Padoan: "sfondare il 3% non servirebbe alla crescita"

Padoan: "sfondare il 3% non servirebbe alla crescita"

A Bruxelles per l'Ecofin, il ministro dell'Economia sottolinea che "pensare che sfondare questo tetto possa produrre più crescita è profondamente sbagliato". "Lo sforzo in più richiesto dalla Ue ha a che fare con l'efficacia delle misure, si tratta di precisare l'impatto di quelle che il Governo ha già adottato". Intanto sui mercati la Grecia torna a far paura.

DateFormat

9 dicembre 2014
Per rispondere alle richieste della Commissione europea, ribadite dall'Eurogruppo, l'Italia non deve fare alcuno sforzo supplementare e tantomeno una manovra, ma deve precisare l'impatto delle misure già prese finora: il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, torna sulle indicazioni arrivate da Bruxelles e conferma che il tetto del 3% non si tocca, anche perché sarebbe controproducente e non porta a nuova crescita. E che le regole non si violano lo conferma l'intenzione del Governo di non estendere, sforando gli impegni  europei, il bonus degli 80 euro ai pensionati. Intanto, mentre il direttore del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde plaude al Jobs Act, la cancelliera Angela Merkel ricorda che l'Europa deve rispettare le regole che si è data sul Patto di stabilità, altrimenti si aprirebbe un problema di
credibilità. "Lo sforzo in più (richiesto dalla Ue, ndr) ha a che fare con l'efficacia delle misure, si tratta di precisare l'impatto di quelle che il Governo ha già adottato", ha chiarito Padoan a margine dell'Ecofin in una giornata densa per la presidenza italiana che ha potuto mettere la sua firma in calce all'accordo sul bilancio europeo e ai due per combattere l'evasione fiscale, anche delle multinazionali. Il ministro ha spiegato che "si tratta di precisare se l'impatto delle misure che il governo ha già adottato è effettivamente corrispondente all'ammontare di aggiustamento che
era stato già concordato con la Commissione europea". Quindi non si tratta di "una manovra aggiuntiva", ma lo sforzo in più ha che fare "con l'efficacia delle misure". Per questo "continuiamo
a discutere in modo molto produttivo con la Commissione sulla valutazione di misure che abbiamo già introdotto", perché ogni misura "non è semplicemente scrivere un numero su un pezzo di carta ma chiedersi se effettivamente le misure avranno l'effetto che pensiamo". Padoan mette a tacere anche le polemiche sul vincolo del 3%: "pensare che sfondare questo tetto possa produrre più crescita è profondamente sbagliato, dal punto di vista della fattualità economica produrrebbe una reazione negativa sui mercati e si invertirebbe la tendenza del debito che ci verrebbe addosso e sarebbe un onere che non possiamo permetterci. La convenienza economica ci dice il contrario". Che il confronto con Bruxelles sia aperto, così come l'interpretazione delle 'misure' da prendere o già prese, lo dimostrano anche le parole del commissario responsabile del Semestre Europeo (l'esercizio di controllo sui bilanci) Valdis
Dombrovskis. Secondo il commissario "è molto chiaro" che i sette Paesi a rischio di non rispetto del Patto debbano fare "sforzi extra". E ricordando che Italia, Francia e Belgio hanno indicato nuovi sforzi nella loro lettera, ora "dipende dagli Stati se portano avanti gli impegni e gli sforzi per essere pienamente in regola con l'obiettivo di medio termine". Lasciando la porta aperta a qualunque interpretazione, e l'ultima parola arriverà solo con il giudizio di marzo. Anche il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ricorda che le opzioni per marzo "sono tutte aperte", soprattutto dopo che l'Eurogruppo ha toccato con mano la determinazione di alcuni Paesi sul rispetto delle regole di bilancio. Ribadita anche dalla Merkel, rieletta alla guida del suo partito: "se alla fine non rispetteremo quello che abbiamo deciso durante la crisi, provocheremo dei dubbi e questo sarà negativo per l'Europa. Intanto la Lagarde plaude al Jobs Act, una misura "importante per combattere questo dualismo generalizzato" nel mercato del lavoro italiano, diviso tra chi ha protezioni forti e precari non tutelati, "e rendere il mercato del lavoro migliore per lavoratori e imprese". Intanto sui mercati è la Grecia che torna a far paura: i listini del Vecchio Continente hanno bruciato ieri quasi 220 miliardi di euro. Motivo, la decisione del premier ellenico, Antonis Saramas, di avviare le procedura per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, dove servono quorum che l'attuale governo di coalizione non ha. La decisione apre in prospettiva le porte ad elezioni politiche anticipate con la prospettiva concreta di un' avanzata dei mpartiti (Syriza in testa) contrari all'austerità imposta dall'Europa. 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca