FINE D'ANNO "NERA" PER IL TURISMO ITALIANO

FINE D'ANNO "NERA" PER IL TURISMO ITALIANO

La flessione delle presenze straniere in Italia potrebbe raggiungere i 2,5 milioni di unità. Sul fronte interno, per l'Osservatorio Ciset-Confturismo, il calo della vendita della biglietteria aerea è tra il 41_ e il 55_. Crollo dei pacchetti turistici.

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11 dicembre 2001

Una brutta fine d’anno per il turismo

 

Secondo gli operatori del settore turismo, ascoltati dalla Commissione Industria del Senato, la flessione delle presenze straniere in Italia in questo scorcio di fine anno potrebbe raggiungere i 2,5 milioni di unità delle quali il 50% è rappresentato da nordamericani e giapponesi. Gli operatori ribadiscono la richiesta di interventi urgenti, per arginare i danni della crisi del turismo che farà registrare un calo molto forte delle presenze a fine anno. Un blocco dei flussi di turismo internazionale che farà segnare una perdita di circa 600 miliardi di lire, una cifra che rappresenta la retribuzione annua di 21mila addetti nelle imprese che operano nei diversi settori del turismo italiano. E nel 2002 se si continuerà così, si avranno perdite quantificate in 6,6 milioni di presenze e in 1.600 miliardi di lire.

Sul fronte del mercato interno, l’Osservatorio Ciset-Confturismo stima essere tra il 41% e il 55% il calo della vendita della biglietteria aerea con un crollo della prenotazione di pacchetti turistici intorno al 55%. Secondo Assoturismo (Confesercenti), per agenzie di viaggio e tour operator la stima delle perdite prevede un calo del 37% del fatturato nei mesi da settembre a dicembre per un totale d circa 1.000 miliardi.

Tra le misure urgenti richieste dal settore, ci sono la fiscalizzazione degli oneri sociali, la riduzione dal 20 al 10% dell’aliquota Iva, l’estensione, fino al 31 dicembre 2002, della Cassa integrazione straordinaria, il differimento dei termini per i versamenti di imposte e contributi, la riduzione del presso del gasolio da riscaldamento per gli alberghi, la riduzione Iva per gli stabilimenti balneari dal 20 al 10%, la maturazione di un credito di imposta.

C’è però anche bisogno di interventi di lungo periodo. In particolare, per Confcommercio la mancanza d’infrastrutture del sud è da sanare “perché così il “prodotto'' italiano non può essere venduto. Sole, mare e patrimonio culturale, artistico e religioso non bastano”. Tutti d’accordo infine sul no al taglio di 15 miliardi previsto dalla Finanziaria all’Enit, in un momento nel quale la promozione turistica all’estero è fondamentale come motore di ripresa.

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