CONSUMI FERMI, ECONOMIA A SCARTAMENTO RIDOTTO

CONSUMI FERMI, ECONOMIA A SCARTAMENTO RIDOTTO

Nell'ultimo semestre del 2003 non cambierà, secondo il Centro Studi Confcommercio, il "desolante" quadro dell'economia italiana. A fine anno, il Pil crescerà dello 0,5% ed i consumi delle famiglie dello 0,4%. Solo nel 2004 si prevede una schiarita.

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1 luglio 2003
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Consumi fermi in un'economia a scartamento ridotto            

 

Il Centro Studi di Confcommercio ha "fotografato" l'andamento dell'economia italiana nel periodo 2002-2003. Emerge un quadro piuttosto desolante: un'economia sostanzialmente "ferma" con una modesta crescita del Pil (0,5%) e dei consumi (0,4%) e rispetto al 2002 un aumento della domanda solo per i servizi (da 0,7% a 1,2% nel 2003) e i beni alimentari (da 0,4% a 1,4% nello stesso periodo), mentre peggiora la performance della domanda dei beni durevoli e dell'abbigliamento (vestiario da -0,5% a -0,7%, calzature da 0,2% a -1,1%). Aumenta la propensione al risparmio delle famiglie che, dal 2000 al 2003, sono passate dall'11% al 12,6% come quota di reddito risparmiato. Cattive notizie anche dalle esportazioni (-0,3%), anche in conseguenza del caro euro e di una scarsa innovazione tecnologica dei prodotti made in Italy e dagli investimenti (-0,5%).Unica nota lieta, l'occupazione (+170mila unità nel 2003) anche grazie all'emersione di posizioni non regolari.

 

I CONSUMI DELLE FAMIGLIE

 

Dopo il 2000, che ha rappresentato una sorta di spartiacque nei comportamenti di spesa delle famiglie, i consumi hanno assunto, in linea con l'evoluzione economica generale e le dinamiche reddituali, un andamento molto debole con una crescita tra il 2000 e il 2002 in termini reali dello 0,8%. A subire in misura più rilevante la tendenza al contenimento della spesa delle famiglie sono stati prevalentemente i beni. Dopo il buon andamento registrato nel 2000 (+2,5%) hanno evidenziato, già nel 2001, una scarsa dinamicità, con un incremento in termini reali che è stato solo dello 0,2%, per poi registrare un calo dello 0,8% l'anno successivo. Sull'evoluzione registrata nell'ultimo biennio ha pesato in misura rilevante la domanda di beni durevoli in caduta nel 2001 (-0,6%), crollo divenuto più pesante nell'anno successivo (-2,8%). Un'analisi più dettagliata dei prodotti relativi ai beni durevoli, componente che riflette un acquisto più impegnativo dal punto di vista finanziario e quindi più motivato e ponderato nella sua programmazione tenendo conto del bilancio familiare, fa emergere le difficoltà in cui si sono trovate le famiglie italiane nel fare una serie di acquisti. La tendenza riflessiva della domanda ha interessato sia pure in misura meno consistente anche la domanda per servizi, che dopo il forte incremento del 2000 (+4%), ha evidenziato un rallentamento (+1,8% nel 2001, +0,7% nel 2002). Conseguentemente a queste dinamiche vi è stata una modifica nelle quote di riferimento della spesa delle famiglie con uno spostamento significativo verso i servizi la cui incidenza al 2002 era prossima al 48%.Queste tendenze non sembrano aver subito modifiche di rilievo in questa prima parte del 2003 anno in cui alla modesta crescita dei consumi sul territorio italiano dovrebbero contribuire in misura esclusiva i servizi (+1,2%). Per i beni e particolarmente per i durevoli anche l'anno in corso dovrebbe rivelarsi a consuntivo negativo con una flessione pari rispettivamente allo 0,4% ed all'1,4%.Dati particolarmente negativi per quanto concerne i beni sono stimati per l'abbigliamento (-0,7%) in flessione già nel 2002, le calzature (-1,1%), i mobili (-2,1% proseguendo in un trend in atto dal 2001), gli elettrodomestici (-0,7%) e l'acquisto di mezzi di trasporto (-2,8%). Tra i beni, l'unica componente che al momento evidenzia una qualche dinamicità è quella relativa agli alimentari, bevande e tabacchi, attesa crescere in media d'anno dell'1,4%.

 

IL REDDITO DISPONIBILE DELLE FAMIGLIE E I CONSUMI

 

Dopo l'exploit espansivo del 2000, è iniziata una fase di sensibile rallentamento dell'economia italiana, che ha portato la crescita al modesto risultato del +0,4% nel 2002.

Ciò si è riflesso inevitabilmente sul reddito disponibile delle famiglie, il cui incremento in termini di potere d'acquisto è stato di appena lo 0,6%, con una conseguente caduta dei consumi, che in relazione alla spesa delle famiglie residenti, hanno registrato una flessione in quantità dello 0,1% rispetto al 2001.

Le ragioni della modesta evoluzione del reddito disponibile vanno ricercate nella consistente contrazione dei redditi da capitale, sia per effetto del pessimo andamento dei mercati azionari, sia per il continuo ridursi dei rendimenti sui titoli del debito pubblico, che hanno portato nel biennio 2001-02 ad una flessione di quasi il 13% degli introiti derivanti da interessi netti, dividendi e altri redditi da capitale.

Nonostante il lieve calo, tre decimi di punto, della pressione fiscale e contributiva, conseguente ai provvedimenti di alleggerimento dell'IRPEF sui redditi medio-bassi, la propensione al consumo si è leggermente ridotta nel 2002, denotando un atteggiamento di notevole cautela nei comportamenti di spesa delle famiglie, che hanno preferito destinare al risparmio una quota maggiore del proprio reddito.

Il clima di fiducia, infatti, è stato costantemente calante per tutto il corso del 2002 e i continui slittamenti della fase di avvio della ripresa hanno indotto le famiglie ad accrescere la quota di risparmio per motivi cautelativi, destinandolo, ove possibile, ad acquisti immobiliari e disinvestendo dai titoli a breve termine – come ad esempio i BOT – e dai fondi comuni di investimento. Per il 2003 non sono attesi mutamenti rilevanti rispetto ai primi anni duemila. Il reddito disponibile in termini di potere d'acquisto dovrebbe crescere di un modesto 0,5%, in linea con la dinamica molto contenuta del PIL. Anche i comportamenti di spesa delle famiglie resteranno condizionati dal clima di fiducia negativo, anche per il deteriorarsi della situazione economica generale e le preoccupazioni connesse alla tenuta dell'occupazione e quindi alle aspettative future dei redditi da lavoro.

 

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