LE RAGIONI DEL NO DI CONFCOMMERCIO SUL DOCUMENTO CONGIUNTO

LE RAGIONI DEL NO DI CONFCOMMERCIO SUL DOCUMENTO CONGIUNTO

68/2001
Roma, 17 ottobre 2001

 

 

LE RAGIONI DEL NO DI CONFCOMMERCIO SUL DOCUMENTO CONGIUNTO

 

 

 

Confcommercio si augura che possano al più presto ricrearsi le premesse che permettano alle rappresentanze imprenditoriali di affrontare con spirito unitario l’ormai ineludibile confronto con governo e sindacati sulle riforme di sistema.

Tuttavia perché si possa trovare una maggiore unità di intenti tra le forze imprenditoriali ma anche con gli altri componenti del tavolo devono maturare alcune condizioni di base.

 

1 - L’individuazione di un metodo di confronto che parta dagli stessi presupposti, segua i medesimi itinerari e abbia la stessa efficacia di quella condivisa assunzione di impegni tra parti sociali e Governo che, nel 1993, consentì non solo di riavviare un ciclo virtuoso della nostra economia ma di creare più solide premesse per l’adesione dell’Italia al trattato di Maastricht.

Anche per fare riforme davvero strutturali è indispensabile una chiara e diretta assunzione di responsabilità da parte di tutti coloro che hanno un reale potere di rappresentanza in questo paese. E’ proprio questo lo spirito che ha animato le dichiarazioni rese ieri dal Capo dello Stato e che Confcommercio condivide. Però non devono esserci né veti, nè pregiudiziali né devono essere tentate, da parte di qualcuno,  pericolose e azzardate scorciatoie.

 

2 - Se questo obiettivo, realizzato attraverso un giusto, aperto, costruttivo  metodo di confronto, potrà essere raggiunto in tempi brevi, non vediamo motivi validi per un ricorso a leggi delega che, di fatto, toglierebbe al Parlamento i poteri legislativi che gli sono propri.

 

3 - La riforma fiscale va affrontata insieme con le altre, anzi prima di tutte le altre,  perché non si potrà avere né un reale ammodernamento del sistema né una vera politica di sviluppo se non si porrà contestualmente mano alla revisione di un regime di tassazione che è tuttora tra i più opprimenti d’Europa.

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