Nuovo fisco, parte il confronto nel Governo

Nuovo fisco, parte il confronto nel Governo

Dal Pd a IV, Leu e M5S: sul tavolo quattro proposte di riforma delle tasse.

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30 gennaio 2020

Si giocherà sulle tasse una buona parte delle chance di far decollare davvero la "fase 2" del governo. A dimostrarlo è il menu della verifica che arriva dopo aver aspettato il responso delle urne in Emilia Romagna. Perché la riforma dell'Irpef e la lotta all'evasione fiscale aprono l'agenda dei temi su cui il premier Conte punta ad avviare il confronto con i capi delegazione della maggioranza. E la conferma arriva dal calendario che è già stato abbozzato nelle intenzioni del governo, e che vede due appuntamenti chiave: ad aprile la delega per la riforma fiscale, che per il ministero dell'Economia non potrà limitarsi ai principi generali della riforma ma sarà chiamata a indicare i binari su cui provare a far viaggiare il nuovo fisco, e a ottobre la prima tappa applicativa con la legge di bilancio. Quello arrivato dal Fondo monetario è per certi versi un assist. Perché la rimodulazione dell'Iva per aprire nuovi spazi fiscali nei complicati conti italiani era una delle ipotesi guida già per la manovra 2020 secondo il ministro dell'Economia Gualtieri. Proprio il carattere acerbo che a ottobre complicava la ricerca di un metodo condiviso nella maggioranza ha fatto tramontare in fretta l'ipotesi, colpita dal fuoco incrociato dei partner di governo. Anche ora il metodo è tutto da costruire: ma è ovvio che motivare l'intervento sull'Iva con un taglio Irpef che al momento può già contare sui 5 miliardi messi a bilancio per ridurre il cuneo fiscale allarga la percorribilità politica di tutto il pacchetto. A patto, naturalmente, di trovare una linea comune su come cambiare l'Irpef, e mettere mano a un'architettura fiscale diventata nel tempo così complicata e contraddittoria da moltiplicare il rischio di effetti collaterali imprevisti se non si costruisce bene il passaggio dall'attuale al nuovo regime. Nel Pd si studia in particolare l'ipotesi di accorpare i primi due scaglioni di reddito in un nuovo gruppo unico a cui destinare un'aliquota più leggera. Il confine potrebbe rimanere a 28mila euro, come confermato anche dal primo intervento sul cuneo che proprio a quel livello di reddito fissa il passaggio da bonus a detrazione per il nuovo aiuto fiscale. L'idea ha il pregio di interessare la maggioranza dei redditi degli italiani. E il "difetto", proprio per questa ragione, di presentare costi potenzialmente molto elevati. Ma per essere davvero percepibile, sul piano economico e politico, qualsiasi intervento sull'Irpef costa parecchio. Così è per l'ipotesi di Italia Viva, che chiede di ripensare da zero l'impianto dell'imposta per garantire un taglio alla pressione fiscale di almeno mezzo punto di PII (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Anche per IV l'Iva deve essere chiamata a dare una mano, insieme a un drastico sfoltimento di detrazioni e deduzioni che insieme al passaggio del carico fiscale dal lavoro ai consumi è uno dei suggerimenti ricorrenti del Fondo monetario e degli altri organismi internazionali. Sul Fisco si registra un possibile punto di incontro piuttosto inedito fra Italia Viva e Leu, sull'opportunità di togliere dell'Irpef le detrazioni peri figli a carico per concentrare gli aiuti alla famiglia nell'assegno unico in corso di costruzioni. Ma sulla scansione dell'imposta le distanze sono molte, a partire dal fatto che Leu apprezza il «modello tedesco» della progressività continua senza salti d'imposta. Dal Movimento 5 Stelle, che in campagna elettorale aveva proposto un sistema a tre aliquote con coefficiente famigliare, deve ancora emergere una proposta puntuale per il nuovo tavolo. Sulle grandi linee, dall'Iva alle tax expenditures passando per la lotta all'evasione, il terreno comune fra i partiti della maggioranza non manca. È da capire però quanto ne resterà quando dai principi si passerà ai dettagli applicativi. Un dato è praticamente certo: nel cantiere della riforma non entrerà l'altro suggerimento dell'Fmi, quello di una riforma del Catasto per riequilibrare i valori fiscali degli immobili e del ritorno della tassazione sulla prima casa. Lì i «no» sono quasi scontati. E quasi corali.

tratto da Il Sole 24 Ore di G.Tr.

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