Crisi: il Governo convoca le parti sociali

Crisi: il Governo convoca le parti sociali

Giovedì a Palazzo Chigi verranno illustrate a imprese, banche, e sindacati iniziative "per la stabilità, la crescita, la coesione sociale". Nello stesso giorno incontro delle parti sociali con le forze politiche di opposizione.

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2 agosto 2011

Il governo incontrerà le parti sociali giovedì, a Palazzo Chigi. Una risposta al lungopressing di imprese, banche, sindacati, culminato mercoledì scorso in un documento congiunto per chiedere misure immediate ed efficaci: un patto per la crescita', discontinuità, responsabilità, credibilità agli occhi degli investitori. Sempre per giovedì è poi atteso nel pomeriggio l'incontro di imprese, banche e sindacati con le forze politiche dell'opposizione. Al tavolo con il Governo è prevista la presenza del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (che il giorno prima riferirà in Parlamento sulla crisi economica). Tre i fronti aperti, come sintetizza la lettera di convocazione firmata dal
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta: l'incontro serve ad aprire un confronto su iniziative ''per la stabilità, la crescita, la coesione sociale''. Per le parti sociali l'impegno sul rigore era e resta necessario, ma ora servono subito anche misure per la crescita in un Paese quasi
fermo: quindi riforme, a partire dal fisco, poi liberalizzazioni, semplificazioni, infrastrutture. Sul fronte dell'Esecutivo ha assunto un ruolo centrale, forte, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Che in questi giorni la tenuto le fila dei contatti informali con le parti sociali, ed ha definito ''cinque punti'' per avviare il tavolo di giovedì su una agenda concreta. Temi che il ministro ha anticipato in una intervista al Corriere della Sera: vanno dalla riforma fiscale, a sostegno all'internazionalizzazione delle imprese, stimolo all'impiego dei giovani, liberalizzazioni eprivatizzazioni; poi un focus su investimenti e colli di bottiglia che frenano le opere pubbliche, come secondo punto; terzo: le banche, ed il freno di Basilea3 sul credito alle imprese; quindi il fronte delle relazioni industriali e degli ammortizzatori sociali; e la ''sobrietà democratica'': il
fronte dei tagli ai costi della politica. Non c'e' un caso Tremonti, sottolinea poi il ministro del Lavoro. ''I mercati devono sapere che Tremonti è saldo''.


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