Primi ostacoli sulla spending review, Renzi prende tempo

Primi ostacoli sulla spending review, Renzi prende tempo

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11 settembre 2014
Sembrava una strada già spianata, ma quella della spending review dei ministeri comincia invece ad apparire una via tortuosa e complessa. Per la seconda volta, gli incontri tra Matteo Renzi e i suoi ministri a Palazzo Chigi per fissare gli obiettivi di risparmio e cominciare a valutare i tagli sono stati rimandati. I membri del governo si sono però incontrati in mattinata nel corso di un Consiglio dei ministri in cui Renzi ha invitato tutti ad indicare per iscritto nero su bianco i risparmi a loro avviso possibili. Una volta ricevute le valutazioni dei singoli dicasteri saranno poi eventualmente fissati incontri individuali. In serata poi Palazzo Chigi ha diffuso una nota per spiegare ''la spending review al governo è partita oggi nel Cdm'' e che ''nei prossimi giorni arriveranno le prime due diligence dei ministri e una volta arrivate si vedrà quanto si avvicinino all'obiettivo del 3% dei tagli indicati da Renzi''. A Palazzo Chigi si sono visti quindi solo Pier Carlo Padoan, assente al Cdm per appuntamenti precedenti ma ormai impegnato quasi quotidianamente con Renzi all'impostazione
della legge di stabilità, e Beatrice Lorenzin, ministro che ha già posto i suoi paletti sui tagli, ma che come titolare di una delle fonti di spesa più pesanti potrebbe essere direttamente
chiamata in causa. "Voglio essere ottimista sui tagli. Spero che il Fondo Sanitario Nazionale - ha spiegato - non venga toccato". La Lorenzin e anche la collega Roberta Pinotti erano assenti al Cdm, per questo - spiega Palazzo Chigi - Renzi le ha incontrate per la direzione di marcia: ''Niente tagli lineari ma la richiesta ai minsitri di individuare i centri di costo e le priorità Ministero per Ministero''. Se è vero però che il governo sta ipotizzando un ulteriore taglio dell'Irap, dopo il 10% di quest'anno, qualche problema si pone. L'imposta sulle attività produttive finanzia infatti proprio il Sistema Sanitario Nazionale e ridurla significa dover cercare altrove le risorse per la sanità. Tra i corridoi si fa sempre più strada l'ipotesi quindi che il Fondo sanitario possa essere ritoccato per i prossimi due anni. Il Patto per la salute sottoscritto poco più di due mesi fa da Governo e Regioni prevede infatti che vi possano essere riduzioni rispetto alle risorse pattuite per il prossimo biennio (112 miliardi per il 2015 e 115,4 per il 2016) qualora l'andamento economico lo richiedesse. A rassicurare ci ha pensato per ora il sottosegretario all'Economia, Giovanni Legnini: "l'intenzione del governo - ha puntualizzato - non è comprimere i servizi ma ridurre i costi dei servizi sanitari". Poco disponibile a ridurre il proprio budget sembra anche la titolare della Difesa, Roberta Pinotti: "spero che i tagli siano il meno possibile, ma non è detto che ci siano". La Difesa è infatti già stata coinvolta direttamente quest'anno nelle coperture del bonus Irpef con 400 milioni di euro. Il governo è comunque a caccia dei 20 miliardi per il 2015 per seguire innanzitutto due linee guida: la stabilizzazione del bonus Irpef (costo 7 miliardi) a favore dei lavoratori e, probabilmente, benefici anche alle imprese, sotto forma di
riduzione dell'Irap o di altre forme di alleggerimento della tassazione. In questo modo si innescherebbe un circolo virtuoso con risorse che si rimettono in circolo generando consumi ed occupazione.
 

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