Consumi: a luglio segnali di stabilizzazione

Consumi: a luglio segnali di stabilizzazione

Indicatore dei Consumi Confcommercio: per il terzo mese consecutivo non si registra il segno meno. Auto, abbigliamento e calzature in forte calo. E il mercato del lavoro invecchia.

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6 settembre 2012

Segnali di stabilità per l'andamento dei consumi. L'Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC), relativo al mese di luglio, sebbene il dato annuo segnali una consistente riduzione (-3%), registra un dato mensile in crescita dello 0,3% ma soprattutto è il terzo mese consecutivo nel quale i consumi non si contraggono. Un fenomeno questo che può essere interpretato come l'estremo tentativo da parte delle famiglie di contrastare la riduzione del reddito disponibile mediante un ulteriore incremento della propensione al consumo al fine di non ridurre ulteriormente la spesa e, cioè, di non intaccare il proprio livello di benessere. Insomma, al netto dell'effetto di un possibile contributo positivo da parte dei turisti stranieri, anche nel mese di luglio le famiglie non si sono arrese di fronte alla nuova ondata recessiva. In prospettiva, i più recenti indicatori congiunturali segnalano il permanere di una situazione molto difficile, non permettendo di valutare con sufficiente chiarezza se, con la fine della primavera, si sia toccato il punto di minimo del livello dei consumi aggregati o si tratti, come avvenuto in passato, di una fase di momentanea stabilizzazione prima di un'ulteriore discesa. Stando alle prime stime di Confindustria, a luglio la produzione industriale ha registrato una diminuzione dello 0,4% in termini congiunturali; in ulteriore ridimensionamento sono risultati, nello stesso mese, gli ordinativi (-0,7%). Ad agosto il sentiment delle famiglie e delle imprese è ancora orientato al peggioramento. Segnali non univoci emergono dal mercato del lavoro. L'occupazione complessiva ha mostrato, a luglio, una sostanziale tenuta lasciando il tasso di disoccupazione al 10,7%. Negli ultimi mesi si è registrato un sensibile aumento delle ore di CIG, tendenza che coinvolge ormai tutte le tipologie. In particolare si segnala come, nel complesso del periodo gennaio-luglio, la CIG ordinaria, principalmente utilizzata nelle fasi iniziali delle crisi produttive, mostri, rispetto allo stesso periodo del 2011, un aumento superiore al 45%. Questo dato porta a ritenere possibile già dai primi mesi autunnali un deterioramento delle dinamiche occupazionali. Analizzando più nel dettaglio quanto accaduto negli ultimi anni sul versante dell'occupazione, si rileva come la diminuzione degli occupati interessi non solo le fasce più giovani (15-24 anni), ma coinvolga in misura di particolare rilievo la popolazione tra i 25 ed i 44 anni Questo segmento ha perso, in 5 anni, 1 milione e 300 mila occupati a fronte di un aumento tra coloro che hanno 45 anni ed oltre (+1 milione e 400 mila unità). Coloro che effettivamente lavorano nel nostro paese sono sempre più anziani. Le modifiche nella struttura occupazionale, oltre alle implicazioni sul versante produttivo determinano effetti di rilievo sui consumi. La popolazione meno giovane, verso cui tende a concentrarsi la capacità di spesa, seppure presenta caratteristiche diverse dal passato, soprattutto in termini di alfabetizzazione informatica, utilizzo delle nuove tecnologie e uso del tempo libero, segue modelli di consumo meno orientati all'acquisto di beni durevoli (automobili, mobili, articoli per la casa, ecc.) e prodotti altamente innovativi con il rischio di una ingessatura dei consumi e di un minore stimolo alle imprese.

LE DINAMICHE CONGIUNTURALI

I dati destagionalizzati mostrano a luglio un aumento dello 0,3% rispetto a giugno. In termini di media mobile a tre mesi l'indicatore segnala un contenuto recupero che ha solo permesso di mantenere l'indicatore sui livelli minimi raggiunti nei mesi precedenti. Nel mese di luglio il modesto aumento dei volumi acquistati dalle famiglie ha interessato esclusivamente i beni (0,5%), mentre per i servizi si è segnalato un lieve regresso (-0,2%). La componente di spesa più penalizzata dalla scelta delle famiglie risulta quella relativa all'abbigliamento e alle calzature (-1,6). Anche per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa, nel mese di luglio si è registrata una riduzione (-0,5% rispetto a giugno).

 

 

 

 

 

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