Draghi: "Governi che non fanno le riforme non vengono rieletti"

Draghi: "Governi che non fanno le riforme non vengono rieletti"

DateFormat

10 ottobre 2014

 

Un messaggio rassicurante, rivolto a tutti, sulle riforme dei mercati del lavoro che "non provocheranno licenziamenti di massa", mentre l'Europa ha "l'urgente necessità" di rilanciare le sue capacità di crescita. Ma poi anche un monito insolitamente duro ai governi: "Se non fanno le cose giuste spariranno per sempre dalla scena politica, perché non saranno rieletti". Se solitamente il presidente della Bce Mario Draghi rivolge le sue parole ai mercati - come nell'intervento ormai entrato nella storia, quando da Londra, nel luglio 2012, in piena crisi dei debiti, impartì una svolta promettendo che la Bce avrebbe fatto "tutto quel che era necessario" per salvare l'euro - stavolta dalla Brookings Institution di Washington ha puntato in un'altra direzione. Draghi ha sì parlato di politica monetaria, del fatto che la Bce resta pronta a fare altro, se necessario, con misure straordinarie, e che intende onorare il suo compito di garantire la stabilità del prezzi, facendo risalire l'inflazione da livelli che giudica troppo bassi. Ma poi, terminato l'intervento, incalzato dalla domanda di uno dei presenti su incentivi o i disincentivi che la politica monetaria accomodante offre ai governi per fare le riforme, Draghi non ha usato toni morbidi. "Spesso è stato giudicato, almeno in alcune parti dell'area euro, che la nostra politica monetaria ha diminuito gli incentivi ai governi ad agire. Mi sembra - ha affermato - che ora tutti questi governi abbiano un incentivo molto potente a fare la cosa giusta. E questo è che se non fanno le cose giuste spariranno per sempre dalla scena politica perché non saranno rieletti". "Quando hai i tassi di disoccupazione al 25 per cento, milioni e milioni di giovani in disoccupazione. Questo è l'incentivo più forte a fare la cosa giusta. Quindi in un certo senso oggi sono più ottimista di quella che è la capacità di risposta, più di quanto lo fossi nel 2002 quando la situazione era meno critica". Secondo Draghi senza riforme in Europa "non può esserci ripresa. Troppo spesso sono state rinviate nelle fasi difficili, per poi essere dimenticate. Dobbiamo urgentemente alzare il potenziale di crescita" dell'area. E qui il presidente della Bce ha voluto rassicurare sugli effetti degli interventi sul mercato del lavoro, contestando le tesi di chi sostiene che le riforme del lavoro nel quadro attuale rischiano di peggiorare la situazione nel breve periodo e di far calare la fiducia. "Non sono d'accordo, nella situazione presente un mercato del lavoro più flessibile non causerebbe licenziamenti in massa". "Il problema che è successo agli inizi degli anni 2000 in diversi Paesi, tra cui il mio, è che per aiutare ad avere più flessibilità i nuovi contratti erano stati fatti incredibilmente flessibili". Draghi ha citato il caso della Spagna in cui c'erano contratti a 1 mese di scadenza. "Immaginatevi persone che lavorano 4 o 5 anni con contratti da 1 mese. Questo di per sé ha prodotto enorme incertezza e depresso la domanda. E quando la crisi è esplosa questi contratti sono stati immediatamente eliminati". Invece, le riforme che sono ora in discussione "consistono di diverse parti. Una è quella che rende più facile assumere, c'è anche una parte che rende più facile licenziare ma non molto. Non la vedo pericolosa per quanto riguarda l'Italia. Anche perché - ha detto Draghi - l'Italia è stata così a lungo in recessione che le imprese che volevano licenziare lo hanno già fatto, non avevano ostacoli. Chi voleva licenziare lo ha già fatto".
 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca