Indicatore consumi Confcommercio: male l'alimentare, crolla la mobilità, tiene l'ICT

Indicatore consumi Confcommercio: male l'alimentare, crolla la mobilità, tiene l'ICT

L’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) segnala a marzo una riduzione dell’1,3% in termini tendenziali ed un aumento dell’1,0% rispetto a febbraio (tabb. 2 e 3). Il dato congiunturale destagionalizzato, dovuto soprattutto all’incremento della spesa reale per la mobilità, va interpretato come un rimbalzo rispetto a febbraio, mese in cui l’andamento di alcune voci di consumo era stato condizionato da fattori eccezionali. Se si guarda alla media mobile a tre mesi, anche nel primo trimestre la tendenza è stata caratterizzata da una diminuzione dei volumi acquistati dalle famiglie (fig. 2). La tendenza al ridimensionamento, in atto dalla fine dell’estate del 2011, ha assunto peraltro toni molto accentuati portando, in pochi mesi, l’indicatore su livelli addirittura inferiori a quelli registrati nel 2009 e prossimi a quelli di inizio 2006.

I dati sui consumi si inseriscono in un contesto che mostra segnali negativi per tutti gli indicatori congiunturali, quantitativi e qualitativi, ad indicare come la recessione in atto non abbia ancora raggiunto il picco negativo. Stando alle prime stime di Confindustria, infatti, ad aprile la produzione industriale ha registrato, dopo il modesto recupero di marzo (+0,4%), una diminuzione dello 0,6% in termini congiunturali; in ulteriore ridimensionamento sono risultati, nello stesso mese, gli ordinativi. Inoltre, il protrarsi di condizioni negative ha determinato un significativo peggioramento del mercato del lavoro. Nel mese di marzo, secondo le stime provvisorie dell’Istat, il tasso di disoccupazione è salito al 9,8% (35,9% per la fascia 15-24 anni). Come già segnalato nei mesi precedenti, il sensibile aumento dei disoccupati (circa mezzo milione in un anno) è solo in parte imputabile alla riduzione del numero di occupati, riflettendo essenzialmente una diminuzione degli inattivi. Il permanere di questa situazione, che segnala una maggiore attività nella ricerca di lavoro nonostante le crescenti difficoltà nel trovare un’occupazione, sembra avvalorare l’ipotesi che, in presenza di una significativa riduzione del reddito disponibile delle famiglie, siano entrate nel mercato fasce di popolazione che fino ad alcuni mesi fa si erano mostrate meno disponibili. In particolare questa tendenza sembra interessare le donne, segmento che evidenzia anche una sia pur contenuta crescita dei livelli occupazionali.

In questo contesto si è registrato, nel mese di aprile, un peggioramento del sentiment delle famiglie e delle imprese a segnalare come la percezione di un’uscita per nulla immediata dalla crisi stia permeando tutto il sistema.

La dinamica tendenziale dell’ICC di aprile riflette un aumento dello 0,6% della domanda relativa ai servizi ed una riduzione della spesa per i beni del 2,0%.

Anche a marzo il quadro d’insieme evidenzia un deterioramento della domanda per quasi tutte le macrofunzioni di spesa che compongono l’ICC, con una riduzione particolarmente accentuata per la mobilità (-16,3%). Il dato ha riflesso l’aggravarsi della situazione del mercato delle autovetture ed il permanere di difficoltà nei consumi di carburanti. Per quest’ultimo segmento, la riduzione, seppure di minor rilievo rispetto a quanto registrato a febbraio, conferma come le famiglie di fronte a prezzi in continua ascesa (negli ultimi due anni benzina e gasolio hanno mostrato un incremento prossimo al 40%) abbiano reagito comprimendo la domanda. 

Continuano a fare eccezione alla generalizzata tendenza alla riduzione, i consumi per i beni e i servizi per le comunicazioni (+11,5%), la cui domanda continua ad essere sostenuta in misura di un certo rilievo dalla componente relativa ai beni per l’ICT domestico.

Anche le spese per i beni e servizi per la cura della persona hanno mostrato, a marzo, una dinamica favorevole (+2,1%), evoluzione imputabile essenzialmente ai prodotti farmaceutici e terapeutici. In ulteriore ridimensionamento sono risultati, a marzo 2012, i consumi di abbigliamento e calzature (-3,6%), quelli per i beni e servizi per la casa (-2,8%) e quelli per l’alimentazione, le bevande ed i tabacchi (-1,7%).

LE DINAMICHE CONGIUNTURALI

I dati destagionalizzati e corretti per i valori erratici mostrano, a marzo, un aumento dell’ICC dell’1,0% (tab. 3). Il dato va letto con estrema cautela in quanto per alcuni segmenti di consumo si è trattato di un parziale recupero rispetto alle consistenti riduzioni registrate a febbraio, che erano state indotte da fattori, come le pessime condizioni atmosferiche. Le tecniche di destagionalizzazione non riescono a cogliere completamente questi fenomeni. In termini di media mobile a tre mesi l’indicatore segnala un’ulteriore flessione dei consumi (fig. 2), scesi a livelli inferiori rispetto al 2009 e tornati sui valori di inizio 2006. Nel mese di marzo il recupero della domanda ha interessato sia i beni (1,1%) che i servizi (1,0%), coinvolgendo quasi tutti i segmenti di consumo. In particolare l’aumento più significativo si è riscontrato nel settore della mobilità (+5,1% rispetto a febbraio), segmento che aveva subito più di altri gli effetti negativi delle avverse condizioni meteorologiche. Fanno eccezione all’andamento generale l’abbigliamento e le calzature (-0,8%) ed i beni e servizi per la casa (-0,5%).

LE TENDENZE A BREVE TERMINE DEI PREZZI AL CONSUMO

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di maggio 2012 si stima una variazione congiunturale nulla dell’indice dei prezzi al consumo. Il dato porterebbe ad una contenuta discesa del tasso tendenziale, stimato attestarsi al 3,2%, a fronte del 3,3% registrato ad aprile.

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