L'OGGI E IL DOMANI DEL COMMERCIO IN ITALIA E ...

L'OGGI E IL DOMANI DEL COMMERCIO IN ITALIA E ...

       01/00       Roma, 03.01.00

 

Un’analisi di Confcommercio

 

L’OGGI E IL DOMANI DEL

COMMERCIO IN ITALIA E NEL MONDO

 

Reggono le piccole imprese di nicchia, cresce l’E-Commerce, aumentano i processi di fusione tra grandi imprese: questi alcuni elementi emersi dalla analisi del Centro Studi di Confcommercio sull’evoluzione della distribuzione in Italia.

 

Il commercio al dettaglio italiano si sta evolvendo verso un modello duale: da un lato, le piccole imprese identificabili con i negozi di vicinato che, pur riducendosi nel complesso, mostrano individualmente una grande vitalità ed una capacità di rimanere attivamente sul mercato; dall’altro, le grandi superfici, con ricavi medi per impresa molto elevati in termini di consistenze, ma caratterizzati da una crescita più lenta in termini di dinamica.

 

Vendite al dettaglio in quantità per impresa

(miliardi di lire 1995)

Classi di addetti

1996

1997

1998

1999(a)

0 – 2

0.55

0.56

0.57

0.55

3 – 5

2.04

2.08

2.13

2.06

6 – 9

2.43

2.40

2.39

2.27

10 – 19

5.41

5.38

5.33

5.10

20 e oltre

27.85

27.96

28.25

27.48

TOTALE

1.03

1.05

1.08

1.05

 

variazioni %(b)

0 – 2

 

2.0

2.3

1.6

3 – 5

 

2.2

2.3

3.0

6 – 9

 

-1.1

-0.6

-1.2

10 – 19

 

-0.6

-1.1

0.0

20 e oltre

 

0.4

1.0

2.2

TOTALE

 

2.4

2.7

2.9

(a) gennaio - ottobre

(b) la variazione del 1999 rispetto al 1998 è calcolata su dieci mesi

FONTE: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO.


L’evoluzione delle strutture

 

L’entrata in vigore della riforma del commercio costituisce un elemento fondamentale nell’evoluzione delle strutture distributive, perchè prevede un profondo ripensamento delle politiche di insediamento e di sviluppo commerciale.

 

In particolare l’attribuzione alle Regioni ed ai Comuni dei compiti di programmazione e di definizione delle norme che regolano gli insediamenti commerciali, comporterà un cambio di marcia dei processi di sviluppo e tutto questo con una varietà di approcci differenziati su scala regionale, ma anche con un’ulteriore articolazione su scala comunale.

 

Nel corso del 1999, i dati relativi ai primi nove mesi, segnalano per il commercio al dettaglio un saldo negativo di oltre 10 mila imprese, sintesi di 28.288 iscrizioni ai registri camerali e 38.431 cancellazioni, quasi totalmente dovuto alle ditte individuali.

 

NATI MORTALITA’ DELLE IMPRESE DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO -1999

 

Iscritte

Cessate

Saldo

1° Trimestre

8.479

17.511

-9.032

2° Trimestre

7.864

9.933

-2.069

3° Trimestre

11.945

10.987

958

Genn.-Sett. ‘99

28.288

38.431

-10.143

Fonte: Elaborazione Centro Studi Confcommercio

 

Dopo due trimestri caratterizzati da saldi negativi, è seguito un terzo (luglio-settembre) con un saldo positivo di entità minima che non recupera il peggior andamento precedente e non giustifica le certezze, da più parti manifestate, di essere di fronte ad una inversione di tendenza.

 

Dal punto di vista territoriale il ridimensionamento della rete ha interessato tutte le aree del Paese, con particolare evidenza nel Nord-Ovest ed ha coinvolto tutte le forme giuridiche ad eccezione delle società di capitali.

 

NATI MORTALITA’ DELLE IMPRESE DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO 

GENNAIO–SETTEMBRE 1999

 

TOTALE

SOC. CAP.

 

SOC. PERS.

 

DITTE INDIV.

ALTRE FORME

Nord-Ovest

-3.682

-6

-489

-3.184

-3

Nord-Est

-1.947

121

-105

-1.948

-15

Centro

-2.275

14

-305

-1.976

-8

Sud

-2.239

208

81

-2.531

3

ITALIA

-10.143

337

-818

-9.639

-23

 

Fonte:Elaborazione Centro Studi Confcommercio

 

La crisi delle imprese del dettaglio è un fenomeno non nuovo, peraltro più volte messo in evidenza, che si è sviluppato nel corso degli anni ‘90 con gravi ripercussioni sia dal punto di vista occupazionale, sia per quanto riguarda la riduzione di servizi commerciali, in particolari alimentari, a disposizione dei consumatori in molte zone del paese, già poco servite.

 

Si tenga conto che in questo settore, nel periodo 1995-1998, gli archivi delle Camere di Commercio hanno registrato oltre 250 mila cancellazioni riguardanti soprattutto le ditte individuali.

