Consumi in Europa

Consumi in Europa

Un'indagine di Confcommercio sul periodo 1995-200657/2007

 

                        57/07
Roma, 8.8.07

 

 

Un'indagine di Confcommercio sul periodo 1995-2006

 

 

CONSUMI IN EUROPA

 

 

Quasi il 60%, nel 2005, l’incidenza dei consumi sul Pil nella media dei 16 paesi dell’Ue con sensibili decrementi, nel decennio 1995-2005, di Spagna e Grecia; nel 1995 si spendeva di più per alimentari e vestiario, nel 2005 trasporti, comunicazioni e servizi ricreativi, alberghi e ristoranti sono in testa alle preferenze dei consumatori europei; nell’arco dei dieci anni, l’Irlanda è il paese che ha registrato i maggiori incrementi di spesa per prodotti alimentari (+2,9%), abbigliamento e calzature (+10,45%), trasporti (+6,1%), comunicazioni (+22,2%), il Lussemburgo per bevande alcoliche e tabacchi (+4,5%), la Gran Bretagna per ricreazione e cultura (circa l’8%), la Grecia per il comparto ristorazione e alberghi (+4,8%), la Svezia per l’istruzione (+13,3%), la Spagna per abitazione, energia e acqua (+3,9%); l’Italia ha registrato incrementi molto modesti in tutti i comparti di spesa, ad eccezione del capitolo comunicazioni (+10,9%), e in molti casi al di sotto della media europea; performance simile a quella dell’Italia anche per la Francia che registra i maggiori incrementi di spesa nelle comunicazioni (+12,6%) e per i prodotti e servizi ricreativi e culturali (+5,6%). Sul versante prezzi crescono, nella media del decennio, quelli relativi a sanità, istruzione, tabacchi e abitazione (tutti intorno ad un +3,9%); diminuiscono quelli delle telecomunicazioni (-1,6%): questi, in sintesi, i principali elementi che emergono da un’indagine sui consumi in Europa realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio.

 

 

POPOLAZIONE

Nel 2006 la Ue27 consta di oltre 493 milioni di persone, 15 milioni più che nel 1995. In termini numerici la Germania è il paese con il maggior numero di abitanti e pesa il 16,7% del totale. L’Italia vale stabilmente poco meno del 12% del totale Ue27. Come popolazione è il quarto paese più grande.

Il confronto tra il 2006 ed il 1995 evidenzia come all’interno della Ue27 la popolazione tenda a concentrarsi in misura sempre più significativa nei paesi che rappresentano il nucleo storico dell’area ed in particolare in Germania, Francia, Italia, Regno Unito e Spagna nei quali risiede attualmente oltre il 62% della popolazione dell’area, un punto percentuale in più rispetto al 1995.

L’incremento registrato nella Ue16 è solo in parte ascrivibile a fenomeni demografici interni, dal momento che il saldo naturale della popolazione ha contribuito per poco più del 20%. La quota più rilevante della crescita della popolazione è imputabile ai flussi migratori provenienti sia dagli altri Paesi della Ue27, per i quali si sconta un decremento della popolazione, sia da Paesi esterni all’area, fenomeno che sta cambiando lentamente volto alle statistiche demografiche del continente.

Nel periodo 1995-2006, la crescita numericamente più rilevante ha interessato Spagna, Regno Unito, Italia e Francia anche se in termini percentuali le variazioni più sensibili si sono registrate in Irlanda e Spagna a segnalare come gli spostamenti siano avvenuti verso le aree più ricche e/o più dinamiche sotto il profilo del recente sviluppo economico.

 

 

PIL

Nei 27 paesi dell’Ue il Pil pro capite evidenzia anche nel 2006 un elevato grado di dispersione nonostante il fatto che a livelli di partenza bassi abbiano generalmente corrisposto nel decennio tassi di variazione più elevati.

Il processo di lenta convergenza ha premiato soprattutto i paesi nuovi entranti, in prevalenza paesi dell’Est, che evidenziano livelli di Pil per abitante ancora distanti dai valori medi ma registrano una crescita più rapida del nucleo storico comunitario. Tra i paesi della UE16 la crescita più sensibile ha riguardato l’Irlanda, in seguito a politiche mirate di vantaggio fiscale per gli investimenti e di un efficiente ed efficace sfruttamento dei fondi comunitari. Relativamente all’Irlanda è necessario ricordare le forti differenze tra Prodotto lordo e Reddito nazionale, quest’ultimo meno elevato e meno dinamico del primo a motivo dei forti trasferimenti di reddito fuori dai confini nazionali per la presenza di multinazionali non residenti nel Paese.

