Nel 2012 chiuse oltre centomila imprese

Nel 2012 chiuse oltre centomila imprese

Dati Cerved. Tra fallimenti, liquidazioni e procedure non fallimentari, sono state 104 mila le aziende italiane perse. "Boom" per le nuove forme di concordato preventivo.

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13 febbraio 2013

Nel 2012 hanno chiuso i battenti complessivamente 104.000, superando del 2,2% il valore gia'
molto elevato dell'anno precedente. E' quanto emerge dagli archivi di Cerved Group che indicano che la recessione che ha investito l'economia italiana ha avuto un impatto molto pesante sulle pmi, in molti casi costringendole a portare i libri in tribunale o a chiudere i battenti. Nel 2012 sono infatti
aumentate sia le crisi di impresa (fallimenti, procedure concorsuali di ristrutturazione di impresa o di altro tipo), sia le liquidazioni. Un'analisi su informazioni di dettaglio del Registro delle Imprese indica poi un vero e proprio boom dei nuovi concordati preventivi: si stima, prosegue il Cerved,
che nel solo quarto trimestre del 2012 siano state presentate un migliaio di domande, soprattutto nella forma del concordato con riserva (un valore paragonabile alle domande di "vecchio' concordato presentate in tutto l'anno). Il 2012 e' stato un anno particolarmente duro per i
fallimenti: il numero di procedure aperte nell'anno (oltre 12 mila, +2,1%) rappresenta infatti un record nell'intero periodo di osservazione, che addirittura supera i livelli pre-riforma fallimentare, quando la platea di imprese per cui i tribunali potevano aprire una procedura era significativamente piu' ampia. Nel corso del 2012, i default sono aumentati nei servizi (+3,1%) e nelle costruzioni (+2,7%), mentre la manifattura - pur con un numero di fallimenti che rimane a livelli critici - ha fatto registrare un calo rispetto all'anno precedente(-6,3%). Dal punto di vista geografico, le procedure sono aumentate nel Nord Ovest (+6,6%) e nel Centro (+4,7%), mentre sono rimaste ai livelli dell'anno precedente nel Sud e nelle Isole (-0,4%). Nel Nord Est i casi sono invece diminuiti (4,3%), ma sono stati piu' che compensati dal forte incremento delle liquidazioni, che ha portato il totale di chiusure nell'area a superare quota 20 mila (+8,6% sul 2011). L'anno che si e' chiuso segue un lungo periodo di alta tensione sul fronte dei fallimenti: da quando nel 2009 la crisi ha colpito l'economia italiana, sono infatti andate in default piu' di 45 mila imprese. Il numero maggiore ha riguardato imprese del terziario (quasi la meta'), ma i dati dicono che e' stata l'industria a subire l'impatto maggiore della recessione: il totale delle societa' di capitale manifatturiere fallite tra 2009 e 2012 ammonta infatti al 5,2% di quelle che avevano depositato un bilancio valido all'inizio
del periodo considerato, contro una percentuale pari al 4,6% nelle costruzioni e al 2,2% nel terziario. I livelli piu' critici sono stati raggiunti da due settori tipici del made in Italy, come il sistema casa (7,9%) e il sistema moda (7,1%). Le stesse statistiche indicano che l'impatto geografico della
crisi nei quattro anni e' stato avvertito maggiormente nel Nord della Penisola (3,5% nel Nord Ovest e 3,2% nel Nord Est), rispetto al Centro-Sud (2,7%): le regioni che hanno sofferto di
piu' risultano Friuli (4,4%, con una punta nella provincia di Pordenone pari al 5,9%), Marche (4,1% con Ancona che tocca il 4,9%) e Piemonte (3,6%), mentre Valle d'Aosta (1,9%), Lazio(2,1%) e Basilicata (2,1%) risultano le meno colpite.

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