I punti principali del decreto di riassetto e riammodernamento della rete

I punti principali del decreto di riassetto e riammodernamento della rete

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7 novembre 2001

I punti principali del decreto di riassetto e riammodernamento della rete

 

Obiettivo del decreto di riassetto e riammodernamento della rete distributiva del carburante è di “migliorare l’efficienza complessiva del sistema distributivo” e di “favorire il contenimento dei prezzi e l’incremento, anche qualitativo, dei servizi all’utenza”. Le linee guida che ridisegnano il sistema poggiano su due tipi di azioni: banche dati regionali per migliorare la conoscenza del sistema di distribuzione e razionalizzazione dell’offerta “attraverso la riduzione del numero di impianti” e, di conseguenza, l’aumento dell’erogato medio.

“Priorità è favorire la chiusura degli impianti incompatibili, non adeguabili con il loro eventuale riposizionamento o delocalizzazione”. Gli impianti “incompatibili” sono quelli nei centri abitati, in zone pedonali e/o a traffico limitato o quelli privi di sede propria, per i quali il rifornimento avviene sulla sede stradale.

Limitazioni sono previste anche fuori dai centri abitati per i distributori collocati in punti critici come le biforcazioni delle strade, le curve, gli incroci o in altre colocazioni che possano ostacolare la circolazione.

Il compito di stabilire le priorità è affidato alle Regioni, che potranno - in accordo con operatori e gestori – “attribuire diversa priorità”. Le verifiche sono affidate ai Comuni,  che “dichiareranno la decadenza dell’autorizzazione per gli impianti” che ricadono in queste categorie. Per facilitare le chiusure degli impianti è prevista la possibilità di accordi di programma con operatori, Comuni, Province e Regioni. A queste ultime è anche affidato il compito di programmare i bacini di utenza sulla base anche di una serie di parametri come il carburante erogato a livello regionale, i flussi di traffico, le stazioni di servizio esistenti.

Per i nuovi impianti è prevista la possibilità di accedere a uno “sportello unico” che potrà rilasciare le autorizzazioni; inoltre, “si individueranno più tipologie o meglio più standard qualitativi in grado di caratterizzare e diversificare i nuovi impianti” e si verificherà, prima del via libera, l’assenza delle condizioni di incompatibilità”. Per lo spazio fra gli impianti “si ritiene di non dover fissare a livello nazionale alcuna distanza minima obbligatoria, ma dare l’indicazione che la previsione nella programmazione regionale di distanze, sia pure minime, sia comunque obbligatoria”.

Fra i criteri per l’installazione dei nuovi impianti, l’individuazione di una tipologia di servizio minima che tenga conto “dell’esigenza di garantire il servizio all’utenza nelle zone territorialmente svantaggiate” in relazione al bacino di utenza e ai flussi di traffico. In ogni caso, la tipologia di riferimento '”potrà promuovere la vendita di tutti i tipi di carburante, la presenza di attività commerciali integrative, la presenza del servizio self-service post pagamento”. Non è inoltre prevista l’imposizione di un tetto massimo percentuale riferito ad alcuni carburanti (gpl e metano).

Infine, l’installazione di nuovi impianti su aree pubbliche individuate dai Comuni dovrà avvenire “attraverso gare”.

L’ammodernamento della rete è affidato alla programmazione delle Regioni, che potranno scegliere gli strumenti che riterranno più adatti “in relazione alle specificità del territorio e a come nei singoli territori si è sviluppata la rete distributiva”. Inoltre, le Regioni potranno accelerare il processo di ammodernamento con “incentivi di carattere amministrativo, economico e finanziario, a favore di tutti gli operatori del settore”. Le Regioni avranno sei mesi di tempo per adottare il Piano e lo stesso lasso di tempo è previsto per i Comuni a partire dalla data in cui si adegueranno le Regioni.

 

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