La Spagna, in virtù di una crescita economica abbastanza elevata, si è avvicinata sensibilmente ai livelli di Pil pro capite dell’Italia. I Paesi scandinavi e il Lussemburgo registrano i più alti livelli di reddito. Austria e Irlanda sono nella parte alta della classifica. L’Italia permane a forte distanza sia dalla Germania che dalla Francia.

 

 

 

3. PIL PER ABITANTE NEL 2006 â€" EURO AI PREZZI DEL 1995

ai livelli in euro del 1995 sono stati applicati i tassi di variazione del Pil per abitante
ai valori concatenati dei singoli paesi (moneta nazionale trasformata in euro attraverso una parità fissa)

 

Fonte: elaborazione Ufficio Studi Confcommercio su dati EUROSTAT

 

 

 

 

 

Il rapporto tra consumi e Prodotto interno lordo: il rapporto tra le due variabili dipende da molti fattori. Sotto il profilo dinamico, dallo sviluppo del prodotto potenziale del Paese (crescita demografica e crescita della produttività). Dal punto di vista statico, cioè del confronto in un anno tra paesi differenti, dipende, per una stessa struttura della popolazione e per medesimi livelli di ricchezza detenuta, dal livello del Pil (reddito) per abitante: tanto è più elevato tanto minore è la quota destinata al consumo. Altri fattori rilevanti riguardano la bilancia dei flussi turistici: più elevata è la capacità di produrre Pil attraverso i turismi incoming più elevato è il rapporto consumi/Pil.

Le quote più ridotte si hanno per i paesi più ricchi, con la parziale eccezione dell’Irlanda, paese per il quale, come detto, è particolarmente elevata la differenza tra Pil e reddito nazionale.

Grecia, Spagna e Slovenia hanno ridotto la quota di consumi sul Pil nei 10 anni che vanno dal 1995 al 2005, grazie al forte ritmo di crescita sperimentato in questo periodo.

 

Fonte: elaborazione Ufficio Studi Confcommercio su dati EUROSTAT

 

 

CONSUMI

Se nel 1995 gli europei spendevano soprattutto per beni di prima necessità come alimentari e vestiario, dieci anni dopo sono mobilità e relazioni ad essere in cima alle loro preferenze: trasporti, comunicazioni e servizi ricreativi, alberghi e ristoranti, infatti crescono più di ogni altra macro-funzione di spesa.

Analizzando le dinamiche di spesa e le relative variazioni nel periodo 1995-2005 appare il profilo di un consumatore la cui domanda risulta correlata più a fattori socio-culturali che economici, sempre più orientata verso i servizi ed i beni in grado di soddisfare le nuove esigenze di consumo, connotate da contenuti innovativi. Sintesi di questi nuovi bisogni, della crescente domanda di innovazione e di servizi, è il sensibile incremento registrato dai consumi dell’area delle comunicazioni, legata all’introduzione ed al diffondersi di strumenti che hanno favorito modalità diverse di relazione tra le persone e di trasmissione dell’informazione.

Analogamente, gli incrementi registrati per i servizi ricreativi e culturali, i beni e servizi vari, i trasporti, gli alberghi e i ristoranti rispondono alle accresciute esigenze di una società che appare sempre meno condizionata dal soddisfacimento dei bisogni cosiddetti primari.

L’evoluzione dei consumi è il riflesso di una tensione crescente da parte delle famiglie a investire in relazioni con l’esterno, ponendo, per esempio, in cima alle preferenze di spesa la mobilità e le comunicazioni.

Fattori più culturali che economici spiegano anche la diminuzione riscontrata sul versante della domanda per bevande alcoliche e tabacchi, il cui consumo è stato scoraggiato negli anni con diverse modalità, tra le quali rientrano gli aumenti dei prezzi per la componente fiscale, fenomeno sostanzialmente diffuso nei diversi Paesi, sia pure con dimensioni abbastanza articolate.

 

Fonte: elaborazione Ufficio Studi Confcommercio su dati EUROSTAT

 

PREZZI

Nel decennio i fattori più rilevanti sono rappresentati dalla diminuzione dei prezzi nel settore delle telecomunicazioni, e dall’aumento di quelli relativi a istruzione, sanità, bevande alcoliche e tabacchi, abitazioni.

