Confcommercio Fvg: "in Regione un clima nuovo"

Confcommercio Fvg: "in Regione un clima nuovo"

Il presidente Pio Traini accoglie con favore il cambio di atteggiamento in materia di tutela del valore, anche sociale, del piccolo commercio. L'Associazione rilancia anche la partita delle aperture domenicali.

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18 settembre 2013

Prima l'annuncio dell'assessore all'Agricoltura, Sergio Bolzonello, della volontà regionale di riformare il commercio. Poi l'urgenza di regole manifestata dall'assessore alla Pianificazione, Mariagrazia Santoro, di fronte a centri commerciali "sovradimensionati e invasivi". C'è un clima nuovo in Regione in materia di tutela del valore anche sociale del piccolo commercio e Confcommercio Friuli Venezia Giulia, con il suo presidente Pio Traini a fare da portavoce, lo raccoglie con grande favore. Dicendosi "disponibile a tracciare le linee di un progetto che consenta alle nostre città di ritornare a essere cuore pulsante dell'economia e luoghi di socializzazione grazie alla presenza di attività commerciali messe nelle condizioni di competere sul mercato". Il freno ipotizzato dalla giunta regionale rispetto all'avanzata della grande distribuzione "non può non trovarci d'accordo. Si tratta – prosegue Traini – di individuare un opportuno sistema di regole che, visto il livello di saturazione già raggiunto dai mega-centri, sia premessa per rilanciare il commercio dei piccoli centri attraverso il rifacimento degli arredi urbani e un corretto equilibrio, come ha spiegato l'assessore Santoro, nella concentrazione delle persone, del traffico e delle infrastrutture necessarie a un patto delle città". In assenza di regole, "si rischia invece di azzerare il commercio tradizionale, con conseguenze nefaste sulla tenuta sociale delle comunità e sul consumo del territorio". Confcommercio Fvg, ribadendo la sua totale disponibilità a concertare le linee guida della prossima riforma, rilancia anche la partita delle aperture domenicali. La liberalizzazione, conclude Traini, "ha messo in ginocchio tante piccole attività commerciali, impossibilitate a reggere la concorrenza con i grandi gruppi economici. A questo punto, politica e sindacato dovranno trovare una mediazione virtuosa che tenga anche conto delle diverse esigenze da provincia a provincia".

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