La formazione continua contro il rischio di esclusione

La formazione continua contro il rischio di esclusione

Proposte per il futuro della formazione continua in Italia dal convegno "Dare forma al futuro", promosso a Roma dal Fondo For.te.

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30 novembre 2011

La formazione continua, con attenzione a quanto serve davvero all'economia ed al lavoro degli italiani. Questo è l'oggetto del confronto promosso a Roma dal Fondo For.Te. sul futuro della formazione continua in Italia, nel corso del convegno "Dare forma al futuro", in cui sono stati presentati i risultati di una ricerca curata da Adapt. "Immaginare un sistema di formazione virtuoso e sostenibile, il più possibile inclusivo": è la sfida lanciata dal presidente di For.Te., Gianfranco Bianchi, che ha disegnato uno scenario nuovo: occorre evitare la frammentazione del sistema dei Fondi, innovare la formazione e promuovere interventi concretamente spendibili sul mercato del lavoro per affrontare l'incertezza economica ed occupazionale nel breve termine. La strategia per l'innovazione è necessaria per rispondere alla crisi: formazione sempre più legata agli esiti dell'apprendimento e alle competenze dei lavoratori, percorsi formativi dinamici finalizzati alla preparazione al cambiamento, ampliamento dell'offerta di servizi, sinergia tra le risorse pubbliche e private. Per realizzare questi obiettivi, secondo Bianchi, è importante riconoscere l'effettiva domanda formativa delle imprese e sostenere la valutazione e la validazione delle competenze.
Una vera e propria assunzione di responsabilità, che il presidente di For.Te propone affermando un modello formativo attento non solo al posto, ma anche alle transizioni del lavoro. Con attenzione anche alle diverse condizioni del lavoro, agli apprendisti, ai contratti a progetto, agli stagionali ed ai lavoratori sospesi o destinatari di ammortizzatori. Questo salto di qualità è possibile solo attraverso il pieno coinvolgimento delle imprese del terziario, che sono più di tre milioni sul totale delle cinque milioni di imprese italiane e rappresentano più del 70% del valore aggiunto dell'economia italiana. Il proliferare delle autorizzazioni all'attivazione di nuovi Fondi (siamo ad oggi a quota 20) crea peraltro il rischio di una eccessiva frammentazione che non giova all'intero sistema. Il Fondo For.Te. si candida quindi a promuovere questa crescita, con proposte chiare, che sono emerse dal convegno, in cui le parti sociali hanno animato una tavola rotonda: rafforzare il ruolo della bilateralità e delle strutture delle parti stesse come "agenti di sviluppo" sul territorio, promotori delle opportunità dei Fondi, e valorizzare gli esiti dell'apprendimento per competenze (attraverso il libretto formativo e l'accreditamento degli enti erogatori). Inoltre diventa importante "fare rete" e coordinare gli interventi dei Fondi con quelli delle Regioni, per la formazione e le politiche attive, sull'esempio dell'accordo siglato da For.Te. con la Regione Emilia Romagna.

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