Per quanto attiene alle dinamiche registrate dai prezzi del capitolo abitazione, acqua, elettricità e combustibili, va sottolineato come queste siano state determinate oltre che dalle pressioni della domanda nel settore immobiliare, dalle turbolenze sulle materie prime petrolifere registrate negli ultimi anni, acuite dalla presenza, in molti paesi, di situazioni scarsamente concorrenziali nella produzione e nella logistica dei prodotti energetici.

Tra i capitoli che presentano tassi medi di variazione dei prezzi abbastanza contenuti c’è la voce relativa all’abbigliamento e alle calzature, anche se il dato sulla deviazione standard sottintende una significativa variabilità delle dinamiche tra i singoli paesi.

 

PRODOTTI

Alimentari: nel periodo 1995-2005 l’Irlanda è il paese che ha evidenziato, in termini di variazione media annua delle quantità, l’aumento più consistente dei consumi di prodotti alimentari e bevande non alcoliche (+2,9% medio annuo), l’Austria (+0,3%) è stato il meno dinamico. Va però sottolineato come in tutti i paesi tra il 1995 ed il 2005 la voce relativa agli alimentari ed alle bevande non alcoliche ha visto ridursi la propria incidenza all’interno del complesso della spesa delle famiglie.

 

Bevande alcoliche e tabacchi: in un contesto caratterizzato da una moderata riduzione dei consumi in termini reali, il Lussemburgo si caratterizza per una decisa tendenza all’aumento della domanda (+4,5% medio annuo), per contro la Francia è il Paese che ha conosciuto la riduzione più sensibile di questa tipologia di consumi (-1,6%).

L’Italia negli ultimi anni ha registrato un aumento molto contenuto (+0,4%).

 

Abbigliamento e calzature: nel decennio preso in esame le dinamiche quantitative sono variate sensibilmente tra paesi: i tassi medi annui di incremento oscillano da valori superiori al 10% in Irlanda ed al 7% in Gran Bretagna, andamenti sostenuti anche da una netta riduzione dei prezzi, alla stagnazione di Germania (+0,01%) e Italia (+0,2%).

 

Abitazione acqua elettricità e combustibili: tra i paesi più dinamici dal lato della domanda si collocano l’Irlanda (+3,6% medio annuo), in cui lo sviluppo economico ha determinato un deciso aumento soprattutto per la voce relativa agli interventi sulle abitazioni e per i fitti figurativi, la Spagna (+3,9%) e il Portogallo (+3,0%), dove all’elemento economico si è associata anche la tendenza ad un parziale allineamento ai comportamenti medi. Per contro le variazioni medie annue registrate in Danimarca e Svezia (+0,6%) paesi in cui il peso di questa voce sulla spesa totale è molto alto, evidenziano uno sviluppo molto contenuto con un parziale ridimensionamento dell’incidenza sul totale dei consumi.

Per l’Italia (+0,9%) e la Germania (+1,1%), paesi in cui le variazioni medie annue della domanda in quantità sono risultate inferiori alla media, l’evoluzione dei consumi ha riflesso le modeste performance di crescita economica.

 

Mobili elettrodomestici e manutenzione casa: in testa alla graduatoria relativa alle variazioni medie annue dei consumi reali troviamo Irlanda (+8,0%) e Slovenia (+5,2%), paesi dove le dinamiche sociali e demografiche sono risultate meno penalizzanti.

In Italia la crescita è stata contenuta (+0,8%), segnalando anche in questo caso un’evoluzione dei consumi reali inferiore al dato medio (+1,8%). Tale dinamica è stata determinata essenzialmente dalla stagnazione registrata per la spesa relativa ai mobili, che rappresentano la parte più rilevante dell’aggregato, fenomeno da collegarsi, verosimilmente, oltre alla debolezza del ciclo economico, anche al permanere dei giovani nel nucleo familiare di origine più a lungo rispetto ai coetanei di altri paesi (con una conseguente dinamica nella formazione dei nuovi nuclei familiari più ridotta rispetto a quelle che si riscontrano negli altri paesi europei).

