Federmobili: "un 2012 al limite della sostenibilità"

Federmobili: "un 2012 al limite della sostenibilità"

Negli ultimi cinque anni per la macro filiera legno-arredo -14 miliardi di fatturato alla produzione, -52mila posti di lavoro, -40 per cento di consumo nazionale. Tambelli: "imposte e tariffe stanno portando al collasso gli imprenditori".

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16 gennaio 2013

L'anno che si è appena concluso è stato, per gli associati Federmobili-Federazione Nazionale dei negozi di Arredamento, al limite della sostenibilità. D'altra parte, il bilancio di cinque anni di crisi per la macro filiera legno-arredo parla chiaro: meno 14 miliardi di fatturato alla produzione, meno 52mila posti di lavoro, meno 40% di consumo nazionale. In più, gli imprenditori commerciali del settore arredo, con fatturati che nel 2012 si sono contratti anche del 30%, si trovano con un carico fiscale che rischia seriamente di essere motivo principale delle cessazioni delle attività. E il "colpo di grazia" potrebbe arrivare con la prima rata della Tares, il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi che quest'anno sostituirà Tarsu e Tia. "Le imposte e le tariffe che gravano sulle nostre imprese - afferma Mauro Tambelli, presidente nazionale di Federmobili - stanno portando al collasso gli imprenditori del nostro settore. L'introduzione della Tares, dell'Imu e degli altri balzelli che non dipendono dal fatturato e dalla redditività dell'azienda sono insostenibili. Siamo consci che per il Fisco l'aumento di un 3,8% delle entrate nei primi undici mesi del 2012 sia un ottimo risultato, ma non si può non sottolineare che l'aumento del gettito è dovuto soprattutto all'introduzione dell'Imu e che al risultato positivo fa da contraltare un calo del gettito Iva, nello stesso periodo, dell'1,8%. Questo nonostante l'aliquota sia stata aumentata di un punto percentuale lo scorso anno con una ripercussione sui consumi devastante, soprattutto per i beni semi durevoli come l'arredamento". "I Comuni, nel calcolo della Tares - continua Tambelli - devono necessariamente considerare che le ampie superfici dei locali dove si svolgono le attività lavorative, come nel nostro caso, non sono direttamente correlabili ad una maggiore produzione di rifiuti. Un'impresa commerciale che vende mobili è già soggetta ai costi della differenziazione degli imballaggi ed a quelli del conferimento dei rifiuti diversi, con il risultato che nel cestino finiscono, esclusivamente, i rifiuti che si producono con l'attività giornaliera svolta nei soli spazi destinati ad ufficio e, quindi, solo su queste metrature andrebbe calcolata la tassa. "Chiedo - conclude Tambelli - un intervento della politica che salvaguardi il nostro settore da una catastrofe annunciata. Lo scorso dicembre abbiamo rilanciato con forza al Governo una proposta che garantirebbe un incremento dei consumi nazionali di arredamento pari a oltre 1 miliardo di euro nel primo semestre 2013, con evidenti benefici a cascata su numerosi altri settori: l'estensione della detrazione Irpef del 50% agli arredi destinati alle abitazioni oggetto di interventi di ristrutturazione. Se attuata, questa misura, può garantire una ripresa dei consumi in uno dei settori vitali del Made in Italy salvando decine di migliaia di posti di lavoro e senza alcun incremento dei costi per lo Stato".

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