Confcommercio Torino lancia l'allarme occupazione

Confcommercio Torino lancia l'allarme occupazione

L’Associazione ha espresso grande preoccupazione per il futuro delle aziende e chiede al governo di riaprire al più presto tutte le attività per aiutare il mercato del lavoro a ripartire.

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16 febbraio 2021

Secondo una ricerca sulle imprese del terziario della provincia di Torino, realizzata da Confcommercio Torino in collaborazione con Format Research, il 2020 si è concluso con un numero di imprese nuove in calo del 18%, ovvero meno di 1.100, rispetto al 2019, a cui si aggiungono le imprese tenute in vita con il contributo dei ristori, senza i quali probabilmente avrebbero chiuso anche senza la pandemia. La situazione è particolarmente grave per gli operatori della ristorazione, bar, ristoranti, per i quali il delivery e i trasporto rischiano di non bastare più, tutto il commercio al dettaglio non alimentare e la ricezione turistica. La ricerca sottolinea anche un calo della fiducia che per il settore del terziario, dallo scoppio della crisi, è calato di 20 punti, e un aumento della preoccupazione per il mercato del lavoro: nel 2020 le nuove assunzioni nella provincia di Torino sono calate del 37% rispetto al 2019. Il blocco dei licenziamenti ha pesato sui costi delle imprese, ma la sospensione dalla prossima primavera rischia di rappresentare un colpo senza precedenti: nel 2021 i dipendenti delle imprese potrebbero ridursi del 18%. Il giudizio generale delle aziende sulla gestione economica della crisi da parte del governo risulta fortemente negativo, soprattutto sulle chiusure imposte alla fine del 2020, infatti circa la metà delle imprese le ha ritenute eccessive, soprattutto nel settore del turismo. In questo quadro, il 57% delle aziende del terziario della provincia di Torino hanno difficoltà a rispettare le scadenze fiscali, soprattutto nel campo della ristorazione e della ricezione turistica.

''I dati del nostro Osservatorio Congiunturale - commenta la presidente Maria Luisa Coppa - certificano, ancora una  volta, lo stato di incertezza e di stanchezza in cui si trovano le   nostre imprese, in un quadro dove è sempre più a rischio la tenuta del  tessuto produttivo soprattutto in centro città. Dal nuovo governo Draghi ci aspettiamo una programmazione seria, che vada oltre i 15 giorni, fatta di annunci del venerdì sera e da decreti ristori che, se da una parte permettono alle aziende di galleggiare dall'altra sono assolutamente inadeguati alla perdita di fatturati”. Alla luce dei dati emersi dalla ricerca, la richiesta dell’Associazione alle istituzioni è quella di riaprire in sicurezza tutte le attività a rischio fallimento “dalla filiera dello sport a quella degli eventi, dal turismo alla cultura, settori essenziali che qualificano l’economia del nostro territorio e al tempo stesso un alleggerimento fiscale e burocratico per le imprese”, continua la presidente Coppa.

''Tra i segnali di forte debolezza - aggiunge il direttore Carlo Alberto Carpignano - emerge con chiarezza l'allerta occupazione. Senza puntuali e concreti interventi sul mondo del lavoro il terziario rischia di pagare un carissimo prezzo”. Negli scorsi mesi la cassa integrazione ha contribuito ad alleggerire il peso dell’emergenza sanitaria sugli imprenditori, ma nel futuro si prospetta un vistoso calo degli occupati e delle nuove assunzioni, soprattutto nei settori più colpiti, in un quadro drammatico di desertificazione di intere zone della città.  

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