Lavoratori italiani pagati in Italia con moneta rumena: "Impedire questa vergogna sociale"
Lavoratori italiani pagati in Italia con moneta rumena: "Impedire questa vergogna sociale"
"Alleluia: dopo tre anni che lo diciamo ora tutti se ne accorgono". È l'esordio di Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto e vice presidente di Confcommercio, dopo il clamore suscitato dalla notizia dei dipendenti italiani pagati in Italia (a Pavia) con moneta rumena. Notizia di ieri, amplificata oggi nel web, di una multinazionale che opera nel settore della logistica e dei trasporti e che applica ai dipendenti un contratto rumeno che prevede uno stipendio in parte in euro, in parte in leu, la valuta rumena. Così in un mese i dipendenti guadagnano poco più di 300 euro, senza contributi. Conftrasporto aveva dato l'allarme anni fa, rilanciandolo a più riprese e proponendo, giusto pochi giorni fa, lo ‘status del lavoratore mobile' contro il dumping sociale, con - tra le altre regole da estendere almeno ai Paesi dell'Ue - un salario minimo al di sotto del quale non dovrebbe essere lecito scendere. "Mentre alcuni Paesi europei, ultimo in ordine di tempo l'Austria, hanno introdotto per legge il salario minimo per i lavoratori, compresi i conducenti stranieri che svolgono operazioni di autotrasporto internazionale nel loro territorio, in Italia siamo ancora all'anno zero – spiega Uggè – La questione è urgente: per un motivo di dignità innanzitutto, ma anche di correttezza del mercato, bisogna porre fine a insostenibili fenomeni distorsivi della concorrenza, che sono in atto da tempo nel nostro Paese e ai quali non si è dato finora il giusto peso". "La cosa da fare è dare applicazione al protocollo ‘Road Alliance' sottoscritto a Parigi dai ministri dei Trasporti di diversi Paesi europei – conclude il presidente di Conftrasporto - e introdurre norme che impediscano l'attuazione di questa vergogna sociale".
Ministero del Lavoro: "inviati gli ispettori"