Le Borse "applaudono" il Piano Ue salva banche

Le Borse "applaudono" il Piano Ue salva banche

Gli annunci di Berlino e di Parigi sulla disponibilità a rifinanziare rapidamente le banche tedesche e francesi in difficoltà galvanizza i mercati europei.

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5 ottobre 2011

La Grecia e gli altri Stati alle prese con il debito sovrano pesano forte sui bilanci delle banche
europee che dovranno fare fronte a necessita' di capitali, con ogni probabilita' compresi fra i 100 e i 200 miliardi di euro. Sia il Fondo Monetario che analisti privati, come la Morgan Stanley che lo quantifica in 140 miliardi, ritengono questo il fabbisogno di patrimonio a cui va incontro il settore del credito del Vecchio Continente, e anche su queste cifre si ragiona a Berlino, Parigi e Bruxelles per trovare un modo coordinato, si parla attraverso il fondo salva Stati Efsf per sostenere il comparto come 'ultima risorsa' finale dopo che non sono stati possibili piani di ricapitalizzazione con fondi privati. Solo verso Atene, secondo gli ultimi dati disponibili della Bri (la Banca dei Regolamenti Internazionali), il sistema del credito europeo ha una esposizione diretta di 127 miliardi di dollari cui vanno sommati altri 20-30 miliardi di esposizione indiretta. Di questa 'torta' gli istituti italiani fortunatamente hanno poche briciole pari a 4,5 miliardi di dollari (2,4 verso il settore pubblico) non avendo controllate locali, come nel caso degli istituti francesi, o particolari impegni di vasta portata. Le banche d'Oltralpe invece possiedono una esposizione di 55 miliardi di dollari, mentre quelle tedesche 23 miliardi di dollari. Senza contare poi gli istituti nazionali dei Paesi sotto assedio, la Grecia, appunto, ma anche l'Irlanda e il Portogallo. A questo va quindi aggiunto un quadro macroeconomico piu' difficile rispetto solo a qualche mese fa quando furono svolti gli stress test da parte delle autorita' europee (dove solo nove banche fallirono e 16 erano 'al limite') e un irrigidimento del mercato del credito. Elementi che hanno portato a un aumento dei costi delle banche, anche per le italiane, per l'approvvigionamento. Uno scenario che rende possibile, a detta
di molti critici, una stretta del credito per l'economia reale e l'innesco di una spirale negativa. E le banche dovranno poi mettere in conto un'altra mina: quella della maggiore partecipazione dei privati richiesta da governi e opinione pubblica al salvataggio greco: la ristrutturazione con un 'haircut' del 21% e' oramai considerata non sufficiente, ma questo significherebbe appunto maggiori oneri per gli istituti di credito. Da qui gli inviti urgenti da parte di alcuni Paesi europei,
prima fra tutte la Germania, oltre che dal direttore europeo del Fmi, Antonio Borges, a predisporre in fretta piani coordinati a livello comunitario. Per questo, nonostante le autorita' di Bruxelles abbiano frenato, i mercati ci hanno creduto e lo hanno dimostrato con i rialzi dei listini

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