Confcommercio su prezzi alla produzione: segnali positivi che attendono conferme

Confcommercio su prezzi alla produzione: segnali positivi che attendono conferme

Prive di fondamento le accuse alla distribuzione commerciale32/2009
32/09

 

 

 

32/09

Roma, 3.04.09

 

 

Prive di fondamento le accuse alla distribuzione commerciale

 

 

CONFCOMMERCIO SU PREZZI ALLA PRODUZIONE: SEGNALI POSITIVI CHE ATTENDONO CONFERME

 

Le dinamiche registrate a febbraio 2009 sul versante dei prezzi alla produzione segnalano il permanere di una tendenza al ridimensionamento dei prezzi che attraversa, sia pure con diverse intensità e con tempistiche leggermente sfalsate, tutto il sistema produttivo italiano. Conferma ne è che a marzo 2009 l’inflazione italiana ha toccato il minimo degli ultimi quarant’anni con un processo di rientro negli ultimi mesi di eccezionale entità: è il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio ai dati Istat di oggi.

 

Alla luce dei dati più recenti appaiono, quindi, quanto meno fuori luogo alcune polemiche che tendono ad accusare, sulla base di analisi quanto meno approssimative, alcuni settori, in particolare quello della distribuzione, di tenere comportamenti speculativi.

 

L’assunto di base secondo cui di 1 euro speso dal consumatore per prodotti alimentari solo 17 centesimi vanno all’attività agricola, mentre al commerciante ne vanno 60 è falso. Infatti, quei 60 centesimi non rappresentano il guadagno per il commercio, ma la produzione lorda del commercio e del trasporto che incorpora imposte, tasse e costi degli input intermedi. Inoltre, bisogna considerare anche i sussidi all’agricoltura, e cioè le agevolazioni su Iva, Irap, Ici, Irpef, accisa sui combustibili e sul regime contributivo e previdenziale. Ricalcolando così la ripartizione del valore lungo la filiera otteniamo che 25 centesimi vanno all’agricoltura, 23 alle importazioni e ai trasporti, 20 al commercio e circa 32 agli altri settori.

Ancora, togliendo per il commercio il costo del lavoro, gli ammortamenti e le imposte dirette, dal valore di 20 si ottiene un risultato netto di gestione di circa 10 centesimi per i prodotti non trasformati e meno di 8 centesimi per i prodotti trasformati su un euro di venduto.

 

In una situazione economica difficile come è l’attuale – conclude l’Ufficio Studi Confcommercio - continuare ad attaccare in maniera ingiustificata ed infondata  alcune categorie economiche non solo non aiuta, ma rischia di deteriorare il clima di fiducia del paese.

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