Presente e futuro della portualità italiana

Presente e futuro della portualità italiana

Una riflessione sulla situazione e sulle potenzialità della portualità. Questi i temi dibattuti a Trieste in un convegno organizzato dalla Commissione Consiliare della Confcommercio nazionale per le Politiche Portuali e da Confcommercio Trieste.

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6 febbraio 2007
Trieste,

Presente e futuro della portualità italiana

 

Una riflessione sull’ attuale situazione della portualità italiana, sulle potenzialità di sviluppo per una maggiore competitività ed integrazione con il cluster marittimo circostante gli scali,  settore di cui fanno parte numerose categorie produttive aderenti alla Confcommercio, ed un’ analisi per una proposta di riforma normativa ai fini di un’ attualizzazione della Legge 84, una modifica auspicata  alla luce dei trend e delle peculiarità del mercato globale  nonchè delle novità normative per il settore portuale  derivanti dalla  Finanziaria 2007. Queste le tematiche trattate nel corso del summit svoltosi alla Camera di Commercio di Trieste, alla presenza di numerosi rappresentanti di Istituzioni, Enti ed associazioni di categoria, che è stato organizzato dalla Commissione Consiliare della Confcommercio nazionale per le Politiche Portuali  con il supporto della Confcommercio della provincia di Trieste. Nell’ambito dell’incontro, è stato in primis illustrato il ruolo, di crescente valenza, svolto dal trasporto marittimo in Italia, che, nell’ultimo decennio, ha fatto registrare un incremento del 18%, con il 58% dei traffici commerciali italiani con l’ estero che avviene via mare mentre, sul fronte interno, il comparto ha fatto registrare un’ ulteriore crescita in virtù dello sviluppo delle cosiddette “Autostrade del Mare� e del minor costo dello stesso  trasporto marittimo rispetto a quello su strada, fattore che ha determinato  un progressivo riequilibrarsi della disparità modale fra le due tipologie di logistica. Paolo Odone, presidente della Commissione Consiliare della Confcommercio nazionale per le Politiche Portuali, ha quindi sottolineato come l’ andamento positivo del settore abbia comportato negli anni  un aumento della produttività del cluster marittimo, il quale oggi tuttavia sta facendo segnare sensibilmente il passo, che  ruota intorno ad ogni scalo, ovvero quella filiera integrata di attività primarie, secondarie e terziarie, dalle agenzie di viaggi alla ricettività alberghiera, ai pubblici esercizi ad altre tipologie di imprese, che, nell’elemento mare, hanno l’essenziale comune denominatore e che sono largamente rappresentate, attraverso la presenza di numerose associazioni di categoria, in seno alla stessa Confcommercio. Odone, ribadendo il ruolo chiave del terziario che oggi contribuisce nella misura del 70% al Valore Aggiunto Nazionale, ha poi analizzato le criticità del settore portuale italiano, che pur in un contesto di positività, ne limitano le potenzialità di sviluppo e di inserimento nei nuovi mercati globali che vedono, nella Cina e nell’ India soprattutto, le due maggiori forze economiche protagoniste della crescita mondiale e dell’ allargamento dei bacini di business, con ricadute che implicano profondi cambiamenti anche delle  modalità di esecuzione del trasporto marittimo. Secondo quanto rimarcato dalla Confcommercio, anche alla luce delle novità normative di specifico interesse per le Autorità Portuali derivanti dalla Finanziaria 2007 che prevedono  fra l’ altro lo stanziamento di risorse per la realizzazione di  grandi opere ed infrastrutture immediatamente cantierabili, una semplificazione per gli interventi di manutenzione, bonifica e  dragaggio nonché provvedimenti atti a garantire l’ autonomia finanziaria delle Autorithy, una priorità d’impegno deve essere  rappresentata in sede istituzionale  dall’ avvio in tempi brevi dall’ elaborazione di una proposta di riforma della Legge 84

Un modifica che, è stato auspicato, sarebbe opportuno contemplasse anche la presenza di una  rappresentanza, in seno ai Comitati Portuali e alle Commissioni Consultive, delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi le quali, preso atto dell’ importanza del comparto, dovrebbero essere attivamente coinvolte nelle decisioni concernenti la definizione delle strategie e delle politiche per lo sviluppo degli scali.