 

L’incertezza dello scenario di riferimento e le difficoltà che incontrano ancora le imprese impongono, quindi, di individuare tutte le vie percorribili per fermare un esodo che continua a coinvolgere le imprese marginali, ma che in alcuni casi può riguardare anche imprese con una solida cultura imprenditoriale, costrette a chiudere in mancanza di sostegni validi per gli investimenti innovativi.

 

LO SVILUPPO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE NEL 1998

(var.ass. n. esercizi e mq. rispetto al ’97)

 

Supermercati

Iper

Grandi Magazzini

 

n.es.

Mq.

n.es.

Mq.

n.es.

Mq.

Nord-Ovest

123

130.725

5

40.165

35

66.977

Nord-Est

52

61.364

3

29.080

3

13.843

Centro

112

96.247

-1

3.405

12

30.013

Sud-Isole

156

126.114

4

25.550

17

17.887

Italia

443

414.450

11

98.200

67

128.720

Fonte: Elaborazioni Centro Studi Confcommercio

 

Per quanto riguarda la grande distribuzione, i dati attualmente disponibili provenienti dal Ministero dell’Industria, registrano a fine ’98 un incremento del 8,1% del numero dei supermercati rispetto all’anno precedente (da 5.449 a 5.892), un incremento del 4,6% degli iper (da 240 a 251) e un incremento del 7,4% dei grandi magazzini (da 904 a 971).

 

In crescita anche la superficie di vendita degli insediamenti di grande dimensione (supermercati, iper e grandi magazzini) disponibile ogni 100 mila abitanti, pari a livello nazionale a oltre 12 mila mq., anche se permane una differenziazione tra le diverse aree territoriali quanto a dotazione di tali strutture.

 

LA DENSITA’ DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE NEL 1998

(Superficie di vendita per 1000 abitanti)

 

1996

1997

1998

Nord-Ovest

12.670

13.093

14.381

Nord-Est

15.672

16.585

17.241

Centro

10.707

11.679

12.800

Sud-Isole

6.535

6.830

7.530

Italia

10.608

11.182

12.115

Fonte: Elaborazioni Centro Studi Confcommercio

 

Le nuove frontiere del commercio

 

Nel corso dell’anno i processi legati alla globalizzazione dei mercati hanno impresso un ritmo frenetico alle strategie di molte grandi imprese che operano in Europa ed ha aumentato le iniziative tese sia a rafforzare le posizioni raggiunte in patria e all’estero, sia a ricercare nuovi mercati di sbocco, con contraccolpi anche in Italia.

 

Tra gli esempi più significativi basta ricordare la strategia di avvicinamento in Europa della multinazionale americana Wal-Mart (circa 300 mila miliardi di lire di fatturato) attraverso l’acquisizione di alcune catene di ipermercati tedesche e della catena inglese ASDA operante nel settore dei supermercati, come anche la fusione a carattere difensivo dei francesi Carrefour e Promodès o l’acquisizione da parte del gruppo tedesco REWE della catena austriaca Billa che gestisce diversi punti vendita nel Nord-Est dell’Italia.

 

CONFRONTO TRA I FATTURATI  1998 DELLE PIU’ IMPORTANTI IMPRESE

(Miliardi di Lire)

Italia

(Coop,Rinascente,GS,Esselunga)

35.700

 

 

 

 

Germania

(Metro,Rewe,Edeka/Ava,Aldi)

192.600

 

 

 

 

Francia

(Carrefour,Auchan,Leclerc,Promodès)

190.900 *

 

 

 

 

USA

(Wal-Mart)

228.300

                                 (*) Fatturati 1997

                                 Fonte: Elaborazioni Centro studi Confcommercio

 

L’esito di questo processo in Italia si sta traducendo in un graduale rafforzamento della presenza straniera (soprattutto francese e tedesca) che nel corso dell’anno si è ulteriormente rafforzata grazie a nuove alleanze ed acquisizioni ed ha aumentato le quote di vendita che hanno raggiunto, secondo la Nielsen, il 45% nel canale iper e il 16% nel canale supermercati.

 

Le risposte da parte di imprese italiane a questo scenario sono state solo azioni a carattere difensivo per far crescere la massa critica, concentrare gli acquisti e aumentare il proprio livello competitivo (l’alleanza Coop -Conad è l’ultimo esempio).

 

Che il sistema è in profonda trasformazione lo si evince anche dalle operazioni di concentrazione di imprese che interessano la distribuzione. Il Rapporto Mergers &Acquisitions della società KPMG, relativo al 1 semestre 1999, ha rilevato 18 operazioni di concentrazione nel settore di cui per 5 casi la società acquirente è stata un’altra impresa della distribuzione, per 4 casi si è trattato di una società del settore finanziario e per altri 4 casi di privati.

 

Rilevante, per gli effetti sull’organizzazione della filiera, l’attività di concentrazione anche nel comparto produttivo del tessile/abbigliamento con 18 operazioni e nell’industria alimentare con 15 operazioni.

 

LE CONCENTRAZIONI IN ITALIA

(numero di acquisizioni)

Settori

1998

1 sem. 1999

Distribuzione comm.

