Dall'Eurogruppo due anni in più per la Grecia

Dall'Eurogruppo due anni in più per la Grecia

I ministri dell'Economia e delle Finanze dei Paesi dell'euro hanno raggiunto l'intesa sull'opportunità di concedere tempo fino al 2016 per rispondere agli obiettivi del patto di bilancio europeo.

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13 novembre 2012

Il via libera alla seconda tranche di aiuti alla Grecia è rimandato di una settimana: l'Eurogruppo ha infatti rinviato al 20 novembre la decisione definitiva per i 31,5 miliardi di euro di cui ha bisogno il governo ellenico per evitare il default. I ministri dell'Economia e delle Finanze dei paesi dell'euro
hanno preso atto di tutti gli sforzi fin qui compiuti dalle autorità greche, sottolineando l'importanza degli ultimi due voti del Parlamento di Atene, ma chiedono al Paese di ''attuare con urgenza le ultime azioni prioritarie rimanenti così da permettere una rapida conclusione'' del percorso di
aggiustamento e favorire il via libera agli aiuti. I diciassette hanno raggiunto l'intesa sull'opportunità di concedere alla Grecia due anni in più per rispondere agli obiettivi del patto di bilancio europeo (o fiscal compact, che prevede la riduzione del deficit sotto il 3% entro il 2014, per la Grecia spostato al 2016). Un provvedimento ''adeguato'', secondo il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Restano però ancora due nodi da sciogliere: le necessità finanziarie e la sostenibilità del debito greco. Di questo si parlerà in occasione della riunione straordinaria dell'Eurogruppo (forse in forma di teleconferenza). Per quella data comunque ''tutti i problemi troveranno una risposta'', ha detto Juncker, al termine della riunione. L'intenzione è dunque quella di erogare i 31,5 miliardi per la fine del mese, ma i dettagli tecnici dell'intervento a sostegno della Grecia non trova il consenso unanime dei soggetti creditori: l'Eurogruppo vorrebbe concedere due anni in più anche per la riduzione del rapporto deficit/Pil, ma il Fondo monetario si oppone. ''Il
nostro obiettivo resta di ridurre il debito greco al 120% del Pil entro il 2020'', ha detto Juncker, secondo il quale ''è probabile che potremmo spostare il nostro obiettivo al 2022''. Contrario il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, che vuole mantenere invariato al 2020 la scadenza
temporale. Su questo ''abbiamo chiaramente punti di vista differenti'', ha riconosciuto. In questa settimana si lavorerà per mettere a posto i tasselli mancanti e cercare di chiudere il capitolo greco.

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