Nel 2005 saldo positivo di 80mila nuove imprese

Nel 2005 saldo positivo di 80mila nuove imprese

Secondo i dati di Unioncamere il 40% di queste imprese è situato al Sud e una nuova impresa su tre ha per titolare un imprenditore extracomunitario. Sangalli: "bisogna proporre una nuova idea di made in Italy".

DateFormat

1 febbraio 2006
Unioncamere: ottantamila nuove imprese nel 2005

Unioncamere: ottantamila nuove imprese nel 2005   

 

Secondo i dati di Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale sul movimento demografico delle imprese condotta da InfoCamere, il 2005 ha avuto un saldo positivo di ottantamila imprese. Il 40% di queste è situato al Sud e una nuova impresa su tre ha per titolare un imprenditore extracomunitario. Il 2005 si è chiuso con un saldo positivo di 80.277 nuove imprese (per un tasso di crescita della base imprenditoriale pari a +1,34%), risultato della differenza tra le 421.291 aziende che tra gennaio e dicembre dello scorso anno si sono iscritte al Registro delle Imprese delle Camere di commercio e le 341.014 che, nello stesso periodo, si sono cancellate. Superato il muro dei 6milioni di imprese registrate (alla fine di dicembre erano 6.073.024), 2 milioni sono al Sud. Delle nuove imprese, trentaduemila (il 40%) hanno aperto i battenti nelle regioni del Mezzogiorno (diciottomila nelle sole Campania e Puglia), anche se la regione dove la crescita è stata più veloce è ancora una volta la Calabria (+2,42% il tasso di crescita, quasi doppio rispetto a quello nazionale). Un terzo dell'intero saldo (26.933 imprese) e' dovuto a imprese aperte da extracomunitari. Si rafforza la tendenza delle imprese a nascere più robuste: ben quarantasettemila (il 60% del saldo) sono società di capitali, cresciute in dodici mesi del 4,5%. Costruzioni (+29mila unita'), servizi alle imprese (+25mila) e commercio (+11.500) i settori piu' dinamici; agricoltura (-9mila aziende) e industria (-800) chiudono invece l'anno in rosso. Ma, tra le ombre dei settori tradizionali che soffrono per la concorrenza sui mercati globali e perdono imprese, si scorgono segnali confortanti: aumentano infatti le imprese che, negli stessi settori, si riconvertono su attività più innovative o a maggiore contenuto di qualità design, ricerca. "Il Registro delle imprese - ha detto il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli - è lo specchio dell'imprenditoria del Paese, di come reagisce alle modificazioni strutturali dell'economia e risponde alle sfide del mercato. Il ritratto che abbiamo davanti alla fine di un anno ancora difficile, com'e' stato il 2005, ma in cui si sono avvertiti i primi segnali di ripresa, e' quello di una generazione di imprenditori sempre più consapevole che per competere bisogna rapidamente salire di livello e proporre un Made in Italy nuovo, dove alla creatività si aggiunge la capacità di gestire reti e filiere produttive, di investire di più nella ricerca e nel capitale umano". "Quello che sta accadendo nei distretti - ha aggiunto il presidente di Unioncamere – ce lo conferma. Anche nell'abbigliamento e nella moda, in cui tanti posti di lavoro sono andati persi, c'è chi si consolida sui mercati globali ed e' capace di esportare, anche in Cina, grazie alla qualità delle produzioni". Con le 32.015 aziende in più registrate alla fine del 2005, il Mezzogiorno ha superato la soglia dei due milioni di imprese". Il risultato è frutto di una lunga rincorsa che, negli ultimi otto anni, ha visto prevalere la circoscrizione Sud e Isole su tutte le altre per tassi di crescita della base imprenditoriale. In termini relativi, il profilo delle macro aree del Paese negli ultimi cinque anni ha dunque visto uno 'scambio' di quote di rappresentativita' a svantaggio del Nord-Est e a favore del Mezzogiorno (che in cinque anni e' cresciuto piu' di Nord-Ovest e Nord-Est messi insieme), mentre sostanzialmente stabili appaiono i pesi percentuali delle altre due circoscrizioni. L'espansione della base imprenditoriale ha coinvolto tutti i settori, con le sole significative eccezioni dell'agricoltura (-9.182 imprese, pari allo 0,94% dello stock) e dell'industria manifatturiera (-834 imprese, lo 0,11% del settore). Di minore rilevanza per l'esigua numerosità di aziende coinvolte, i saldi negativi di pesca (-8 unità) e estrazione di minerali (-72 unità). Tutti gli altri settori hanno fatto registrare saldi positivi. Quelli più elevati si sono verificati nel settore delle costruzioni (29.400 unità), delle attività immobiliari, noleggio di attrezzature, informatica, ricerca (25.005 unità), del commercio (11.571 unità) e degli alberghi e ristoranti (8.057 unità). Questi quattro settori hanno determinato da soli l'89,8% del saldo complessivo. In termini relativi (tralasciando i settori con meno di 15.000 imprese e l'aggregato delle imprese non classificate), hanno conseguito incrementi superiori a quello medio nazionale i settori della sanità e altri servizi sociali (4,47%), delle attività immobiliari, noleggio di attrezzature, informatica, ricerca (4,31%), dell'istruzione (3,97%), costruzioni (3,81%), alberghi e ristoranti (2,83%) e trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (1,72%). Nell'ambito dell'industria manifatturiera, i settori più significativi che si muovono in controtendenza, rispetto al saldo negativo complessivo, sono quelli dell'industria agro-alimentare (3.030 imprese in più, pari ad una crescita del 2,77%), dei metalli (+853 imprese, lo 0,68% in termini relativi) e quella dei mezzi di trasporto (+373 imprese, il 4,51% in piu' rispetto al 2004). Tutti gli altri chiudono l'anno in sostanziale pareggio o in rosso. I casi piu' significativi a questo riguardo sono l'industria tessile (-1.494 imprese, il 3,71% dello stock), l'industria del legno (-1.249, il 2,25% in termini relativi) e l'abbigliamento (1.036 imprese in meno, l'1,77% del totale di quelle registrate alla fine del 2004). In un maggiore dettaglio settoriale, emerge come in alcune province rappresentative di produzioni manifatturiere tradizionali particolarmente esposte alla concorrenza dei paesi di recente industrializzazione (agro-alimentare; calzaturiero; tessile e abbigliamento; legno e mobile) si registrano comunque tassi di crescita positivi. In estrema sintesi, dai dati Movimprese sembrerebbe che dove c'e' capacita' di innovare la produzione (dall'agro-alimentare all'abbigliamento) e di diversificare e estendere su segmenti piu' alti la produzione (gli accessori dell'abbigliamento) o di lavorare negli snodi della filiera piu' vicini al consumatore (i processi di finitura sia nell'abbigliamento che nel mobile), sia possibile articolare risposte alle difficolta' di questi ultimi anni originate dalla inevitabile apertura dei mercati.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca