Dettaglianti orafi: vendite di fine 2010 inferiori alle attese

Dettaglianti orafi: vendite di fine 2010 inferiori alle attese

Secondo un'indagine della Federazione, gli orafi che hanno registrato un bilancio invariato rispetto all'anno precedente sono crollati dal 47 al 19 per cento e quelli "in territorio negativo" sono saliti dal 39 al 63 per cento.

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10 marzo 2011

Gioielleria, oreficeria, argenteria, orologeria: non si può affermare che le vendite di fine anno, cioè del dicembre 2010, siano andate particolarmente bene. I dettaglianti orafi che hanno registrato un incremento del numero di oggetti venduti sono passati dal 14 al 18% ma quelli con un bilancio invariato rispetto all'anno precedente sono crollati dal 47 al 19% e quelli "in territorio negativo" sono saliti dal 39 al 63%. Addirittura il 50% dei gioiellieri intervistati ha denunciato un calo di pezzi venduti oscillante fra l'11 e il 30%. E' quanto risulta dall'ormai consueta indagine sulle vendite di dicembre condotta dalla Federdettaglianti Orafi-Confcommercio. I risultati non hanno stupito, perché da un sondaggio informale effettuato nei primi giorni del 2011 era emersa una situazione poco incoraggiante sull'andamento delle vendite di fine anno, tradizionalmente il periodo più importante per il fatturato degli esercizi al dettaglio del settore orafo, gioielliero, argentiero e orologiaio. L'analisi dei dati pervenuti conferma, purtroppo, le prime sensazioni e incita, come suggeriscono molti operatori, a riflettere sulla necessità di avviare campagne promozionali di settore veramente efficaci per far fronte a preoccupanti cali di vendite. Le vendite dunque sono state inferiori alle attese e soprattutto alle speranze. Molti operatori puntano il dito contro i compro oro, che, dicono, hanno ridotto i preziosi a mero strumento finanziario. In questo modo viene offuscata l'immagine del gioielliere tradizionale, coinvolto suo malgrado in un confronto poco gratificante con una realtà commerciale che troppe volte - così "denunciano" non pochi commenti inseriti a margine del questionario - raggira con sotterfugi vari il cliente che vuole monetizzare i propri monili. Altri manifestano il proprio disagio di fronte ai continui mutamenti del mercato, altri ancora sottolineano come l'aumento del prezzo dell'oro, e ultimamente dell'argento, abbia influito sulla vendita, già di per sé debole. Analizzando le singole voci, emerge che nel 2009 le vendite di oreficeria a peso, avevano subito per il 54% degli intervistati un calo di vendite quantificabile tra il 5% ed il 10%, mentre oggi oltre il 40% dei questionari (per la precisione il 43%) denuncia un calo di vendita oscillante tra il 21% ed il 30%. Stesso discorso per l'oreficeria fine ove il 34% accusa un calo di vendita tra il 21% ed 30%, mentre nel 2009 solo la metà di compilatori denunciava un calo tra il 5% ed il 10%. Interessante il dato relativo al 18% degli operatori che dichiara una domanda invariata rispetto allo stesso periodo 2009. Percentuale superiore di 3 punti rispetto a quanto dichiarato nel precedente sondaggio. Rimane invariata per il 32% la richiesta di oreficeria firmata mentre per circa un quarto degli operatori la domanda è diminuita tra l'11% e il 30%. Nel gennaio del 2010, un operatore su dieci aveva dichiarato una domanda invariata di gioielleria no branded mentre oggi ben il 29% dichiara una stabilità della domanda. Addirittura il 29% evidenzia un aumento della richiesta tra il 5 e il 30%. Per il 24% la gioielleria firmata, quindi branded, non ha subito flessioni di quote di mercato; al contrario la stragrande maggioranza degli operatori evidenzia un calo delle richieste. Una forbice che si allarga sempre più. Ben il 26% sottolinea come le richieste siano diminuite tra il 20% ed il 30%. Rallenta il calo delle vendite di argenteria: infatti per il 35% è sostanzialmente stabile dopo il crollo dello scorso anno. Aumenta la richiesta di oggettistica da indosso in argento. Per quanto il quesito su questo tipo di ornamento non sia stato posto, sono molti gli operatori che hanno voluto evidenziare come tale prodotto rappresenti un'alternativa all'oggettistica in acciaio, la cui domanda per il 24% degli operatori è sostanzialmente invariata, rispetto al medesimo periodo 2009 ove era emerso per il 50% dei dettaglianti coinvolti nell'inchiesta un calo quantificabile tra l'11% e il 30%. E' generica la voce relativa all'orologeria, che non tiene conto delle varie fasce di prodotto. In ogni caso, per il 24% la domanda è stazionaria mentre il 39% ha visto aumentare le vendite tra il 5 ed il 20%. I restanti hanno avuto una sensibile flessione delle vendite. L'aumento delle vendite, a detta degli operatori, è legato alle massicce campagne di comunicazione del prodotto orologio che da sempre incidono favorevolmente sull'andamento delle vendite di fine anno.

 

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