Nel Veneto sono sempre di più i capannoni dismessi

Nel Veneto sono sempre di più i capannoni dismessi

Docenti universitari, imprenditori e politici a confronto nel convegno "Recupero e riqualificazione delle aree produttive venete: analisi del fenomeno e nuove politiche di sistema". Bertin (Ascom): "no all'equazione capannone dismesso uguale centro commerciale".

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27 ottobre 2015

L'immagine è suggestiva e, al tempo stesso, inquietante: mettendo in fila le 5.600 aree industriali del Veneto, distribuite nei 579 comuni della regione, ci sarebbe bisogno di una strada lunga da Verona a Treviso e larga tre chilometri. Evidentemente troppo anche per un territorio che a partire dagli anni '80 ha cementificato in lungo e in largo (413 chilometri quadrati, l'equivalente di un piccolo stato sovrano come Andorra) e che sembrava destinato a moltiplicare il manifatturiero all'inverosimile ma poi ha dovuto fare i conti con una crisi che ha svuotato buona parte dei capannoni nel frattempo sorti come funghi, favoriti dalla politica e anche dalle norme (leggasi legge Tremonti). E adesso? Se lo sono chiesti a Padova, nel corso del convegno "Recupero e riqualificazione delle aree produttive venete: analisi del fenomeno e nuove politiche di sistema", docenti universitari, imprenditori e politici chiamati attorno ad un tavolo da Remo Realdon, presidente della fondazione Radicanti e Ruzantini. "Dobbiamo condividere - ha detto l'assessore regionale Roberto Marcato - un'idea di futuro. Paradossalmente abbiamo a che fare con migliaia di vincoli e, al tempo stesso, con un territorio crivellato. Dobbiamo prendere in mano la situazione, fare tesoro di alcune norme come quella sul commercio che ha offerto una chiave di lettura positiva del fenomeno ed agire di conseguenza". La tavola rotonda che ne è seguita ha visto confrontarsi Filippo Mazzei dell'Ance, Patrizio Bertin, presidente dell'Ascom, Fernando Zilio, presidente della Camera di Commercio, e Giancarlo Piva, sindaco di Este, in rappresentanza dell'Anci. Se per Mazzei non è possibile rinunciare al costruito (anche se il recupero è auspicabile ma abbisogna di diventare economicamente appetibile per gli investitori), per Bertin la logica "dismesso uguale centro commerciale" è semplicemente inaccettabile. "Dobbiamo riqualificare i centri urbani - ha detto il presidente dell'Ascom - evitando di portare il commercio fuori dalle città". Ampio ed articolato l'intervento del presidente della Camera di Commercio, Zilio, che si è detto convinto dell'urgenza, in questo come in altri casi, di evitare che i "campanili" la facciano da padrone in una regione che pur nel localismo spinto ha trovato una delle principali risorse.

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