Direttiva Servizi: in Umbria "si poteva fare di più"

Direttiva Servizi: in Umbria "si poteva fare di più"

Dalla Regione via libera al provvedimento che fissa i criteri ai quali i Comuni si devono attenere in materia di programmazione urbanistico-commerciale. Dalla Confcommercio regionale un giudizio sostanzialmente negativo.

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3 agosto 2011

"Si poteva fare di più". Lo afferma Confcommercio Umbria a proposito del provvedimento recante gli "Indirizzi e criteri per l'insediamento delle attività del commercio", pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Umbria dopo l'approvazione in Giunta. L'atto - che dà concreta attuazione alla legge regionale 15 del febbraio 2010, che recepiva a livello regionale la cosiddetta direttiva Bolkestein - stabilisce i criteri ai quali i Comuni si devono attenere in materia di programmazione urbanistico-commerciale. Ma secondo Confcommercio la Regione ha perso una occasione per compiere una svolta, non recependo nel provvedimento - come l'organizzazione invece aveva fortemente richiesto e considerava essenziale - il principio della cosiddetta "pluralità dei format", mirante ad assicurare un equilibrato sviluppo tra diverse tipologie distributive, per garantire ai consumatori una idonea disponibilità di servizi commerciali. "L'accoglimento del principio della pluralità dei format - sottolinea il presidente di Confcommercio Umbria,- Aldo Amoni - avrebbe rappresentato una novità nel panorama italiano in tema di programmazione commerciale, con effetti determinanti per il futuro governo del settore. Stante il livello di sostanziale saturazione della rete distributiva in Umbria e la persistente contrazione dei consumi, gli interventi di cui il settore ha bisogno sono essenzialmente di tipo qualitativo, non quantitativo. Il criterio della pluralità dei format rappresentava un sistema per regolare secondo parametri oggettivi il futuro sviluppo della rete commerciale". Il mancato inserimento del criterio della pluralità dei format condiziona fortemente il giudizio complessivo di Confcommercio sugli "Indirizzi per l'insediamento delle attività commerciali", che sono peraltro giudicati positivamente su altri aspetti. "A questo punto - conclude il presidente Amoni - diventa però urgente che la Regione metta mano alla norma organica del commercio, che racchiuda una serie di fattori propulsivi per il settore. Non vogliamo una mera raccolta sistematica delle leggi esistenti e tanto meno una semplice disciplina amministrativa che gestisca saldi, promozioni, distanze, metri quadrati, contingenti. E' invece arrivato il momento per passare ad una normativa che si faccia carico di affrontare i veri nodi della distribuzione. In particolare occorre inserire nell'articolato riflessioni sulla produttività, sulla formazione e qualificazione professionale di operatori ed addetti, sulle aree di sovrapposizione con la normativa del lavoro e con la contrattazione di secondo livello, sulle risorse di cui può disporre il settore e sulle relative finalizzazioni, sulle reti e le filiere, sull'innovazione, sull'internazionalizzazione, su una più stretta correlazione tra programmazione amministrativa ed urbanistica, sui distretti dei servizi, della cultura e del turismo e sul tema dell'abusivismo. Il salto culturale richiesto da questo progetto normativo è grande, ma riteniamo sia una necessità".

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