Odone  ha da ultimo ancora evidenziato la necessità della creazione di un sistema fra tutti i terminal italiani, in un contesto sinergico che valorizzi le singole specificità degli stessi, al fine di aumentare la competitività del Paese in tale settore.

Claudio Boniciolli, presidente dell’ Authority triestina, pur condividendo l’ammissibilità  della proposta di riforma della   Legge 84, ha ricordato come la medesima sia stata uno strumento normativo di essenziale valenza per ridare competitività agli scali italiani ed ha ribadito l’importanza che, in sede di Governo, venga attuata sotto ogni profilo una politica volta a valorizzare l’intero sistema portale del Paese, rifuggendo  da logiche  e scelte di campanile che andrebbero riversare privilegi su singoli terminal a discapito dell’ intero sistema portuale italiano.

Lo stesso Boniciolli ha quindi ha rimarcato, ai fini di uno sviluppo degli scali e della relativa filiera, l’ alto valore strategico rappresentato dalla realizzazione di opere infrastrutturali  e  di collegamenti adeguati alle esigenze dei nuovi mercati e delle rotte dei traffici mentre, per quanto concerne il Punto Franco Vecchio, il presidente dell’ Autorità Portuale ha sottolineato come ogni concessione per l’utilizzo dell’area a fini extra-portuali debba essere prima preceduta da una modifica delle vigenti normative italiane ed internazionali.

L’ Assessore regionale Lodovico Sonego ha da parte sua ricordato l’alta funzione strategica per lo sviluppo della portualità in Friuli Venezia Giulia derivante dalla realizzazione, nel minor tempo possibile, del Corridoio V e della bretella di collegamento che consentirebbe di unire i terminal di Trieste e Capodistria.

Dario Samer, presidente regionale degli Agenti Marittimi della Confcommercio, ha posto invece l’ accento sulla necessità di instaurare una fattiva cooperazione fra le  entità portuali di Trieste, Capodistria e Fiume, nell’ ottica di avviare un rapporto di collaborazione  che permetterebbe di incrementare competitività ed appeal del bacino dell’ Alto Adriatico  grazie alla creazione di  un sistema che non mancherebbe di   catalizzare l’attenzione dei mercati soprattutto se fosse valorizzato dalla presenza di collegamenti adeguati in grado di soddisfare le esigenze degli operatori.

Antonio Paoletti, presidente della Confcommercio triestina, ha quindi ribadito l’importanza di pervenire ad una maggiore integrazione fra il porto triestino ed il territorio circostante, uno scenario  che costituirebbe una costante opportunità di sviluppo per l’intero tessuto economico  del comprensorio provinciale, soprattutto per quello  terziario che, da sempre,  è stato un importante anello di giunzione  fra la città e lo scalo e rappresentato, per il porto medesimo, un importante valore aggiunto ed una preziosa risorsa.

Paoletti, nel porre l’ accento sul fatto che solo attraverso l’ aggregazione, sia in termini di rete fra imprese che in quelli di azione concertata a livello istituzionale, potranno essere raggiunti risultati positivi per lo scalo ed  i vari settori produttivi del territorio, ha poi ricordato alcune progettualità che, se attuate, risulterebbero essere foriere di un incremento delle  potenzialità del terminal giuliano.

In tal senso, il presidente della Confcommercio ha ribadito soprattutto l’ importanza della creazione di un distripark che sia in grado di  valorizzare  l’attività portuale a mezzo di nuovi schemi di gestione che sfruttino adeguatamente le peculiarità del sistema multimodale logistico del comprensorio.

  

 

 

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