I CONTI PUBBLICI SONO A RISCHIO?

I CONTI PUBBLICI SONO A RISCHIO?

D:17-9-2004 P:01 T:ECONOMIA IN STALLO, PROSPETTIVE POCO INCORAGGIANTI

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17 settembre 2004
I conti pubblici sono a rischio

I conti pubblici sono a rischio?

                  

Il dato di agosto 2004 sull’andamento del fabbisogno solleva interrogativi riguardo alla tenuta dei conti pubblici e al contenimento dell’indebitamento al di sotto della soglia del 3%. Nelle stime governative dell’ultimo Dpef, il fabbisogno del settore statale dovrebbe attestarsi, a fine anno, intorno ai 62 miliardi di euro (il 4,6% del Pil), per consentire un indebitamento netto di poco inferiore ai 40 miliardi di euro, pari appunto al 2,9% del Pil.

Un primo fattore di rischio è che a tutt’oggi, la somma dei flussi mensili del fabbisogno ha toccato quota 42,5 miliardi di euro, circa 10 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2003 e del 2002. Si tratta di un peggioramento che ha riguardato, nel corso dei singoli mesi dell’anno, soprattutto la spesa corrente al netto degli interessi. Infatti, nel primo semestre di quest’anno, mentre le entrate hanno mostrato un profilo leggermente declinante rispetto allo stesso periodo del 2003 (-2%), le spese correnti al netto degli interessi stanno evidenziando una crescita oltremodo sostenuta (+7,4%), che se dovesse mantenere tali ritmi anche nella restante parte del 2004, comprometterebbe seriamente la possibilità di contenere il fabbisogno entro il tetto dei 62 miliardi di euro fissato dal governo.

Questa crescita fuori controllo delle spese, peraltro, si sta delineando nonostante il forte calo della spesa per interessi (-13,3% rispetto al primo semestre 2003) e le entrate aggiuntive dell’Iva sui carburanti per effetto del continuo apprezzamento dei corsi petroliferi sui mercati internazionali.

Nel periodo gennaio-luglio, il gettito aggiuntivo per l’erario, derivante dall’Iva, è risultato pari a circa 340 milioni di euro per benzina e gasolio. Nel complesso, la spesa corrente (interessi compresi), pur in presenza di un minor onere del servizio del debito pubblico, è aumentata nei primi sei mesi del 4,4% in termini tendenziali, una dinamica ben superiore sia all’inflazione, sia alla variazione in valore del Pil.

Appaiono così legittimi i dubbi, data la nota rigidità per la maggior parte dei meccanismi di spesa, relativi all’effettiva possibilità di applicare la “disciplina” del cosiddetto metodo Brown, fissando nel 2005 il tetto massimo delle uscite per le Amministrazioni centrali al 2%, escludendo dal vincolo prestazioni sociali e sicurezza, il cui incremento potrebbe arrivare fino al 3,9%.

Sullo sfondo, infatti, si delineano le iniziative ancora in stand by e in attesa degli stanziamenti della Finanziaria, dalla seconda parte delle riforma della scuola, allo sviluppo della banda larga, alle molteplici esigenze della Giustizia e dell’Agricoltura, senza dimenticare il confronto conflittuale, e forse aspro, per il rinnovo dei contratti pubblici, le pressanti richieste di fondi degli enti locali e i presumibili costi sociali del piano di risanamento dell’Alitalia. 

Un secondo fattore di rischio per la stabilizzazione dei rapporti caratteristici di finanza pubblica, cioè il fabbisogno e l’indebitamento in rapporto al Pil, potrebbe derivare proprio dalla minore crescita del prodotto interno lordo del 2004. I dati del primo semestre, infatti, denotano che il ritmo di incremento si dimostra ancora troppo basso anche per centrare il modesto obiettivo dell’1,2% a fine anno, indicato proprio nell’ultimo Dpef. Per raggiungere quel risultato, infatti, la crescita media negli ultimi due trimestri dovrebbe essere non inferiore allo 0,6% congiunturale, tasso di incremento che l’economia italiana ha sperimentato l’ultima volta nell’anno 2000, quando il Pil chiuse al +3%.

Se il secondo semestre, invece, evidenzierà dinamiche congiunturali in linea con quelle dei primi due trimestri dell’anno, cioè tassi dello 0,3-0,4%, a fatica si riuscirà a realizzare una crescita dello 0,9%, cioè tre decimi di punto in meno della stima del Dpef, con un minor incremento di circa 2,4 miliardi di euro in termini nominali, che rischieranno di far slittare il rapporto indebitamento/Pil oltre il 3%, nonostante la manovra correttiva già predisposta di 7,5 miliardi di euro.

 

LA FINANZA PUBBLICA NEL CORSO DEL 2004

(milioni di euro a prezzi correnti)

 

gen-giu 03

gen-giu 04

var. tend.

Entrate (a)

187.725

183.993

-2,0%

Uscite (b)

213.123

222.426

4,4%

 - di cui: interessi

31.558

27.352

-13,3%

Uscite al netto interessi

181.565

195.074

7,4%

Fabbisogno (a) - (b)

-25.398

-38.433

Var. ass. 13.035

 

 

 

 

Per memoria:

 

 

 

2004

2005

 

Fabbisogno DPEF

-62.000

-83.000

 

 - in rapporto al PIL

-4,6%

-5,9%

 

Indebitamento DPEF(*)

-39.574

-62.650

 

 - in rapporto al PIL

-2,9%

-4,4%

 

Manovra correttiva

-

24.000

 

Indebitamento DPEF

 

-38.064

 

 - in rapporto al PIL

 

-2,7%

 

(*) Per il 2004 incorpora la manovra correttiva da 7,5 miliardi di euro.

FONTE: ELABORAZIONI CENTRO STUDI CONFCOMMERCIO SU DATI MINISTERO DELL’ECONOMIA.

 

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