Credit crunch senza fine, -46 miliardi dalle banche nel 2012

Credit crunch senza fine, -46 miliardi dalle banche nel 2012

Rapporto Unimpresa: la contrazione del credito ha colpito tutti i settori: Pubblica amministrazione, famiglie e imprese. "Il governo Letta deve ripartire dalle tasse e dalla liquidità".

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20 maggio 2013

 

I numeri parlano chiaro. Il credit crunch è sempre più evidente. Negli ultimi dodici mesi i prestiti delle banche sono diminuiti di 46,1 miliardi di euro con un calo del 5,14%. La contrazione del credito ha colpito sia la pubblica amministrazione (-7,9 miliardi), sia le famiglie (-8,5 miliardi), sia le imprese (-29,6). Nel marzo 2013 il totale della massa di crediti erogati dagli istituti a P.A.,  cittadini e aziende era a quota 3.433,4 miliardi rispetto ai 3.479,6 di marzo 2012. Questi i dati principali del rapporto sul credito realizzato dal Centro studi Unimpresa. Il totale dei finanziamenti bancari alla pubblica amministrazione a marzo 2013 è arrivato a 1.971,6 miliardi, in calo di 7,9 miliardi rispetto ai 1.979,6 miliardi di un anno prima. La riduzione, seppur lieve (-0,40%), segna un'inversione di tendenza rispetto al recente passato che ha visto sempre in crescita i prestiti degli istituti alla P.A. Quanto alla durata, sono calati i finanziamenti a lunga scadenza (oltre 5 anni): da 1.102,3 miliardi a 1.085 miliardi con una contrazione di 17,3 miliardi (-1,57%). In diminuzione (-2,11%) anche il credito a medio periodo (fino a 5 anni) da 214,4 miliardi a 209,9 miliardi (-4,5 miliardi). In crescita, invece, di 13,9 miliardi i prestiti a breve (fino a 1 anno) da 662,8 miliardi a 676,7 miliardi (+2,10%). Negativi i risultati anche per le famiglie che complessivamente hanno visto ridursi lo stock di finanziamenti di 8,5 miliardi (-1,39%) da 615,1 di marzo 2012 a 606,5 miliardi di marzo scorso. Per quel che riguarda i prestiti, è calato di 3,7 miliardi (-5,98%) il credito al consumo (da 62,6 mld a 58,9), sono scesi di 2,9 miliardi (-0,8%) i mutui (da 367,5 mld a 364,6 mld) e sono diminuiti anche gli altri prestiti (tra cui i fidi) di 1,8 miliardi (-1,02%, da 184,9 mld a 183 mld). Per le imprese, l'ammontare di prestiti è sceso da 884,8 miliardi di marzo 2012 a 855,1 di marzo 2013: in un anno, dunque, le aziende hanno subito un "taglio" delle erogazioni di quasi 30 miliardi (-29.6) con una stretta pari al 3,35%. Quanto alla durata, risultano in discesa tutti i tipi di finanziamento: quelli a breve (-11,8 mld, -3,52%), a medio termine (-3,8 mld, -2,89%), a lunga scadenza (-13,9 mld, -3,35%). "Nonostante le rassicurazioni delle banche centrali, che hanno indicato un miglioramento a inizio 2013 del mercato del credito – osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi - continuiamo a registrare una pesante riduzione dei finanziamenti. I rubinetti chiusi, anzi ormai letteralmente serrati, sono il peggior segnale della recessione e allo stesso tempo aumentano la preoccupazione circa le speranze di ripresa. L'uscita dalla recessione, come indichiamo da tempo, dipende da due fattori: la capacità di far ripartire il motore dei finanziamenti e un piano serio volto a una drastica riduzione del carico fiscale sull'economia". Secondo Longobardi, "il Governo di Enrico Letta, invece di promettere nuova occupazione, che non si fa per decreto, dovrebbe partire proprio dalle tasse e dalla liquidità". 

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