Il Wall Street Journal, nell'edizione Usa di ieri, lunedì, può comprensibilmente festeggiare il successo (ultraveloce) della sua campagna aperta nel numero precedente (l'edizione del weekend, citata ieri qui). Si ricorderà che il Wsj aveva denunciato il meccanismo per cui molte app che usiamo sui nostri telefonini condividano informazioni sensibili con Facebook, con relativo rischio (anzi: certezza) di uso di dati intimi e privatissimi ai fini della profilazione pubblicitaria degli utenti. Sono già quattro le app, tra le più note nel settore salute e fitness, che hanno comunicato al Wsj la sospensione di questa condivisione. Resta a questo punto un interrogativo più grande, che non riguarda le app, ma il territorio ancora più inafferrabile dei siti Internet che ogni utente visita nel corso della sua giornata online. Ecco, quella "browsing history", quella storia di visite online, è in qualche modo accessibile ai giganti online? Quali forme di tutela immaginare?