 

Sanità: le modifiche intervenute sul versante dell’assistenza sanitaria nei singoli paesi, con spostamenti di quote di spesa tra amministrazioni pubbliche e famiglie, spiegano parte delle differenze registrate, tra il 1995 ed il 2005, nelle dinamiche dei consumi dei singoli paesi. Di particolare rilievo sono stati, in questo senso, gli effetti delle politiche sulla domanda delle famiglie in Irlanda (-4,1% la variazione media annua), paese che dal 2000 ha visto ridursi sensibilmente la spesa delle famiglie a fronte di un deciso aumento della spesa pubblica sanitaria.

Per quanto concerne l’Italia (+1,4% medio annuo) la spesa direttamente sostenuta dalle famiglie ha conosciuto, nonostante l’aumento della domanda di servizi sanitari derivante dal progressivo invecchiamento della popolazione, variazioni inferiori al dato medio dei 16 paesi, con rilevanti conseguenze di appesantimento dei bilanci degli enti locali.

 

Trasporti: l’Irlanda (+6,1%), il Lussemburgo (+5,8%) e la Spagna (+3,8%) sono i paesi che hanno evidenziato, in termini di variazioni medie annue, un’evoluzione dei consumi in volume decisamente superiore alla media europea, determinata in larga misura dall’aumento degli acquisti di mezzi di trasporto.

Relativamente ai servizi di trasporto, la dinamica è risultata in quasi tutti i paesi inferiore al dato medio registrato dall’aggregato trasporti (ad eccezione di Francia, Austria e Olanda), segnalando il permanere, e l’accentuarsi, delle preferenze dei consumatori verso il trasporto privato nonostante l’acuirsi delle difficoltà nella mobilità soprattutto urbana.

Al contrario, per la Germania (+0,1%) e la Danimarca (+0,7%) lo stato di debolezza della domanda ha interessato sia l’acquisto di veicoli che di servizi.

In questo contesto l’Italia ha registrato una variazione dei consumi reali di poco superiore al dato medio, evoluzione prevalentemente dovuta allo sviluppo della domanda di autoveicoli, sostenuta nei diversi anni da forme di incentivazione al rinnovo del parco auto.

 

Comunicazioni: in tutti i paesi la spesa per comunicazioni è risultata, nell’ultimo decennio, la componente più dinamica della spesa delle famiglie, fenomeno legato sia all’innovazione tecnologica e all’aumentato grado di concorrenza tra gli operatori, ma anche alla decisa riduzione dei prezzi registrata in quasi tutti i paesi sia per i prodotti sia per i servizi.

Il combinarsi di elevati aumenti dei volumi con consistenti riduzioni dei prezzi ha, peraltro, limitato la crescita dell’incidenza di questo segmento sul totale dei consumi delle famiglie. La quota destinata alla spesa per le comunicazioni, pur in crescita negli anni, si attesta mediamente nei singoli paesi su valori attorno al 3%.

Anche in questo caso il paese che ha scontato le variazioni medie annue in quantità più elevate è l’Irlanda con tassi superiori al 22%.

Per l’Italia (+10,6%) la variazione media annua dei volumi registrata nel periodo è risultata sostanzialmente in linea con il dato europeo (+10,7%) e si è concentrata, almeno nei primi anni, sulla telefonia mobile più che sull’utilizzo domestico di internet.

 

Ricreazione e cultura: la crescita del 4,9% medio annuo in volume, inferiore solo a quanto registrato per le comunicazioni, pur derivando da comportamenti sostanzialmente diffusi sul territorio europeo sottende tassi di variazione dei consumi abbastanza articolati nei singoli paesi, che collocano ai due estremi della graduatoria l’Irlanda, con una variazione media annua prossima all’8%, ed il Belgio, all’ultimo posto, con una crescita media annua del 2,2%.

Tra gli elementi comuni a quasi tutti i paesi vi è l’aumento registrato, in termini reali, dalla domanda di articoli audiovisivi, segmento in cui rientrano televisori ed altri strumenti per l’home entertainment, le cui dinamiche sottendono fattori socio-culturali distinti da quelli che determinano il consumo degli altri beni e servizi ricreativi e culturali. Lo sviluppo della domanda per i prodotti relativi all’elettronica di consumo è stato sostenuto sia dall’innovazione tecnologica sia dalla decisa riduzione dei prezzi, fenomeno che si è concentrato essenzialmente negli ultimi anni in cui l’indebolimento del dollaro nei confronti dell’euro e delle altre principali valute ha determinato condizioni decisamente più favorevoli all’acquisto.

