CONFCOMMERCIO SU RIFORMA: NO AD UN NUOVO FAR WEST NEL COMMERCIO

CONFCOMMERCIO SU RIFORMA: NO AD UN NUOVO FAR WEST NEL COMMERCIO

"Per quel che se ne sa fino ad ora, non mi pare che questa proposta di riforma stia in piedi. Primo, consentendo a chiunque e senza alcun controllo preventivo di aprire un negozio fino a 300 mq si rischia di inflazionare ulteriormente un mercato già inflazionato e che ha oggi un negozio ogni 99 abitanti, contro i 230 della Francia e i 220 della Germania e si ignorano le indicazioni dei referendum del giugno '95; secondo, la liberalizzazione selvaggia favorirebbe ulteriormente l'ingresso dei capitali sporchi nell'economia sana e rafforzerebbe la presenza della criminalità organizzata sul mercato; terzo, cancellando le tabelle merceologiche per tutti i comparti non alimentari si toglie alle Regioni ma soprattutto ai Comuni la possibilità di programmare un'offerta commerciale che aderisca alle reali esigenze del territorio, capace, anche, di risolvere i problemi dei centri urbani; quarto, abolendo le qualifiche professionali si cancella la figura dell'imprenditore commerciale rendendo, così, un pessimo servizio sia al mercato che al consumatore.
Il governo - conclude Billè - non sembra aver, insomma, tenuto in nessun conto le proposte fatte dal Parlamento che miravano ad una razionalizzazione del sistema distributivo e ad un programmato sviluppo del mercato. Se le attuali ipotesi fossero confermate si avrà invece un mercato senza regole, che rischia l'anarchia o un nuovo Far West, e ad un passo dalla moneta unica. Per evitare di penalizzare ancora una volta la distribuzione nel suo insieme è indispensabile che il decreto legislativo tenga in debito conto le indicazioni della categoria, ed è questo l'appello che Confcommercio rivolge al Governo".

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