Contraffazione: ecco il Piano per la tutela del "made in Italy"

Contraffazione: ecco il Piano per la tutela del "made in Italy"

Ieri a Milano gli Stati Generali: per la prima volta riunite tutte le componenti del Sistema Italia (produttori, progettisti, comunicatori, scuole, amministrazioni).

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20 novembre 2012

Un piano che per la prima volta riunisce tutti gli attori istituzionali e non nella battaglia per la tutela del made in Italy. E' il Piano Nazionale per la Lotta ai falsi, presentato a Milano in occasione degli Stati Generali per Lotta alla Contraffazione. Il documento rappresenta il punto di arrivo di una intensa attivita' di analisi, condotta tra gli altri da 11 ministeri e 150 associazioni di categoria, che ha portato all'individuazione delle priorita' e delle aree degli interventi, ma anche ''l'inizio di una grande battaglia del Sistema Italia'', come spiega il presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione, Daniela Mainini. ''Dietro il Piano c'e' un grande lavoro di coordinamento -
spiega il vicepresidente di Confindustria e presidente di Expo 2015 Diana Bracco - che ha messo insieme tutti gli attori che convergono su questo importante tema. La contraffazione e' una penalizzazione della capacita' ideativa del nostro sistema ed e' quindi una sottrazione di competitivita' al Paese''. Sei le macro-aree di intervento individuate da 13 commissioni tematiche operanti nell'ambito della Cnac: comunicazione e informazione; enforcement; rafforzamento del presidio territoriale; formazione alle imprese; lotta alla contraffazione via internet e tutela del Made in Italy da fenomeni di usurpazione all'estero. E proprio sulla tutela della proprieta' industriale e' stata posta particolare attenzione, dato che in Italia - si e' detto - c'e' molta creativita' ma non la sua tutela. ''Occorre cambiare la cultura della imprese - afferma Loredana Gulino, Direttore Generale DG lotta alla contraffazione - Uibm del Mise -. Insegnare loro ad utilizzare in maniera strategica gli strumenti di tutela della proprieta' industriale". Secondo una ricerca realizzata dal Censis per il ministero dello Sviluppo economico, il mercato della contraffazione genera un giro d'affari stimato in circa 6,9 miliardi di euro e un mancato gettito fiscale di 1,7 miliardi. ''Solo nel comparto moda/tessile - riferisce il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana Mario Boselli - incide per circa un terzo del fatturato; ma vi sono altre gravi conseguenze, come ad esempio l'usurpazione dei marchi''. Per questo occorrerebbe allargare il raggio d'azione ''dalla lotta alla contraffazione alla affermazione della legalita' anche in termini di brevettabilità". Alcuni Paesi come gli Stati Uniti e il Giappone - aggiunge il presidente Confapi, Maurizio Casasca - contengono nei loro marchi ''made in'' il fatto che una percentuale del prodotto sia realizzata nel loro continente. In Italia, specie tra la piccola e media impresa, non esiste ancora la cultura del brevetto. Alcuni grandi brand italiani ed europei poi, se da una parte si dicono d'accordo sulla diffusione del marchio, dall'altra delocalizzano le loro produzioni mantenendo, di italiano, soltanto il nome''. La comunicazione e' infine il capitolo su cui si e' puntata maggiormente l'attenzione. Se, come emerge da un sondaggio on line realizzato da Coldiretti, piu' di un italiano su due acquista prodotti contraffatti, con una netta preferenza per i capi di abbigliamento e gli accessori contraffatti delle grandi firme della moda, e' principalmente per via del basso costo di questi prodotti. ''E' per questo che - secondo Giovanni Fava, presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla contraffazione e la pirateria in campo commerciale - occorre fare un salto culturale. Occorre, cioe', far comprendere a cittadini e consumatori che la contraffazione e' un fenomeno criminale a pieno titolo e che non solo danneggia i diritti dei produttori ma contribuisce ad alimentare il giro d'affari delle grandi organizzazioni criminali''.

 

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