali correggono opportunamente anche il denominatore, estendendo il concetto tradizionale di forze di lavoro a coloro che hanno svolto l'ultima azione di ricerca da due a tre mesi fa e che, quindi, sono più facilmente assimilabili ai disoccupati che agli inattivi; i cassaintegrati equivalenti, invece, non compaiono al denominatore perché già conteggiati (nella rilevazione dell'ISTAT figurano tra gli occupati).

Di seguito la descrizione delle singole variabili e le fonti:

  • Tasso di inflazione dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto: dati mensili di fonte ISTAT, variazione tendenziale;
  • Tasso di disoccupazione, occupati e disoccupati: dati mensili destagionalizzati di fonte ISTAT;
  • Ore CIG: dati mensili INPS sulle ore di CIG effettivamente utilizzate (tiraggio, confronti omogenei); tale stima costituisce un'approssimazione dal momento che le comunicazioni delle aziende all'INPS non sono sempre contestuali al periodo di fruizione del sussidio da parte del lavoratore. I dati sono stati destagionalizzati con TRAMO-SEATS;
  • CIG: numero di CIG-teste, calcolate dividendo le Ore CIG totali per 2000 ore annue (166,6 al mese);
  • Forze di lavoro potenziali: sottoinsieme delle persone che (1) si dichiarano in cerca di lavoro, (2) sono disponibili a lavorare nelle prossime due settimane e (3) anche se non lo hanno fatto nelle ultime quattro settimane, affermano di aver compiuto una o più azioni di ricerca da 2 a 3 mesi prima dell'intervista. I dati sulle forze lavoro potenziali, forniti dall'ISTAT su base trimestrale, sono stati destagionalizzati con TRAMO-SEATS e mensilizzati.

 

Per il presente numero

  • I dati sulle ore di CIG effettivamente utilizzate sono stati destagionalizzati e, per gli ultimi tre mesi, stimati con TRAMO-SEATS;
  • I dati sulle forze di lavoro potenziali per gli ultimi cinque mesi sono stimati applicando ai dati trimestrali un modello di previsione che tenga conto delle ciclicità stagionali (le elaborazioni sono state effettuate con TRAMO-SEATS). La previsione è stata poi opportunamente mensilizzata.

 

 

Riferimenti

  1. Becchetti L., Castriota S., Giuntella O. (2010), "The Effects of Age and Job Protection on the Welfare Costs of Inflation and Unemployment", European Journal of Political Economy, Vol. 26, pp. 137-146.
  1. Di Tella R., MacCulloch R., Oswald A. (2001), "Preferences over Inflation and Unemployment: Evidence from Surveys of Happiness", American Economic Review, Vol. 91, pp. 335-341.

 


[1] Il Misery Index Confcommercio (MIC) misura mensilmente il disagio sociale causato dalla disoccupazione estesa (disoccupati, cassaintegrati e scoraggiati) e dalla variazione percentuale dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto.

[2] Gli scoraggiati sono definiti come coloro che (1) si dichiarano in cerca di lavoro, (2) sono disponibili a lavorare nelle due settimane successive a quelle dell'intervista e (3) anche se non lo hanno fatto nelle ultime quattro settimane, affermano di aver compiuto una o più azioni di ricerca da 2 a 3 mesi prima dell'intervista.

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