Mercato del lavoro, Rivolta: "tempi troppo stretti per la riforma"

Mercato del lavoro, Rivolta: "tempi troppo stretti per la riforma"

Per il direttore generale di Confcommercio "i tavoli tecnici sono ancora indefiniti, così come le risorse messe in campo". Articolo 18: "no alle crociate, ma solo con più flessibilità in uscita si può regolare meglio la flessibilità in entrata".

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29 febbraio 2012

"La fretta a volte fa i gattini ciechi. Visto che il governo si è dato il mese di marzo come data limite, ritengo molto complicato che si arrivi a un accordo, i tempi sono molto stretti. I tavoli tecnici sono ancora molto indefiniti e molto articolati e soprattutto resta da definire quali risorse saranno messe in campo per la riforma, partendo dal presupposto che nessuna riforma è possibile a costo zero". Alla vigilia del nuovo vertice tra governo e parti sociali, il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta, ha fatto il punto su Confcommercio.it della situazione sulla trattativa che dovrebbe portare alla riforma del mercato del lavoro. Entrando nello specifico, Rivolta ha sottolineato le perplessità della Confederazione sui due pilastri che tengono in piedi il "progetto Fornero": cassa integrazione e assegni di disoccupazione. "Per noi il primo - ha detto - va pagato da chi lo utilizza, ovvero dall'industria. Non è possibile prevedere strumenti uguali per tutti rispetto a un sistema di imprese che è diseguale. Quanto all'assegno, invece, riteniamo stravagante che le aziende si facciano carico di un tema squisitamente sociale per il quale servono risorse pubbliche. Anzi, ci meraviglia che un governo tecnico non parta dai numeri per fare un'analisi oggettiva: le aziende non possono supportare un ulteriore aumento del costo del lavoro". Passando poi a parlare di apprendistato, il direttore generale di Confcommercio ha detto che "non è la panacea della disoccupazione e l'abbiamo detto al ministro Fornero. I posti di lavoro si creano solo dando fiato alla ripresa e finora il Governo non ha messo in campo strumenti in questa direzione. In ogni modo l'apprendistato è uno strumento buono, celere, che avvia a imparare un mestiere, ma attenzione: il testo unico del ministro Sacconi non va toccato nella maniera più assoluta. Sarebbe stravagante che una vicenda nata perché l'Europa ci chiede più flessibilità in uscita si concluda ingessando la flessibilità in entrata". Infine la questione articolo 18, a proposito della quale Rivolta è stato chiaro: "spero che nessuno faccia battaglia ideologiche o crociate per ragioni elettorali interne o per tenere alta la sua la bandiera. Ma visto che il problema è sul tavolo, va detto chiaramente che così com'è non funziona. Alcune tutele vanno mantenute, ma se una causa di lavoro resta ferma per 4-5 anni sulla scrivania di un giudice, questo non fa bene né al lavoratore né all'impresa. Per non parlare dell'enorme spazio interpretativo che ha il giudice stesso e che a volte porta a situazioni incomprensibili per l'opinione pubblica come il reintegro sul posto di lavoro dei dipendenti di Malpensa sorpresi a rubare". "Solo con qualche aggiuntiva flessibilità in uscita - ha concluso il direttore generale di Confcommercio - possiamo ragionevolmente pensare che alcune flessibilità in entrata possano essere meglio regolate".

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