A settembre nuovo, forte calo per il mercato dell’auto

A settembre nuovo, forte calo per il mercato dell’auto

Immatricolazioni in diminuzione del 32,73% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso e mercato dell’usato giù del 17%. Unrae e Federauto chiedono l’intervento del Governo.

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1 ottobre 2021

Dopo il netto calo di agosto, settembre non porta novità positive per il mercato automobilistico italiano. Tutt’altro, visto che non solo c’è un nuovo calo ma questo è più pesante rispetto a quello del mese precedente. Le immatricolazioni di nuove autovetture sono state infatti 105.175 contro le 156.357 dello stesso mese del 2020, pari a una diminuzione del 32,73%. Il dato del nono mese dell’anno porta il cumulato del 2021 a quota 1.165.491 unità, cioè un incremento del +20,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quanto al mercato dell’usato, a settembre i trasferimenti di proprietà sono stati 300.654 rispetto ai 362.523 di settembre 2020, con una diminuzione del 17%. Il volume globale delle vendite ha dunque riguardato per il 25,92% vetture nuove e per il 74,08% vetture usate.

Unrae: “avviare una strategia di lungo periodo con legge di bilancio e Pnrr”


"Continua senza sosta la caduta del mercato dell'auto, condizionato negativamente dalla crisi dei componenti elettronici, che causa forti ritardi nella consegna di moltissimi veicoli e rallenta le vendite in tutti segmenti di mercato, e dall'esaurimento delle risorse destinate all'ecobonus, che in due giorni ha visto dissolversi anche i fondi che nelle scorse settimane erano stati trasferiti dall'extrabonus". Questo il commento dell’Unrae, l'Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri aderente a Confcommercio. "Il continuo stop and go degli incentivi non aiuta certo il mercato dell'auto ad agganciare l'attuale fase di ripresa dell'economia nazionale e a ridurre l'handicap dovuto alla crisi dei semiconduttori. Ribadiamo perciò – ha detto il presidente Michele Crisci - il nostro appello al Governo affinché faccia rientrare il finanziamento dell'ecobonus all'interno di una strategia di lungo periodo per l'intero settore dell'automotive, il cui rilancio farebbe anche aumentare ulteriormente il Pil oltre il livello previsto nella Nota di aggiornamento del Def, viceversa dal settore automotive arriverà un pesante contraccolpo".

 

Federauto: “affondo allarmante, ancora lontani dai livelli pre-Covid”


“Purtroppo, l’affondo di settembre è allarmante e dimostra come siamo ancora lontani dai volumi pre-pandemia; ad agitare le acque, in questi mesi, concorrono l’intermittenza degli incentivi e i problemi connessi alla carenza dei semiconduttori nelle supply chain di tutto il mondo, che si traducono in un calo di disponibilità di veicoli completi, una drastica riduzione delle vetture fatturate e consegnate e un allungamento dei processi di acquisto da parte dei clienti”: così Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, la Federazione dei concessionari auto aderente a Confcommercio. “Abbiamo apprezzato gli interventi del Governo di spostare le risorse dell’extrabonus sul fondo ecobonus, rendendo di nuovo disponibili circa 57 milioni di euro, nonché la proroga dei termini per il completamento delle prenotazioni sulla piattaforma Invitalia, necessaria per fronteggiare i tempi di consegna incerti dei veicoli nuovi a causa della crisi dei microchip. Tuttavia - continua De Stefani - le limitate risorse recuperate per l’ecobonus sono state azzerate nell’arco di due giorni riproponendo il rischio di una battuta d’arresto per il mercato dei veicoli elettrici e ibridi plug-in. Gli incentivi statali sono, infatti, determinanti per vendere questi veicoli, i cui prezzi restano ancora elevati per un’accessibilità diffusa rispetto alle auto tradizionali, mentre la discontinuità crea enorme incertezza, penalizzando le scelte green dei consumatori e la programmazione delle imprese. Occorrono nuove risorse, senza attendere il prossimo anno”. “Lo stanziamento di adeguate coperture finanziarie, atte ad accompagnare il rinnovo del parco auto circolante più vecchio ed inquinante, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica, deve essere centrale nell’attuare le politiche destinate alla transizione ecologica, evitando perdite di professionalità, competitività e tagli occupazionali”, conclude De Stefani.

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