Dal Venerdì di Repubblica: "Il vecchio negozio ha raggiunto il suo peak, ora si chiude"

Dal Venerdì di Repubblica: "Il vecchio negozio ha raggiunto il suo peak, ora si chiude"

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12 maggio 2017

Negli Usa il conto alla rovescia è già iniziato. Ma anche in Italia il destino appare segnato. E solo questione di tempo. Trump ha vinto promettendo ai minatori della West Virginia, tra gli altri, di resuscitare i loro posti di lavoro. Ma c'è un settore che ha perso diciotto volte il numero di addetti di quello minerario senza solleticare il senso per il marketing del nuovo presidente degli Stati uniti. Parliamo del commercio. Da ottobre a oggi grandi magazzini come Macy's e JC Penny hanno cancellato circa centomila posti di lavoro. In questo scorcio di 2017 sono state annunciate nove bancarotte di importanti catene, dalle scarpe a buon mercato di Payless all'elettronica pop di RadioShack. (…)Eppure il Pil statunitense è cresciuto sempre dal 2009 e, con una percentuale di senza lavoro intorno al 5 per cento, si può tecnicamente parlare di piena occupazione. Dunque, se l'economia tira e quasi tutti hanno un salario, perché le saracinesche si abbassano a ritmi che fanno impallidire il 2008, l'annus horribilis della Grande recessione? La versione breve e brusca delle possibili risposte lunghe e diplomatiche l'ha data Jack Ma, miliardario fondatore di Alibaba, la piattaforma di commercio elettronico cinese: «Nei prossimi trent'anni, per gli sconvolgimenti economici che internet ha portato nell'economia, il mondo vedrà molto più dolore che felicità». (…). Dunque, tornando in America, il principale indiziato è proprio il grande concorrente dell'imprenditore dello Zhejiang. Tra il 2010 e l'anno scorso, infatti, il fatturato americano di Amazon è passato da 16 a 80 miliardi l'anno. Quintuplicato. Come se non bastasse circa metà degli americani sono ormai abbonati a Prime, l'opzione che rende gratuita la maggior parte delle consegne, invogliando ulteriormente agli acquisti. Politiche di reso sempre più facili hanno sbaragliato le ultime resistenze psicologiche e ormai l'abbigliamento è la fetta più importante del commercio elettronico. Un effetto collaterale non trascurabile è la tendenziale scomparsa dell'acquisto casuale. Prima, anche solo per capire quale divano comprare, si facevano varie visite nei negozi tradizionali, nel frattempo indulgendo in acquisti minori e non preventivati. Ora la preparazione avviene online e si va a colpo sicuro. La decimazione dei negozi in cemento-e-mattoni ha ovviamente anche cause non elettroniche. Tipo l'eccedenza di centri commerciali che, prima o poi, andava scontata. O il cambiamento delle abitudini di acquisto, «dal materialismo alla socialità», ovvero dall'accumulo di cose alla collezione di esperienze, dai viaggi ai ristoranti, i cui consumi negli ultimi dieci anni sono cresciuti a un ritmo doppio rispetto agli altri settori (e nel 2016, per la prima volta, gli americani hanno speso più in bar e ristoranti che in alimentari). Anche in Italia, passando davanti alle vetrine derelitte di tanti centri storici, la sensazione è che il commercio al dettaglio abbia un radioso futuro alle spalle. La cautela è dovuta innanzitutto alla penuria di dati. Con la cospicua ma campionaria eccezione di un recente studio di Confcommercio che registra come, dal 2008 al 2016, nei quaranta comuni scelti il numero di negozi si sia ridotto del 13,2 per cento, che diventa 14,9 nei centri storici, con punte di 23,4 tra chi vende libri e giocattoli. Mentre l'e-commerce è cresciuto del 14-18 per cento nell'ultimo triennio, con un giro d'affari sui 19 miliardi di euro. Viene in mente Chiuso per Kindle, scritto da due librai romani in funzione apotropaica contro una morte merceologica annunciata. «Sulle librerie il commercio elettronico ha senz'altro avuto un ruolo» concede Mariano Bella che dirige l'ufficio studi di Confcommercio «assai meno sul resto. I 4,5 miliardi di euro spesi nell'alimentare, per dire, sono solo il 3 per cento della spesa totale. Amazon è un problema, ma anche un'opportunità perché spinge i nostri soci a convertirsi all'omnicanalità», ovvero a vendere su strada, web e telefonino. (…) 

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