Federmoda: "Momento delicato, serve un accordo di filiera per sostenere il settore del retail"

Federmoda: "Momento delicato, serve un accordo di filiera per sostenere il settore del retail"

A settembre vendite autunnali in forte calo a causa del clima estivo. Il presidente Giulio Felloni: "Gli operatori del settore chiedono un credito d'imposta per gli affitti, Iva agevolata sui prodotti made in Italy e un bonus moda per l'acquisto di prodotti ecosostenibili".

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5 ottobre 2023

Secondo i primi dati del sondaggio sulle aziende associate a Federazione Moda Italia-Confcommercio, il mese di settembre si è concluso con un calo delle vendite del 6% registrando una ridotta propensione agli acquisti di moda per le eccezionali condizioni metereologiche. Il 54% ha evidenziato un valore delle vendite negativo, a fronte di un 27% positivo e un 18% stabile. "In un settembre caldo con temperature sorprendentemente miti nonostante il cambio di stagione – ha affermato Giulio Felloni, presidente Federazione Moda Italia- Confcommercio - i negozi di moda hanno registrato il rinvio di almeno un mese degli acquisti di maglieria, giacche, abiti, giubbotti, abbigliamento e calzature più pesanti sia per la donna che per l’uomo. Dal punto di vista dell’offerta commerciale la stagione estiva è finita, ma quella metereologica sta mettendo in difficoltà i nostri negozi che devono affrontare gravosi problemi che vanno da magazzini sempre più pieni ed assortiti alle sfide finanziarie legate alle scadenze dei pagamenti, nonché spese generali come tasse, costi energetici, affitti indicizzati e costo del personale".

"Per affrontare questa emergenza – ha proseguito Felloni – Federazione Moda Italia-Confcommercio ritiene fondamentale trovare un accordo di filiera con i fornitori per prorogare le scadenze dei pagamenti autunnali. Inoltre, ci aspettiamo un intervento governativo sulla riduzione dei costi di locazione al fine di alleviare la pressione finanziaria e una tassazione meno invasiva prevedendo anche la riduzione dell’IVA al 10% sui prodotti di moda ed in particolare su quelli made in Italy e sostenibili. Tutto questo per evitare che un grande patrimonio rappresentato dai negozi di vicinato possa essere intaccato procurando la perdita di migliaia di posti di lavoro".

"È poi fondamentale – ha concluso Felloni – sottolineare il ruolo cruciale dei negozi di moda nella vita delle nostre città, dei nostri paesi e dei nostri centri storici contribuendo alla crescita non solo economica ma anche sociale e psicologica".

 

 

Felloni su Panorama Economy 

Con l'autunno e, cambiamento climatico permettendo, l'abbassamento delle temperature, torna l'esigenza e la voglia di acquistare qualche nuovo capo di abbigliamento, magari non on line ma entrando in un negozio vero e proprio. "I commercianti sono pronti con grande entusiasmo ad allestire le nuove vetrine con colori, modelli e capi di qualità che contribuiscono alla vivacità e alla vitalità dei nostri centri storici, delle vie commerciali e delle periferie delle città e dei piccoli paesi", dice Giulio Felloni, presidente Federazione Moda Italia - Confcommercio. "Ma il momento impone delle riflessioni di filiera perché i rialzi di listino e il mantenimento dei budget dettati dall'industria della moda potrebbero non essere più economicamente sostenibili dai commercianti e dagli stessi consumatori, alle prese con i rincari generalizzati e gli effetti dell'inflazione". Fino ad oggi, i commercianti hanno svolto una funzione di contenimento degli aumenti dei listini, riducendo i ricavi per far sì che il prodotto fosse ancora appetibile. "Si tratta di aumenti in alcuni casi indiscriminati e non più accettabili, perché sappiamo che il consumatore finale ha una capacità di spesa non aumentata rispetto al passato, anzi" osserva Felloni. "Sarà importante dedicare tempo ed attenzione ai rapporti di filiera come abbiamo sottolineato al ministro Adolfo Urso al Tavolo della Moda ad inizio agosto. Dobbiamo fare un ragionamento generale per rendere i prodotti accessibili, altrimenti ci si sposta solo sul lusso e l'extralusso". Nonostante la congiuntura complicata, il retail italiano della moda vuole essere portatore di un messaggio positivo. Ma allo stesso tempo chiede al Governo un sostegno concreto. "Gli affitti dei locali commerciali sono aumentati" spiega il presidente di Federazione Moda Italia, "a fine anno ci troviamo in pratica a pagare una mensilità in più. Per questo chiediamo un credito d'imposta per abbatterne il costo. Proponiamo inoltre un'Iva agevolata sui prodotti Made in Italy, alla cui difesa il ministro Urso tiene moltissimo: li renderebbe più appetibili anche in questa fase. Infine chiediamo un bonus moda per l'acquisto di prodotti ecosostenibili. Per esempio, così come succedeva con la rottamazione delle vecchie auto, si potrebbe pensare a una sorta di rottamazione di un capo vecchio e obsoleto anche da un punto di vista ecologico, per acquistare un capo nuovo: un sistema per incentivare i consumi e agevolare la ripartenza". Misure che possono aiutare i negozianti della moda a continuare a svolgere un ruolo che non è solo economico, ma anche sociale. «Siamo centinaia di migliaia di negozi - rimarca Felloni - contribuiamo a rendere vivibili le nostre città. Ma questo è un mestiere che sta diventando sempre più difficile». Vediamo tutti i negozi chiusi nei centri storici, le saracinesche abbassate che se riaprono diventano spesso ristoranti, bar, società di servizi. "Non vogliamo perdere l'artigianalità della vendita, la consulenza, la vicinanza psicologica al cliente" afferma il presidente di Federazione Moda Italia - Confcommercio. "Il rapporto umano con il venditore su internet non c'è. Le nostre vetrine esprimono la possibilità di vedersi vestiti in un certo modo, l'abbinamento di una giacca, una camicia, un pantalone e una sneaker. Insomma i negozi devono restare aperti anche se piccoli, altrimenti resteranno solo i grandi venditori, governati dall'intelligenza artificiale". 

tratto da Panorama Economy

di Riccardo Venturi

 

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