La Fnaarc "boccia" la riforma previdenziale

La Fnaarc "boccia" la riforma previdenziale

Secondo il presidente Adalberto Corsi, "La riforma previdenziale discrimina gli agenti e i rappresentanti di commercio". Gli agenti di commercio chiedono al Parlamento di intervenire per eliminare l'anomalia.

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12 ottobre 2007
A fianco dei lavoratori dipendenti e contro i lavoratori autonomi

Gli agenti di commercio bocciano la riforma previdenziale

 

“La riforma previdenziale discrimina gli agenti e i rappresentanti di commercioâ€� dichiara Adalberto Corsi, presidente della Fnaarc (l’organizzazione di categoria aderente a Confcommercio) che boccia il protocollo d’intesa tra Governo e Sindacati confederali e chiede al Parlamento di intervenire per eliminare l’anomalia. Una riforma a doppio binario, sostiene la Fnaarc, perché mentre un lavoratore dipendente potrà chiedere la pensione di anzianità a 58 anni, per il lavoratore autonomo ne serviranno 59, e così di seguito per ogni capitolo della riforma agli autonomi viene sempre richiesto un anno in più rispetto ai dipendenti. “Già oggi â€" prosegue Corsi - i 210 mila agenti e rappresentanti di commercio italiani (una categoria non ‘a rischio fiscale’) versano allo Stato il 60% dei loro introiti tra tasse ed oneri previdenziali, riteniamo quindi ingiusto aggravare questa situazione tanto più stabilendo una previdenza di serie A ed una di serie B, discriminando tra lavoratori dipendenti ed autonomiâ€�. La mancata convocazione delle organizzazioni del lavoro autonomo al tavolo sulla riforma del welfare e del sistema previdenziale aveva già suscitato lo stupore e le proteste della Fnaarc (una associazione che conta 80 mila associati), la quale si chiede adesso il perché di una così palese discriminazione. Oltre al già citato aumento di 1 anno per la pensioni di anzianità degli agenti di commercio, dal luglio 2009 entrerà in vigore il sistema delle ‘quote’, anch’esso penalizzante per gli agenti di commercio: infatti si potrà andare in pensione di anzianità al raggiungimento di una somma pari a 95, comprensiva di età anagrafica e anni di contributi, ma con almeno 59 anni di età (lavoratori dipendenti) oppure 60 (lavoratori autonomi). Infine, la Fnaarc fa notare che mentre si parla di tagli alla spesa pubblica, e quindi anche a quella previdenziale, la riforma costerà 10 miliardi di euro in dieci anni.

 

 

 

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