Servizi: alberghi e ristorazione ancora in difficoltà

Servizi: alberghi e ristorazione ancora in difficoltà

Il fatturato delle imprese del settore è tornato nel complesso lo scorso anno a un livello superiore a quello del 2019. Ma la ripresa non riguarda tutte le attività.

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28 febbraio 2022

Nel 2021 l'indice del fatturato delle imprese dei servizi è cresciuto del 14,1% tornando su un livello leggermente superiore a quello precedente lo scoppio della pandemia (+0,5% rispetto all'anno 2019). Lo ha reso noto l'Istat (link ai dati completi in pdf) che però al tempo stesso sottolinea l’esistenza di "una marcata differenziazione tra i settori". I livelli superiori all’inizio della crisi riguardano infatti solo il commercio all'ingrosso, esclusi gli autoveicoli, e i servizi di informazione e comunicazione, mentre restano sotto il livello di fatturato del 2019 le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, le agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, il trasporto e magazzinaggio e le attività professionali, scientifiche e tecniche.

Nel quarto trimestre l'indice è cresciuto del 2,1% rispetto al trimestre precedente e del 13,6% sul 2020. In crescita congiunturale quasi tutti i settori, con le attività dei servizi di alloggio e ristorazione ancora in calo (-1%).

 

Il commento di Confcommercio

“Anche il settore dei servizi, in linea con quanto era già emerso da altri indicatori, ha chiuso il 2021 in forte rallentamento. I dati testimoniano i ritardi nel recupero dei livelli di attività pre-crisi sia dei servizi di alloggio che di ristorazione, le cui dinamiche appaiono decrescenti anche rispetto al terzo trimestre del 2021. Così l’Ufficio Studi confederale, secondo il quale “nel complesso, lo scorso anno ha mostrato un’inaspettata capacità di reazione del tessuto produttivo nel  suo insieme, le cui dinamiche aggregate hanno superato ogni più rosea previsione. Tuttavia, resta l’elemento di debolezza costituito dalle differenti performance settoriali, conseguenza della diversa distribuzione degli shock della pandemia e delle restrizioni tra i diversi comparti produttivi. I più colpiti nel terziario di mercato sono quelli che manifestano a tutt’oggi difficoltà che rischiano di essere prolungate e acuite tanto dalla crisi energetica quanto dalle tensioni geopolitiche, i cui potenziali riflessi negativi sul nostro turismo non devono essere sottovalutati”.

 

Federalberghi: "servono nuovi interventi"

Il comparto degli alloggi non è ancora uscito dal tunnel della pandemia e ha bisogno di nuovi aiuti. Secondo i dati di Federalberghi, sono molte le strutture che non hanno potuto riaprire da marzo 2020 e non è bastato il periodo estivo per risollevarli. "Ci aspettiamo che la prossima discussione parlamentare sul decreto Sostegni ter - ha commentato il presidente Bernabò Bocca - irrobustisca nuovi interventi e be reintroduca altri".

In particolare le richieste della Federazione sono:

  • l'estensione dell'esonero contributivo per tutti i rapporti di lavoro stagionale e a tempo indeterminato attivi nel primo semestre;
  • la proroga per tutto il primo semestre del credito d'imposta per canoni di locazione di immobili;
  • il ripristino dell'esonero Imu;
  • il rafforzamento dei provvedimenti sulla possibilità di cessione del credito d'imposta;
  • una migliore transizione tra i sistemi di integrazione salariale;
  • la proroga delle moratorie sui finanziamenti in essere e l'estensione delle garanzie sui nuovi.

"La situazione sta diventando ancora più tragica a causa dei rincari nel costo dell'energia non c'è più molto tempo per salvare un settore cruciale nell'economia del Paese. Sostenere ancora gli alberghi italiani vuol dire permettere alle imprese di salvare migliaia posti di lavoro", ha concluso Bocca. 

 

Fipe: "Ricavi inferiori del 22% rispetto ai livelli pre-Covid"

Il settore della ristorazione ha concluso il 2021 in grande difficoltà. Secondo infatti i dati di Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, nonostante un incremento del 65,3% nell'ultimo trimestre, l’anno si è chiuso con una perdita di circa 21 miliardi di euro (-22,4%) rispetto al 2019. Il saldo positivo nella parte finale dell’anno “va analizzato – ha spiegato Fipe – con cautela, perché frutto del confronto con un periodo, il quarto trimestre del 2020, contraddistinto da lunghi periodi di inattività per le restrizioni anti Covid imposte alle imprese”.

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