In questo contesto l’Italia si è connotata come uno dei paesi nei quali la domanda per i beni ed i servizi ricreativi ha registrato le variazioni più contenute (+2,3% medio annuo). Tale trend, da cui si staccano solo gli articoli per l’elettronica di consumo, è da collegarsi non solo alle modeste dinamiche reddituali, che hanno portato a comprimere una parte dei consumi meno necessari, ma anche alle abitudini di consumo della popolazione, in quanto nel nostro Paese l’incidenza di questa voce di spesa risulta tra le più basse della Ue16.

 

Istruzione: nel decennio considerato la Svezia con un +13,2% medio annuo evidenzia i tassi di crescita in volume più elevati per questa componente della spesa, evoluzione determinata dalle modifiche intervenute nel sistema con uno spostamento di quote di spesa tra operatore pubblico e famiglie.

Va, comunque, considerato che proprio questo paese scontava nel 1995 una incidenza minima (0,1% a fronte di un dato medio di poco inferiore all’1,0%) di questa componente all’interno dei consumi delle famiglie.

La stagnazione italiana appare, per contro, riconducibile essenzialmente alle dinamiche demografiche, che segnalano una sensibile diminuzione della popolazione in età scolare, e alle resistenze a considerare l’istruzione come un percorso che l’individuo dovrebbe seguire ben oltre l’obbligo scolastico.

 

Alberghi e pubblici esercizi: nel decennio, la domanda ha mostrato una maggiore dinamicità nei paesi che hanno visto crescere in misura più sensibile l’incoming turistico, situazione che peraltro spiegherebbe solo in parte l’elevata incidenza (oltre il 18%) che hanno questi consumi in Grecia e Spagna.

In questo contesto l’Italia (+2,05%), pur registrando tassi di incremento della domanda lievemente superiori al dato medio (+1,9%), conferma indirettamente le difficoltà di competizione, in termini di flussi turistici, con alcuni paesi diretti concorrenti che negli ultimi anni, anche grazie a dinamiche economiche più favorevoli, hanno conosciuto variazioni medie annue della domanda ben più elevate.

 

Beni e servizi vari: per questa componente della domanda le variazioni medie annue in quantità sono risultate decisamente più accentuate nei paesi che hanno mostrato tra il 1995 ed il 2005 incrementi del Pil più sostenuti.

In molti paesi a spingere i consumi è stata la domanda relativa ai servizi assicurativi e finanziari, come in Irlanda (+9,3%) e Spagna (+5,6%), a cui si è accompagnata, in particolare nelle aree che hanno teso a recuperare in misura più sensibile il divario nei confronti dei paesi economicamente più avanzati, una variazione positiva dei volumi dei consumi per beni e servizi per l’igiene personale.

L’Italia, in questo contesto, rappresenta il fanalino di coda (+0,9%) registrando all’interno del capitolo variazioni medie annue di un certo rilievo solo per la voce relativa alle spese per la protezione sociale.

 

Differenze e somiglianze: la principale evidenza è rappresentata dal fatto che la geografia non rappresenta la determinante univoca nelle scelte di consumo. Nel 1995 il primo gruppo includeva Spagna, Irlanda e Grecia, i tre paesi che sono cresciuti di più nel periodo 1995-2005. I loro consumi erano connotati da elevata quota di spesa per l’alimentazione e vestiario ed effetti personali - a motivo del livello relativamente modesto del reddito pro capite. L’altro elemento caratterizzante il raggruppamento era l’elevata quota di spesa per alberghi, ristoranti e pubblici esercizi.

Un altro elemento che chiarisce l’aggregazione di questi paesi era lo scarso livello relativo di spese per la gestione del patrimonio (servizi finanziari, assicurativi e altro). Da questa aggregazione nel 2005 esce l’Irlanda ed entra il Portogallo.

L’aggregazione formata da Svezia e Finlandia è piuttosto stabile e si riproduce anche nel 2005: è un modello ovviamente avanzato, in cui le spese per il vestiario sono sotto il 5% del totale (il che non vuol dire che si spenda poco per queste voci di consumo), la finanziarizzazione è elevata, la casa in proprietà è particolarmente diffusa come le relative spese di gestione domestica. L’altro collante resta l’elevata spesa per bevande alcoliche.

Sempre con riferimento al 1995, il terzo cluster è rappresentato da Italia-Portogallo-Slovenia, con questi ultimi due paesi relativamente più prossimi tra loro rispetto al terzo, ed è definibile di transizione. Infatti si scompagina e si ri-aggrega, nel senso che dieci anni dopo non è tanto il Portogallo che lascia il gruppo quanto Italia e Slovenia che diventano più simili alla Mitteleuropa. In ogni caso il gruppo ha una quota di spesa per l’alimentazione piuttosto elevata - così da rimanere distante dall’Europa continentale - ma non tanto da legarsi a Irlanda e Grecia. Lo stesso dicasi per l’area del turismo e della ristorazione nonché della ricreazione e della cultura. Sempre nel 1995 vive il gruppo Germania, Olanda, Belgio, Francia e Danimarca. Tuttavia, non è un nucleo stabile. Passando ai mutamenti intervenuti dieci anni dopo, nel 2005 il cluster perde Belgio e Francia. Restano evidenti le caratteristiche di forte componente tecnologica nel consumo famigliare come si confermano le caratteristiche di attenzione particolare per il patrimonio della famiglia. Allora Italia e Slovenia, grazie all’incremento della diffusione della casa in proprietà, che spinge gli affitti figurativi, e allo sviluppo dell’EICT (Entertainment, Information and Communication Technologies) si spostano e diventano più simili a Belgio e Francia.

Il gruppo più interessante è quello costituito nel 1995 da Austria e Regno Unito, che dieci anni dopo avrà all’interno anche l’Irlanda. E’ un cluster innovativo e dinamico dal punto di vista dei consumi: elevata quota di ricreazione e cultura e beni e servizi per le telecomunicazioni comprendendo anche i durevoli dell’elettronica di consumo.

 


 

 

Scheda di sintesi

 

 

Popolazione: nella Ue27 l’Italia è il quarto paese più grande, il primo è la Germania. Nel periodo 1995-2006, la crescita numericamente più rilevante ha interessato Spagna, Regno Unito, Italia e Francia anche se in termini percentuali le variazioni più sensibili si sono registrate in Irlanda e Spagna.

Pil pro capite: i paesi nuovi entrati pur registrando, rispetto alla media, livelli molto distanti di Pil per abitante sono cresciuti a tassi più elevati rispetto al nucleo storico comunitario. Nella UE15 l’Irlanda ha registrato, nel decennio, la performance più significativa, i Paesi scandinavi e il Lussemburgo evidenziano i livelli più alti di reddito, la Spagna si avvicina molto ai livelli dell’Italia che permane a forte distanza sia dalla Germania che dalla Francia e al di sotto della media Ue25.

Rapporto consumi/Pil:nella media della UE16 l’incidenza dei consumi sul Pil si approssima al 57%, quota che normalmente scende nei paesi in cui si registrano i valori più elevati del reddito pro capite. L’eccezione è rappresentata dall’Irlanda paese per il quale è particolarmente elevata la differenza tra Pil e reddito nazionale.

Come cambia la spesa dei consumatori europei dal 1995 al 2005: dagli acquisti di prodotti alimentari e abbigliamento all’attrazione per comunicazioni, trasporti e servizi ricreativi.

Chi compra cosa: Irlanda e Gran Bretagna sono i paesi dove la spesa per abbigliamento e calzature in quantità è aumentata di più rispetto agli altri paesi, l’Italia e la Germania invece sono ferme. Sempre l’Irlanda, questa volta insieme alla Finlandia e alla Slovenia, risulta in testa negli acquisti di mobili ed elettrodomestici.

I prezzi: diminuiscono quelli delle telecomunicazioni, crescono quelli relativi a sanità, istruzione, tabacchi e abitazione.

Somiglianze e differenze: l’analisi cluster evidenzia nel 1995 e nel 2005 somiglianze e differenze nelle abitudini di consumo dei paesi che non possono essere ricondotte in modo univoco alla determinante geografica. Nel tempo le aggregazioni si modificano. Nel 1995 Spagna, Irlanda e Grecia erano i paesi più simili come struttura di consumo. Nel 2005, l’Irlanda si stacca dal gruppo per aggregarsi ad Austria e Regno Unito. Il gruppo formato da Italia, Portogallo e Slovenia 10 anni dopo perde “per strada� il Portogallo che si unisce a Spagna e Grecia. Sono solo alcuni degli spunti dell’analisi che l’Ufficio Studi di Confcommercio ha dedicato ai consumi in Europa.

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