Concessioni balneari, c’è l’accordo

Concessioni balneari, c’è l’accordo

La Commissione Industria del Senato ha dato il via libera al ddl Concorrenza. Confermata la possibilità per i Comuni di  ottenere deroghe tecniche fino al termine del 2024, per gli indennizzi tutto rimandato ai decreti attuativi.

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26 maggio 2022

Dopo giorni di “turbulenza” la maggioranza ha finalmente trovato l’accordo politico sulle concessioni balneari dando di conseguenza il via libera alla Commissione Industria del Senato per l’approvazione del ddl concorrenza, che lunedì prossimo andrà così n Aula per l’approvazione.

Nuove concessioni per le spiagge, cosa cambia

Dal primo gennaio 2024 le concessioni saranno assegnate con delle gare. Per avere altro tempo i Comuni dovranno presentare ragioni "oggettive, e connesse, a titolo esemplificativo, alla pendenza di un contenzioso o a difficoltà oggettive legate  all'espletamento della procedura stessa". In questi casi, per far slittare il bando, serve un "atto motivato per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2024". Il governo dovrà trasmettere due relazioni, nel corso sempre del 2024, sullo stato delle gare, evidenziandone l'esito e le ragioni che ne abbiano eventualmente impedito la conclusione.

Per quanto riguarda gli indennizzi saranno i decreti attuativi a definire i "criteri uniformi", vale a dire omogenei da nord a sud, per la quantificazione dei rimborsi da riconoscere al "concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante". I Ministeri competenti per materia sono Sviluppo economico e Turismo. Eliminato ogni riferimento all'avviamento, al valore residuo dei beni immobili, a scritture contabili e perizia giurata, elementi contenuti invece nella proposta del governo avanzata martedì scorso dall'esecutivo. In caso di abuso gli indennizzi vengono esclusi.

Per mettere al riparo piccoli e medi operatori balneari dai grandi gruppi concessionari pubblici che si occupano di altri settori come energia, autostrade, acqua, nella scelta del concessionario si terrà conto della"esperienza tecnica e professionale già acquisita" ma si escludono "analoghe attività di gestione di beni pubblici".

 

Sib: “ignorate le nostre richieste”

"Sono state ignorate completamente le richieste delle organizzazioni sindacali e sono rimaste inascoltate le considerazioni delle Regioni e dei Comuni, le uniche istituzioni competenti in materia che saranno chiamate ad applicare disposizioni confuse e pasticciate". Così Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio, secondo il quale "nessuno dei 226 subemendamenti presentati da ogni forza parlamentare è stato preso in considerazione o, almeno, discusso. Riuniremo a breve i nostri organismi dirigenti per valutare la situazione ed adottare le iniziative da intraprendere".

 

Federalberghi, Faita e Assonat: "non fare di tutta l'erba un fascio"

“Occorre salvaguardare le peculiarità di alberghi, villaggi, campeggi, porti e approdi turistici e scongiurare il rischio che la fretta induca a fare di tutta l’erba un fascio”. Così, in una nota congiunta, Federalberghi, Faita Federcamping e Assonat, tutte Associazioni del sistema Confcommercio, intervengono nel dibattito sulla riforma delle concessioni demaniali ad uso turistico ricreativo.

“Comprendiamo le ragioni espresse dal presidente del Consiglio, che ha sottolineato la necessità di velocizzare l’iter del disegno di legge per la concorrenza e il mercato. Ma proprio perché condividiamo l’esigenza di fare finalmente chiarezza sulla materia, riteniamo necessario mettere a fuoco le priorità e tener conto delle differenze che intercorrono tra le diverse categorie di attività che si svolgono sulle aree demaniali. Insieme alle altre associazioni di rappresentanza, sosteniamo con forza l’esigenza di tutelare tutti i concessionari uscenti e di prevedere un congruo indennizzo nei casi in cui la concessione non venga rinnovata”, dicono Federalberghi, Faita Federcamping e Assonat.

“Allo stesso tempo – continuano - riteniamo che debba essere rivolta una considerazione particolare ai casi in cui l’attività svolta su suolo in concessione è connessa con un’altra attività svolta su suolo privato, come accade per le spiagge che ospitano i clienti delle strutture ricettive prospicienti o comunque collegate con le strutture stesse. Si tratta di imprese che, se venissero private della concessione, subirebbero una mutilazione doppia, che non potrebbe essere compensata dall’assegnazione di una nuova area in altra posizione. Ulteriori particolarità riguardano le aziende che gestiscono una pluralità di strutture (per le quali è necessaria una spiaggia per ogni albergo o campeggio) e le aziende di più grandi dimensioni (che necessitano di spiagge di dimensioni adeguate alla capacità ricettiva”.

“Altrettanto peculiare – proseguono le tre sigle - è la realtà rappresentata dai concessionari che realizzano e gestiscono le infrastrutture dedicate all'ormeggio con finalità turistico ricreative di unità da diporto (porti turistici, approdi e punti di ormeggio). Auspichiamo che l'affidamento delle concessioni avvenga sulla base di procedure di evidenza pubblica e nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità dell'avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento e, nel caso di rinnovi, valorizzando l'esperienza tecnica e professionale già acquisita in relazione alle attività del diporto, gli investimenti effettuati, la stabilità occupazionale e la continuità delle attività economiche, definendo criteri uniformi per la quantificazione dell'indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, in ragione dei predetti criteri e del valore aziendale dell'impresa”.

Federalberghi, Faita e Assonat chiedono quindi che “il processo di riforma della materia definisca parametri ad hoc per le diverse categorie di imprese titolari di concessioni demaniali, prevedendo altresì che, in caso di mancato rinnovo della concessione, l’indennizzo venga commisurato al danno complessivo che la mutilazione infligge all’impresa”.

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