Confcommercio su Welfare: oggi più di ieri valide le ragioni della mancata firma

Confcommercio su Welfare: oggi più di ieri valide le ragioni della mancata firma

Inspiegabile escludere il commercio dal lavoro a chiamata94/2007
94/07

 

 

 

94/07
Roma, 26.11.07

 

 

Inspiegabile escludere il commercio dal lavoro a chiamata

 

CONFCOMMERCIO SU WELFARE:

OGGI PIÙ DI IERI VALIDE LE RAGIONI DELLA MANCATA FIRMA

 

 

Confcommercio non ha ritenuto di aderire al protocollo d’intesa in materia di Welfare e di mercato del lavoro innanzitutto per la sua impostazione destinata a produrre maggiore spesa pensionistica in un contesto generale di spesa sociale già troppo largamente destinata alla previdenza; ma anche perché non è d’accordo con scelte di restringimento di spazi di flessibilità nel mercato del lavoro, posto che la flessibilità governata e contrattata ha mostrato di agire efficacemente a contrasto della vera precarietà del lavoro nero e della disoccupazione. E l’iter tormentato di attuazione legislativa dei contenuti del protocollo sembra confermare che, oggettivamente, le ragioni di questo dissenso erano e restano valide.

 

Infatti, sul versante della previdenza â€" prosegue Confcommercio - si sono allentate le maglie per la definizione della categoria dei lavori usuranti e ciò rischia, in prospettiva, di avere effetti pesanti sulla finanza pubblica. Sul versante dei rapporti di lavoro, poi, le restrizioni in materia di utilizzo dei contratti a termine sono state addirittura aggravate rispetto ai principi del protocollo, mentre lo staff-leasing risulterebbe immediatamente abrogato. Quanto al lavoro a chiamata, in sede di discussione alla Camera, è stato “salvatoâ€� per il turismo e lo spettacolo, ma il suo utilizzo resta comunque inspiegabilmente precluso per il settore del commercio.

 

Confcommercio, dunque, non può non ribadire anzitutto al Governo ciò che, nel protocollo e nella sua attuazione legislativa, non convince. Aggiungendo, ora, che la crescente consapevolezza della necessità di un impegno straordinario per il rafforzamento della crescita e della produttività dovrebbe indurre, in particolare, ad una più attenta valutazione delle esigenze di quell’economia dei servizi che, a parere unanime, è una delle grandi risorse su cui far leva, se davvero si vuole rimettere in moto l’economia.

E’ questo, del resto, il tema che Confcommercio intende mettere al centro anche della discussione sulla riforma dell’architettura della contrattazione. Per arrivare ad un equilibrio più avanzato tra contratti nazionali e contratti di secondo livello, evitando sovrapposizioni e sommatorie di costi e cercando, invece, di incentivare la produttività e i modi più efficaci per la sua redistribuzione.

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