19

18

Alimentare

43

15

Tessile/abbigliamento

25

18

Totale

648

331

Fonte: Elaborazione Centro Studi Confcommercio

 

 

In un periodo di forte innovazione e riorganizzazione del mercato a livello mondiale si ripropone con forza l’esigenza di favorire le imprese italiane che intendono crescere ed ampliarsi e rimanere sul mercato con una propria specificità.

 

Non vanno sottovalutati, inoltre, i rischi di penalizzazione del comparto produttivo agroalimentare italiano in presenza di una forte tendenza delle multinazionali estere operanti nel nostro Paese a centralizzare gli acquisti dei prodotti da immettere nei punti vendita controllati, rifornendosi su mercati esteri.

 

E-commerce

 

La diversità e non omogeneità di fonti  in un campo ancora in evoluzione a ritmi serrati rende difficile avere un quadro completo della diffusione attuale e delle prospettive del fenomeno Internet e, all'interno di esso, del commercio elettronico.

 

Secondo eStats gli utilizzatori di Internet nel mondo erano nel '98 oltre 95 milioni, e si prevede arrivino a 350 milioni nel 2003. Il giro d'affari del commercio elettronico è stato nel '98 pari a quasi 38 miliardi di dollari, di cui il 25% nel segmento al dettaglio (ossia diretto al consumatore finale); nel 2003 si attende un giro d'affari superiore a 1.240 miliardi di dollari, con un maggior tasso di sviluppo del commercio tra aziende, che dovrebbe raggiungere un peso pari all’87% del fatturato, lasciando al commercio al dettaglio solo il 13% del valore totale delle vendite.

 

Secondo alcuni studi le attività legate all'uso di Internet (Internet economy) hanno creato nel solo '98 un milione e 200 mila posti di lavoro.

 

Sotto il profilo della distribuzione territoriale del fenomeno più della metà dell'intero fatturato relativo al commercio elettronico dovrebbe essere registrato nei soli USA sia in termini storici che previsivi.

 

D'altronde, la penetrazione del fenomeno Internet negli Stati Uniti è decisamente più consistente: su 267 milioni di abitanti il 18% circa (48 milioni di persone) risultava nel '98 utilizzatore della rete, contro meno di 25 milioni (pari al 6,4%) di europei.

 

Il fatturato del commercio elettronico in Europa è stato, nel '98, pari a 9 mila 600 miliardi di lire, mentre nel 2003 dovrebbe sfiorare i 690 mila miliardi.

 

 

UTILIZZATORI DELLA RETE E GIRO D'AFFARI DELL'E-COMMERCE

 

Utilizzatori

Fatturato

 

Milioni di persone

Miliardi di dollari

 

1998

2003

1998

2003

Mondo

95

350

38

1.244

U.S.A.

48

n.d.

29

654

Europa

25

n.d.

5

358

Italia (*)

0,8

4,2

0,2

5,7

Fonte: Elaborazioni Centro Studi Confcommercio.

(*) Databank

 

In Italia il commercio elettronico si sta progressivamente diffondendo, sebbene siamo ancora ad una fase quasi sperimentale. Nel '98 erano stati stimanti circa 290 siti per poco meno di 300 miliardi di transazioni. In prospettiva per il 2002 sono attesi circa 4 mila siti attivi per un giro d'affari di oltre 11 mila miliardi di lire.

 

Una recentissima indagine dell'Assintel (la federazione aderente a Confcommercio che rappresenta le imprese che svolgono attività di servizi informatici) ha stimato che il numero di collegamenti Internet del segmento "affari" è stato, nel '98, pari a 246 mila, mentre per il 2002 si prevede che raggiunga il milione e 200 mila unità, pari al 36% delle aziende.

 

Con riferimento alle famiglie il numero dei collegamenti è stato nel '98, secondo la stessa fonte, di 541 mila, cifra che risente della scarsa diffusione dei PC nelle case degli italiani. Infatti, a differenza di altri strumenti tecnologici (si pensi ai telefonini) i computer non hanno avuto finora un massiccio impatto sui consumi: solo un quarto delle famiglie italiane (5 milioni) possiede un PC e solo 1 milione ha anche il modem. Per il 2002, tuttavia le proiezioni stimano che 3 milioni di famiglie (il 15%) avranno un collegamento Internet.

 

Nell'ultimo anno, ad esempio, la percentuale di imprese con un collegamento ad Internet è passata dal 21% al 34%, con un incremento di oltre il 60%.

 

Dall'indagine emerge che tra le imprese già collegate alla rete alcune stanno sviluppando un progetto di commercio elettronico, che nei casi già realizzati risulta il più delle volte solo di tipo pubblicitario, laddove gli studi più recenti sono maggiormente orientati alla creazione di siti interattivi per gli ordini ed eventualmente anche per il pagamento dei beni on line.

 

I fattori per il successo dell'iniziativa sono risultati soprattutto l'offerta di sicurezza nelle transazioni on line, e la velocità del sito. Importante, anche se in misura minore, curare le relazioni con i visitatori, offrire sul sito contenuti e servizi ed avere un marchio conosciuto.

 

 

 

 

 

Banner grande colonna destra interna

ScriptAnalytics

Cerca